Tag: federico umberto d’amato

Perché Gelli cadde? Una interpretazione diversa.

Gelli ha spesso indicato nel Pci e nella sinistra democristiana i mandanti dello scandalo che avrebbe portato all’inchiesta dei magistrati milanesi e che, nel 1981, avrebbe portato allo scioglimento della Loggia. Non è detto che questa ricostruzione sia del tutto sbagliata: d’altra parte, Pci e sinistra Dc erano stati in più occasioni il bersaglio della sua azione politica, per cui una reazione di quegli ambienti (al tempo abbastanza potenti nel mondo della carta stampata) non sarebbe stata poi così strana. Ma forse questo fu solo un elemento aggiuntivo e la spiegazione principale fu un’altra di portata ben maggiore.

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Un noir per la storia.

Cari amici,

effettivamente alcuni di voi, intervenendo su questo blog, hanno visto giusto parlando di un romanzo e non di un saggio (in libreria da martedì 26 aprile per i tipi di Sperling & Kupfer ). Ma non del tutto: è un po’ una cosa e un po’ l’altra e tratta di un caso effettivamente accaduto, nell’aprile 1952, a Torino: l’assassinio del numero tre della Fiat, Ingegner Erio Codecà. Delitto del quale non si venne mai a capo perché le piste che via via si succedettero svanirono tutte nel nulla e l’unico imputato portato a dibattimento fu assolto.

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Spigolature dagli archivi di polizia: l’affaire “piccioni viaggiatori”

L’11 novembre 1951, un anonimo operatore dello Uaarr, stendeva questo appunto (Uaarr 224-26380) : <<Secondo notizie raccolte in Ferrara, i partiti di estrema sinistra stanno organizzando un loro collegamento interprovinciale con colombi viaggiatori da impiegare nel caso di disordini e moti insurrezionali… Sta di fatto che in provincia di Modena esiste un rilevante numero di colombofili, raggruppati in varie associazioni facenti capo alla federazione provinciale di Modena>>.

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Romanzo di una strage, il libro di Cucchiarelli, le critiche di Sofri e gli anarchici indignati

Il film di Giordana su Piazza Fontana è stato duramente criticato da Corrado Stajano e malamente stroncato da  Goffredo Fofi (che parla di “cine panettone” e di lavoro non decente). C’è da segnalare, poi, una indignata presa di posizione degli anarchici romani, reduci del 22 marzo, che sostengono di non riconoscere sé stessi e le persona a loro vicine nel ritratto fattone da Giordana che ritengono caricaturale.
Non sono un critico cinematografico e non mi permetto di competere con un “mostro sacro” come Fofi, riconosco a Stajano autorità ed intelligenza per cui riesce ad essere illuminante, anche quando è eccessivamente severo e riconosco ai compagni anarchici le ragioni della loro irritazione, però mi sembrano giudizi troppo inclementi verso un fil che io giudico, invece, positivamente. Ho l’impressione che Giordana paghi lo scotto dell’accostamento al libro di Cucchiarelli che, a suo tempo, abbiamo recensito e del quale dicemmo, pure con cortesia, essere un libro brutto e più ricco di illazioni indimostrate che di effettive scoperte investigative.
Non torniamo, quindi, sul libro di Cucchiarelli di cui si occupa Adriano Sofri in un libretto web che consigliamo vivamente di leggere, a tutti quanti siano interessati. Un aureo scritto che leva la pelle a Cucchiarelli dimostrando quanto superficiale sia stato il suo studio delle carte.
Torniamo al Film che, nell’inquadratura finale, si dice “tratto liberamente dal libro di Paolo Cucchiarelli….”. Ma avrebbe dovuto dirsi “molto liberamente tratto” perché del libro nella pellicola resta poco e nulla.

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