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Sfiducia al governo: facciamo due conti.

Ancora una volta ha vinto il Cavaliere e non è detto che sia una vittoria di Pirro: dobbiamo vedere se ci saranno smottamenti fra centristi e Fli che, magari, gli consentano di ricostituire una maggioranza parlamentare e durare sino alla fine della legislatura.
Speriamo di no, ma per ora è davvero grigia e non resta che sperare nel “compagno” Bossi, dopo i “compagni” Fini e Casini. Intanto non è inutile fare qualche considerazione su come siamo arrivati al disastro e su chi ne abbia la responsabilità e in che misura.
In primo luogo Veltroni e Di Pietro farebbero bene a smettere di fare politica e darsi ad altre attività più consone alle loro capacità: se Cesario, Scilipoti e Calearo avessero votato la sfiducia al governo, nel rispetto del mandato affidatogli dagli elettori, il risultato sarebbe stato il contrario 314 contro Berlusconi e 311 a favore.

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Una nuova Assemblea Costituente?

Una nuova Assemblea Costituente?

La repentina svolta seguita allo strano attentato a Berlusconi ha tirato fuori dalla naftalina l’idea di una riforma organica della Costituzione. Negli ultimi venticinque anni se ne è parlato a più riprese e sono state costituite anche diverse commissioni bicamerali (Bozzi, Iotti, D’Alema…) che, però non sono mai approdate a nulla ed il discorso era finito nel cassetto. C’erano state sporadiche e pasticciate riforme unilaterali in tema di federalismo (quella voluta dal centro sinistra nel 200-2001 e quella varata dal centro destra nel 2005 e poi bocciata dal referendum popolare del 2006), ce ne è stata una ancora più pasticciata bipartisan in materia di federalismo fiscale nell’ultimo anno. Ma una riforma organica era rimasta fuori dell’agenda politica. Con la crisi seguita al Lodo Alfano, il Cavaliere aveva dichiarato di voler procedere alla riforma della Costituzione –anche unilateralmente- per quanto attiene all’ordinamento giudiziario.

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Rifondazione Comunista dopo le elezioni europee.

Rifondazione Comunista dopo le elezioni europee.


Inutile nascondere che questa nuova sconfitta rappresenta per Rifondazione il campanello d’allarme immediatamente prima della sconfitta finale.

Fra circa 10 mesi ci saranno le elezioni regionali, nelle quali la soglia per accedere alla rappresentanza è il 3%. La lista comunista ed anticapitalista ha raccolto a livello nazionale qualcosina in più del 3%, ma in alcune regioni (fra cui la Lombardia!) è al di sotto. Dunque i comunisti rischiano in diverse regioni di non raggiungere il quoziente, anche se per pochi decimali.

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