Tag: europa

Il Datagate, i servizi segreti europei e la Nato

Cappuccino, brioche e intelligence n°42

Come era prevedibile, sta calando gradualmente una coltre di silenzio sul caso Datagate: i leader europei faranno finta ancora per un po’ di lamentarsi, si improvviseranno improbabili protocolli di garanzia della privacy, Obama prometterà misure draconiane, ma tutto riprenderà come prima. In attesa della prossima puntata. Già, perché il problema resta tutto in piedi con le sue cause non toccate minimamente e prima o poi spunterà un altro interessato a risollevare la questione magari attraverso un nuovo “pentito di Cia” o di Nsa. E’ singolare come nessuno si sia posto il problema del perché i servizi europei abbiano docilmente collaborato con l’agenzia americana nello spionaggio di altri europei.

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L’attentato contro Alba dorata

Cappuccino, brioche e intelligence n°40

E’ un po’ di tempo che non coltivo la rubrica “cappuccino, brioche ed intelligence” e mi sembra il caso di riprenderla ora che la cronaca fornisce ogni giorni motivo per riparlarne. Iniziamo da questo strano caso dell’uccisione di due giovani attivisti di Alba Dorata, a Neo Iraklio, sobborgo di Atene, l’1 novembre scorso. Alba Dorata pratica da tempo uno squadrismo che è arrivato all’omicidio di alcuni immigrati e, da ultimo, di un greco, un rapper di sinistra.

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La Bonino ed il caso Snowden

Del caso Snowden torneremo a parlare a breve, ma nel frattempo non possiamo lasciare inosservata la dichiarazione di Emma Bonino sullo spionaggio Usa nei confronti dei paesi europei, Italia in prima fila.  “Spiarsi tra alleati non è carino: ma basta leggere qualsiasi spy story per capire che se ne sono sempre viste di tutti i colori…. Aspettiamo risposte (ma) siamo fiduciosi… Fra Stati uniti ed Europa c’è spirito di collaborazione ed amicizia”. Insomma: non lo fate più che non è educato. Credevamo che l’ambasciatore Usa in Italia fosse mister David Thorne, ma prendiamo atto che c’è un rappresentante ancora più deciso di Washington.

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Giochi, giochini, giochetti: ma qualcuno si ricorda dello stato di questo Paese?

La crisi prosegue in un delirio crescente, dove il primo problema è capire cosa vuole fare ciascun giocatore, al di là delle sue proclamazioni. La prima osservazione è che sono tutti furbi, ma nessuno è intelligente. Siamo di fronte ad una serie di trovate di piccolo cabotaggio, ma nessuno ha un vero disegno strategico. Facciamo una rassegna iniziando dal “giocatore capo”: Napolitano. La sua trovata dei saggi ha fatto infuriare sia Pd che Pdl, ha trovato freddo il M5s (che però converge sull’idea di lasciare Monti) e piace solo a Sc. Ma allora perché l’ha fatta? Il punto è che Napolitano ha segnato una svolta nella storia della Presidenza della Repubblica, che non è stata analizzata con l’attenzione sufficiente. Diciamocelo senza giri di parole: Napolitano è stato il Capo dello Stato costituzionalmente più scorretto e più “interventista” che ci sia mai stato. Roba da far impallidire i precedenti di Segni, Cossiga, Pertini che, quanto ad interventismo non scherzavano.

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Politica estera: l’eterna Cenerentola

Una campagna elettorale diversa.

Avevo criticato l’assenza della politica estera nel programma del M5s e, giustamente, mi si fece notare che esso non era l’unico a snobbare quel tema. E, infatti la politica estera è proprio sparita dal dibattito e non compare nei programmi dei vari partiti. Quelli, per così dire, tradizionali (Pdl, Pd, Monti) danno per scontate le attuali appartenenze dell’Italia a Nato e Ue (forse la sola Lega balbetta qualcosa contro la Ue) e non hanno altro da dire. Ma chi fa di peggio sono le cosiddette liste “alternative” (Sel, Rc, M5s) che semplicemente non si pongono il problema.

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Perché la Germania vuole a tutti i costi un euro forte?

Quando si parla di possibile separazione dell’Euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda.

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Appunti per una discussione su Modernità, Modernizzazione, Globalizzazione

Vi propongo la pubblicazione degli appunti che ho scritto per gli studenti del mio corso su Modernità, Modernizzazione e globalizzazione. L’articolo è lungo e forse un po’ insolito per un blog del genere, ma spero possa essere di vostro interesse comunque.

Aldo Giannuli

Usiamo il termine globalizzazione con riferimento al periodo di trasformazioni sociali, politiche e soprattutto economiche, iniziato fra la fine degli anni ottanta ed i primi anni novanta. Non ci sembra corretto, infatti, antedatare la globalizzazione agli anni settanta (come sembra sostenere SOROS  1999 p.146) o al periodo precedente alla prima guerra mondiale (ROGARI 2007) o alla conquista inglese dell’India (come sostiene ELLWOOD 2003 forse influenzato dall’affermazione di Marx che, troppo ottimisticamente, ritenne che essa segnasse l’”unificazione mondiale del mercato”) o addirittura al cinquecento dopo la scoperta dell’America (OSTERHAMMEL – PETERSON 2005) facendo così coincidere tutta l’epoca moderna con la globalizzazione.

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Sul premio Nobel all’Unione Europea

Tre anni fa venne assegnato ad Obama un premio Nobel per la pace, non per quel che aveva fatto, ma per quel che avrebbe fatto: un Nobel alle intenzioni. Oggi il prestigioso premio è assegnato alla Ue, per il suo ruolo di pace: un Nobel alla Memoria. Non ci vuol molto a capire che si tratta di un pietoso puntello ad una istituzione che traballa assai e che, se pure sopravvivesse, non si capisce che ruolo potrebbe avere e, di conseguenza che futuro. Se oggi facessimo un referendum in tutti i paesi membri sulla prosecuzione della Ue i Si al suo scioglimento sarebbero una valanga (e badate che sarei fortemente tentato di votare No o al massimo di astenermi: dunque, non lo dico con compiacimento). La Reale Accademia Svedese ha sempre fatto operazioni politiche con il suo premio, questo è fuori discussione: in qualche caso condivisibili (ad esempio il Nobel per la pace a Desmond Tutu) altre un po’ meno (vi ricordate il Nobel per la Pace a “mezzadria” fra Kiessinger e Le Duc Tho?).

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Grecia, ci risiamo: che si fa dell’Euro?

Si avvicina la scadenza dei titoli trimestrali greci e, come da copione, inizia il solito teatrino: i conti non tornano, i tedeschi giurano che di altri aiuti alla Grecia non se ne parla e che Atene è ora che esca dall’Euro, i greci replicano che loro non vogliono uscire dall’euro, Draghi media, i tedeschi mostrano qualche svogliata disponibilità e via di questo passo. Può darsi che questa sia la volta definitiva o che, invece, troveranno l’ennesima toppa per arrivare al prossimo trimestre, non importa, tanto il finale di commedia è già scritto e non ci sono santi: prima o poi, la Grecia farà default. D’altra parte, i termini della questione non sono cambiati. Non potevano cambiare e non cambieranno in tempi così brevi. L’unico salvataggio della Grecia (come degli altri paesi mediterranei) avrebbe potuto essere la messa in comune dei debiti europei, accompagnata da un forte programma di investimenti e ripresa economica; ma questa strada è stata preclusa dai tedeschi che ormai non sono più interessati al progetto europeo (motivo non ultimo del fallimento definitivo di ogni progetto di Unione).

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Berlusconi propone di uscire dall’Euro: attenti a non cadere nella trappola

Era nell’aria: Berlusconi prepara la sua campagna elettorale sul tema dell’uscita dell’Italia dall’Euro e spera che l’euro affondi da solo già entro l’anno, in modo da potersi presentare come il primo che aveva proposto di prendere il largo dall’insicura moneta comune. Ma punta anche sull’attuale impopolarità della moneta comune, vista come la ragione della crisi italiana: “in altri tempi avremmo dato fiato alle esportazioni con una bella svalutazione”, “L’Euro è la causa delle tasse con cui Monti ci sta massacrando”, “Restare nell’Euro significa accettare la dittatura della Germania”. Sono discorsi che sentiamo tutti i giorni. Discorsi che hanno dentro molta verità, ma anche molto semplicismo e molta fede nei miracoli. Il punto è che una uscita improvvisa dall’Euro –o peggio ancora un suo crollo improvviso- determinerebbe molti più mali che benefici e rischieremmo di spezzarci la schiena. Detto questo, attenzione a non cadere nella trappola che il Cavaliere ci sta tendendo: presentare la sinistra come gli ultras dell’Euro, scaricandogli addosso tutta l’impopolarità che da questo deriva, soprattutto in caso di naufragio della moneta. Ed allora che si fa? Calma e gesso, ragioniamoci su.

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