Sono recentemente uscite le memorie di Stefano Delle Chiaie, leader e fondatore di Avanguardia Nazionale, il secondo gruppo, per importanza, della destra extraparlamentare negli anni sessanta e settanta.
Il libro è molto interessante, anche se l’autore si mette un po’ troppo, in bella copia, sorvolando su molte pagine che vorrebbero altro approfondimento, aggiustando e correggendo cose già dette e non sempre consonanti, mettendo nella luce migliore ogni sua decisione ecc. Ma, diciamo la verità: sarebbe stato ingenuo attendersi il contrario. Sono assai pochi quelli che hanno scritto con una certa onestà del proprio passato (qui ricordo Alberto Franceschini, Vincenzo Vinciguerra, Carlo Ripa di Meana, Tomaso Staiti di Cuddìa, Rossana Rossanda), nella maggior parte dei casi di esponenti politici e terroristi di destra e di sinistra prevalgono nettamente autodifese e rimozioni sulla volontà di dire qualcosa di quel che si sa e che gli altri non sanno. E, in questo senso, avremmo serie difficoltà ad assegnare la palma d’oro fra quanti hanno scritto molto senza nulla dire fra Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Armando Cossutta, Mario Moretti e Fulvio Martini. Non includiamo nella graduatoria Pietro Ingrao solo perché l’uomo non ha mai avuto molto da dire anche prima delle memorie.
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