Tag: fassino

Ma il Pd può fare ancora una cosa buona: sciogliersi.

La disfatta di domenica scorsa ha messo il punto fermo alla storia del Pd: non c’è più niente da fare. Zingaretti propone un asse fra il centro ed i sindaci, Emiliano vuole un congresso subito, Orlando ci aggiunge un “costituente” convinto che quell’aggettivo risolva, Calenda propone di andare oltre il Pd, c’è chi parla di “fonte repubblicano” e chi rispolvera il partito della Nazione … tutte parole vuote che non hanno senso.

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Sinistra e M5s non stanno messi bene, meno male che la destra sta messa peggio. Ovvero: se Atene piange…

A giudicare dalle candidature che iniziano a profilarsi il panorama è decisamente deprimente:

Torino, forse è quella che sta messa meglio: Fassino non è proprio l’ideale ma è il meno peggio che il Pd possa offrire, il M5s ha una candidata dignitosa anche se non celeberrima, a destra un candidato senza infamia e senza lode;

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La caduta degli Dei: D’Alema.

Sono consulente parlamentare dal 1994 (anche se con un intervallo dal 2006 al 2014), per cui mi capita  di circolare per i palazzi del Parlamento ed assistere a piccoli particolare molto istruttivi. Ad esempio, ho scoperto che lo stato di grazia di un politico è perfettamente misurabile, mentre attraversa il “corridoio dei passi perduti”, da tre dati:

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Dal Pci al Pd (Pd= Partito di De Luca)

C’è una parte della base (sia di iscritti che di elettori) del Pd che gli resta fedele, nella convinzione di stare sostenendo l’erede naturale del Pci. Una visione a metà fra il formalismo giuridico ed il pensiero magico-religioso: quel che non è dimostrabile per via di carta bollata è sorretto dalla fede in un qualche spirito che aleggia e vivifica le forme della materia. Un procedere a-logico per il quale potremmo dimostrare che Marcinkus è l’erede legittimo dei dodici apostoli e che Pisapia è l’erede di Ludovico il Moro.

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