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Sussurri e grida: il tramonto inglorioso della seconda repubblica

L’infelice seconda repubblica non riesce più a vivere, ma non sa neppure morire. Come i suoi partiti che non riescono a stare uniti ma non sanno neppure dividersi: si è scissa Scelta Civica, ma i due tronconi non sanno dove andare, sordi boati vengono anche dal M5s, si è diviso anche il Pdl, dopo un lungo travaglio, ma i toni sono surreali e si mette in conto di rimettersi coalizione alle prossime elezioni. Divisi, ma non troppo. Ed i sussurri dei corridoi di Palazzo dicono che non di una scissione si è trattato ma di una sottile mossa di Silvio, che così avrebbe spiazzato gli avversari, sottraendosi al peso di sostenere un governo sempre più impopolare senza però beccarsi l’accusa di averlo irresponsabilmente fatto cadere in un momento difficile e, così, scaricando sul Pd l’onere delle scelte fiscali.

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Verso le elezioni. Monti: il nemico da battere

Per quasi un ventennio, la sinistra ha avuto il suo nemico di elezione nel Cavalier Berlusconi, giungendo a forme di odio feroce ed irrazionale. Sicuramente, c’erano ottime ragioni per detestarlo: per la sua volgarità, il suo cinismo, la sua assenza del benché minimo scrupolo morale, per il suo malcelato odio per la cultura, per il suo debordante egocentrismo, per il suo autoritarismo e potremmo proseguire anche per tutta la pagina. Il punto è che l’odio è un pessimo consigliere, soprattutto in politica. Impedisce di valutare razionalmente le cose ed ha una serie di “effetti collaterali” del tutto indesiderabili.

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L’“Opa ostile” di Renzi

Secondo un recentissimo sondaggio, al primo turno delle primarie del Pd (che non sappiamo con che regole si svolgeranno, ma, soprattutto, che non si capisce a cosa serviranno) Renzi dovrebbe risultare in leggero vantaggio su Bersani, pur non raggiungendo il 40% (soglia prevista per vincere al  primo turno). Comunque, Bersani, aggiungendo al suo 35% il 17-18 previsto per Vendola, dovrebbe farcela al secondo turno. Sarà ma non ne siamo molto convinti. In primo luogo perché non è affatto detto che Renzi non faccia un allungo, magari favorito da un flusso di voti di destra, e raggiunga il 40% con il quale risulterebbe eletto senza secondo turno (in fondo si tratta di mettere insieme un 1,5%-2,5% in più, vale a dire intorno ai 40.000-50.000  voti: non tanti direi).

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Riforma elettorale: si sono incartati

Dopo l’ottimismo della settimana scorsa, che dava per fatto l’accordo fra partiti sulla legge elettorale, nuova battuta d’arresto e le probabilità di una riforma prima del voto sono ridotte al lumicino. Per la verità, l’ottimismo dei giorni scorsi era del tutto immotivato: l’accordo sembrava fatto, salvo che per qualche dissenso su dettagli come l’entità del premio di maggioranza, se attribuirlo al singolo partito o alla coalizione, il voto di preferenza e i collegi uninominali. In pratica, tutto, esattamente come prima dell’estate. E così sono restate le cose. Non ci metteremo il lutto per questa mancata “riforma” che si prospetta più indecente del “Porcellum” e va detto che le proposte del Pd erano ancora più oscene –da un punto di vista democratico- di quelle del Pdl e dell’Udc. Il Pd ha ereditato solo le cose peggiori del Pci, come, ad esempio la totale mancanza di laicità e la sostanziale incomprensione della democrazia pluralista: una cosa (come il premio di maggioranza o il maggioritario secco) è cattiva se serve agli altri, ma diventa improvvisamente buona se serve a sé stesso. La legge truffa era infinitamente più democratica e rispettosa del principio di rappresentatività, ma all’epoca il Pci condusse una battaglia memorabile in difesa della proporzionale (in silenzioso accordo con Msi e Pdium, va detto, ma la cosa non ci scandalizza affatto). 

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Prossime elezioni: uno scenario greco?

Fare delle previsioni sulle elezioni, quando non si sa quando si voterà, con quale sistema elettorale e con quali partiti e coalizioni è come azzeccare il superenalotto del secolo. Però bisogna provarci perché è sulla base di queste aspettative che lorsignori cercheranno di imbastire una qualche legge elettorale a loro uso e consumo. Partiamo supponendo che la legge resti quella attuale. In primo luogo identifichiamo i poli che, grosso modo, potrebbero essere tre:

1-Destra (Pdl, civiche collegate, Destra di Storace forse, ma è poco probabile, la Lega)

2-Centro sinistra (Pd, Udc, eventuali civiche come quella dei sindaci o quella ispirata da Repubblica, di cui si parla)

3-M5 Stelle.

Restano fuori, da collocare:
Lega, Fli-Fini, socialisti, radicali, Sel, Idv, Rifondazione, Pdci ed alcune possibili novità come la lista di Cordero di Montezomolo, Alba o una lista di ispirazione Fiom. Allo stato dei fatti, una lista Cordero-Monti sembra una ipotesi tramontata.

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Fine della Seconda Repubblica: come si rimescoleranno le carte?

Scontato l’incarico a Monti, direi inevitabile: se non ci fosse stato a quali valori sarebbe schizzato lo spread nella giornata di lunedì? E poi c’è un argomento semplice semplice di cui non parla nessuno: se questo anno sono scaduti 60.000 miliardi di titoli italiani, nel 2012 ne scadranno per 250.000, il che significa che, all’interesse attuale del 6% circa, dovremo trovare 15.000 miliardi solo per pagare gli interessi. Inoltre, nell’anno prossimo arrivano a scadenza una valanga di altri titoli: una congiuntura senza precedenti per cui tutti saranno a caccia di liquidità come dispersi nel deserto.
Inimmaginabile affrontare nuove elezioni con un vuoto di potere di tre-quattro mesi  nel mezzo di una tempesta così. Dunque, Monti non ha alternativa e ci tocca sorbircelo (anche se siamo perfettamente coscienti che sarà un governo che farà impallidire il ricordo di Quintino Sella). Ed è abbastanza logico che arrivi alla fine della legislatura. Molte cose cambieranno in questi 18 mesi ed andremo ad un rimescolamento generale di carte.

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Sfiducia al governo: facciamo due conti.

Ancora una volta ha vinto il Cavaliere e non è detto che sia una vittoria di Pirro: dobbiamo vedere se ci saranno smottamenti fra centristi e Fli che, magari, gli consentano di ricostituire una maggioranza parlamentare e durare sino alla fine della legislatura.
Speriamo di no, ma per ora è davvero grigia e non resta che sperare nel “compagno” Bossi, dopo i “compagni” Fini e Casini. Intanto non è inutile fare qualche considerazione su come siamo arrivati al disastro e su chi ne abbia la responsabilità e in che misura.
In primo luogo Veltroni e Di Pietro farebbero bene a smettere di fare politica e darsi ad altre attività più consone alle loro capacità: se Cesario, Scilipoti e Calearo avessero votato la sfiducia al governo, nel rispetto del mandato affidatogli dagli elettori, il risultato sarebbe stato il contrario 314 contro Berlusconi e 311 a favore.

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Siamo nelle mani di Scilipoti.

Non sappiamo se Berlusconi riuscirà ad ottenere la fiducia martedì prossimo. Comunque vada, uno schieramento prevarrà sull’altro per pochissimi voti. Ma le cose cambiano a seconda che prevalga il si o il no.
Se a prevalere (magari per un 313 a 312) fosse la sfiducia l’esito quasi scontato sarebbero le elezioni a breve. In una situazione del genere, infatti, sarebbe molto difficile ipotizzare un governo tecnico o “del Presidente” o un ribaltone, perchè bisognerebbe mettere insieme una armata Brancaleone che da Fini al Pd e da Casini a Di Pietro, per di più senza neppure una maggioranza assoluta, per via di quei quattro o cinque astenuti. Unica possibilità di evitare il voto: che ci sia un tale terremoto monetario da indurre la Ue ad imporre all’Italia un rinvio delle elezioni per evitare di affondare definitivamente l’Euro (ed, anche in questo caso, sarebbe cosa più facile a dirsi che a farsi).

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Sciogliere una sola Camera?

Nei giorni scorsi ci sono stati alcuni problemi tecnici che non hanno permesso l’accesso al mio sito. Mi scuso con tutti i lettori e spero tornerete a trovarmi presto numerosi. A.G.

Come si sa, Berlusconi –preceduto da Larussa-  ha ipotizzato lo scioglimento della sola Camera dei Deputati nel caso fosse sfiduciato in quella sede ma conservasse la maggioranza al Senato. E’ possibile farlo?
Da un punto di vista di interpretazione letterale della Costituzione si tratta di una ipotesi possibile: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.” (art. 88), ma ad un esame più attento non sfuggono i motivi che vanno in senso contrario. Va detto in primo luogo che questa particolare disposizione costituzionale era combinata con la diversa durata delle due Camere (sei anni il Senato e cinque la Camera). Durata che venne poi parificata nel 1963 proprio per ottenere una pronuncia omogenea del corpo elettorale.

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Non ci posso credere!

Quando un amico festante mi ha telefonato per anticiparmi la novella della minorenne marocchina e del Cavaliere, la mia reazione è stata: “Non ci posso credere!”
Insomma: dopo la vicenda Noemi, dopo la separazione con la moglie che gli ha detto in faccia che frequentava minorenni, dopo la storia della D’Addario e dei festini di Villa Certosa, e mentre cerca in tutti i modi di far passare un provvedimento che lo sottragga vita natural durante alla giustizia penale, il Cavaliere si fa beccare per l’ennesima volta con le mani nella marmellata e per di più:
a- con una minorenne
b- immigrata forse irregolare (comunque priva di documenti al momento dell’arresto)
c- alla quale ammette di aver fatto regali per 150.000 euro
d-telefona personalmente (o fa telefonare da altri a nome della Presidenza del Consiglio: è lo stesso) per fare pressioni sulla Questura e farla rilasciare
e- invia a prenderla all’uscita la sua igienista orale personale –che nel frattempo ha fatto eleggere al Consiglio Regionale della Lombardia-
f- ciliegina sulla torta: dice o fa dire, che si tratta della nipote del Presidente Egiziano Mubarak, quindi mettendo le premesse per un incidente diplomatico.

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