Un saluto a Laura Grimaldi
Di persona Laura l’ho incontrata tardi e solo tre volte, per lo più a cena in casa di amici, ma la conoscevo da tempo (potrei dire da sempre): sono stato, in gioventù, lettore accanito dei classici del giallo Mondadori nel periodo in cui la collana era diretta proprio da lei che ne traduceva anche molti volumi. Poi avevo seguito la casa editrice “Interno Giallo” che aveva fondato con Marco Tropea e di cui ricordo volumi bellissimi come “Potere e sangue” di Stepehn Fox e “Delitti per diletto” di Ernest Mandel. E, naturalmente, avevo letto anche diversi dei libri che aveva scritto. In particolare “Processo all’Istruttoria”: era ispirato alla vicenda del figlio Gabriele, accusato di partecipazione ad una formazione terroristica, ma questo non deve far pensare alla difesa scontata di una madre. Il libro ripercorre con tono asciutto e grande rigore tutta la vicenda, dimostrando (siamo nei primi anni ottanta) le devastazioni del pensiero giuridico che la cultura dell’emergenza stava producendo. Un testo profetico che anticipava quale sarebbe stata la deriva della nostra magistratura.