Le reazioni al mio pezzo sulla serata con Bertinotti, Migliore e Ferrero ha provocato reazioni più numerose di quello che mi attendevo. Buon segno: vuol, dire che, pur nella forte differenza di accenti, il destino della sinistra radicale è un nervo ancora sensibile al quale molti reagiscono.
Alcuni di questi interventi mi sollecitano ad approfondire il discorso su alcuni passaggi molto delicati. Procederò per punti iniziando dall’ultimo intervenuto, David:
1- Non credo di aver fatto particolari sconti a Fausto Bertinotti, che ha certo molte responsabilità nello stato di cose presente, prima fra tutte quella di aver allevato un ceto politici di carrieristi incolti e poco capaci. Mi sono limitato a dire che fra lui ed i suoi epigoni c’è un abisso e lo confermo: Bertinotti ha fatto un discorso astratto ed elusivo di molti aspetti decisivi, ma, comunque, nei limiti della decenza politica e culturale, cosa che proprio non si può dire degli altri due. Peraltro l’assonanza con Vendola è molto limitata. Sul rapporto fra movimenti ed istituzioni –o, se preferite, sul rapporto far le diverse forme della politica- dovremo tornarci più diffusamente. Qui mi limito a dire che Bertinotti pone il problema (ed è fra i pochi a farlo) anche se poi abbozza soluzioni astratte e un po’ fumose.
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