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L’abbattimento dell’areo Mh17 in Ucraina: troppe cose non convincono.

Cappuccino, brioche e intelligence n° 48

Nella vicenda dell’aereo Mh17 ci sono un bel po’ di cose che non convincono e che meritano una riflessione. In primo luogo: perché? A chi giova l’abbattimento di un aereo civile pieno di bambini diretto in tutt’altra parte del mondo? Le ipotesi possono essere ridotte a tre: o si è trattato di un errore ed il bersaglio doveva essere un altro, o era la ricerca deliberata di un incidente per spingere la crisi verso un conflitto aperto (un nuovo caso Lusitania), oppure il bersaglio era quello ma per ragioni diverse dal conflitto ucraino (magari qualcuno che voleva colpire la compagnia aerea, oppure voleva distrarre l’attenzione mondiale da altro scenario ed ha approfittato della situazione), cioè l’ipotesi della “guerra catalitica” o del “terzo incomodo”.

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La questione della lingua.

Una delle cose più irritanti della vague culturale neo liberista (a proposito: il neo liberismo non va confuso, come qualche interventore fa, né con il liberalismo né con il liberismo classico) è l’approccio semplicistico ai problemi sociali e culturali: i neoliberisti sono convinti di aver scoperto la pietra filosofale, per cui tutto è facilmente risolvibile una volta accettati i dogmi base del loro culto religioso. E questo “facilismo” produce una banalizzazione del modo di pensare di un po’ tutti, che si esprime a volte in forme assolutamente sconcertanti. L’assoluta inconsapevolezza dei problemi e della loro complessità è tale che lascia completamente disarmati di fronte a questa fiera dell’ovvio e del superficiale. E’ così siamo finiti a parlare di una cosa delicata come i sistemi elettorali con un’intellettuale della forza di Maria Elena Boschi…

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Tardo europeismo o europeismo tardo?

Mi è capitato recentemente di partecipare ad un dibattito nel quale avevo come interlocutore un fans particolarmente acceso dell’Europa Unita, nel senso di sostenitore della Ue. Ne è uscito un catalogo di tutti i luoghi comuni del “politicamente corretto” europeista:

a- Occorre proseguire sulla strada degli Stati Uniti d’Europa che sono la meta immancabile da perseguire

b- Lungo questo cammino, la Ue è solo una tappa che intanto non va rimessa in discussione se non per l’introduzione di correttivi democratici (referendum europeo, maggiori poteri al Parlamento ecc.)

c- l’unica forma concepibile di Europa è quella esistente, con la sua architettura di potere, la sua moneta unica, agli attuali partecipanti che, semmai, dovrebbero aumentare e non diminuire

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La mappa del potere mondiale: Cina, India, Crimea, Iran. Il gioco delle bocce.

Nella primavera dell’anno scorso, con il primo viaggio all’estero di Li Keqiang, si profilò un netto miglioramento delle relazioni fra Pechino e  Nuova Dheli, dopo il naufragio del primo progetto di  “Cindia” che era emerso fra il 2005 ed il 2008. Il parallelo raffreddamento dei rapporti fra Pechino ed Islamabad (che, per la prima volta, non fu la tappa iniziale del viaggio all’estero del massimo leader cinese, mentre questo riconoscimento è toccato proprio all’India) fu un ulteriore segnale in questa direzione.

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Il voto ai “populisti”: c’è molta confusione in proposito.

C’è stato un successo delle liste definite, di volta in volta “populiste”, “di destra”, “euroscettiche”, “anti Euro”, di protesta”, “nazionaliste” o semplicemente “fasciste”, al punto che si parla correntemente di “ondata nera”. Ovviamente, alcune di queste caratteristiche sono cumulabili, per cui un determinato gruppo può essere nazionalista, anti euro, di protesta e fascista, mentre un altro sarà nazionalista, anti euro, di protesta ma non fascista ed un terzo sarà anti euro ma non necessariamente nazionalista e per nulla “populista” di protesta. Si tratta di movimenti molto diversi fra loro, accomunati da una rivolta contro l’attuale assetto europeo, ma per motivi diversi ed a volte opposti fra loro. La tendenza, per ora, è alla frammentazione della domanda politica e di conseguenza dello spettro della rappresentanza. Qui proveremo ad esaminare questa area su una serie di discriminanti.

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Anche le elezioni europee contribuiscono a cambiare la mappa del potere mondiale.

Volendo riassumere il senso di queste elezioni europee in poche sinteticissime battute, le riassumeremmo così:
a- la linea dell’austerità è battuta senza possibilità di equivoco
b- la Germania è sola
c- il resto dei sistemi politici dell’ex Europa occidentale subisce la più grave crisi di legittimazione dal 1945 in poi. Il che, a sua volta, si traduce in una frase ancora più semplice: qui non è europeo nessuno e l’Europa non esiste. O, se preferite: l’Europa è solo una espressione geografica. Con licenza di riproduzione del principe di Metternich. Ovviamente, cerco di motivare queste affermazioni che a molti lettori sembreranno un po’ forti (e già vedo alcuni amici cui va di traverso il caffè che stanno bevendo mentre scorrono questi righe). Vengo ad argomentare.

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Uscire dall’Euro? Il problema non è il se, ma il come

Si è scatenata una campagna terroristica sugli effetti di un’uscita dell’Italia dall’Euro: inflazione alle stelle, mutui insostenibili che costringerebbero a vender casa, termosifoni spenti e tutti all’addiaccio, cure mediche proibitive, aziende fallite e via dicendo. Mi spiace notare che anche “Il Fatto” si sia associato a questa campagna che, vedo, ha convinto anche qualcuno dei più affezionati seguaci di questo blog, che accusa quanti sostengono l’uscita dall’Euro di essere totalmente ignoranti o sul libro paga di qualcuno (vecchio vizio pcista questo di accusare i propri avversari di essere ignoranti o venduti…). Il ragionamento è più o meno questo: l’Euro, giusta o no che fosse la sua nascita, ormai c’è ed uscirne provocherebbe una catastrofe economica senza precedenti, per cui teniamocelo perché è l’unica certezza che abbiamo.

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Come leggere i risultati del prossimo voto

La sera del 25 maggio, al solito, ci azzufferemo per commentare i risultati italiani e sul se questo ha vinto abbastanza o ha deluso mentre quello ha frenato la discesa o è in rotta. Questa volta, però, il risultato italiano sarà quello che conta meno e converrà che gli italiani, per una volta, si convincano che l’Italia non è su Marte e che conviene privilegiare un’ottica internazionale. Dunque, la cosa più importante sarà il voto europeo e, più che la “gara” fra socialisti e popolari, conterà lo scontro fra “europeisti” ed “euroscettici” (uso queste due espressioni convenzionalmente, tanto per capirci). 

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Come avvenne la “fine dell’Italia” nel XVI secolo

Volentieri pubblico questo studio di Umberto Baldocchi, insegnante di storia e filosofia e redattore di “Economia democratica”, con cui mi scuso per il ritardo con cui propongo il suo interessante pezzo. Buona lettura!

Secondo lo storico, Simonde de Sismondi, l’autore di un libro straordinario sulla storia delle repubbliche medioevali italiane pubblicato all’inizio del 1800 (una vera “Bibbia civile “ degli Italiani secondo Francesco De Sanctis), l’ Italia che aveva dato vita al Rinascimento e alla modernità dell’ Europa, era deceduta in una data ben precisa, esattamente il 27 aprile 1532. E’ però stupefacente sapere come avvenne il trapasso. Le parole di Sismondi, per quanto qui riportate in un italiano ottocentesco, sono chiarissime. 

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Fuori l’Europa dalla Costituzione? Come stanno le cose.

Giulio Tremonti ha presentato un disegno di legge costituzionale che prevede la modifica degli articoli 97, 117 e 119 della carta Costituzionale riferiti alla questione del vincolo di pareggio. Subito sono comparsi articoli con titoli allarmati del tipo: “Tremonti vuole cancellare l’Europa dalla Costituzione”, che fanno pensare all’ennesima mutilazione del testo costituzionale. Le cose non stanno affatto così e mi spiego. Il testo originario della Costituzione non contiene alcun riferimento all’Europa e, tantomeno, alla Ue. L’attuale formulazione è assai recente ed è un’ eredità del governo Monti di infelice memoria. Esso fu la conseguenza dell’accordo intergovernativo del 2012 meglio noto come accordo del “Fiscal Compact”, che determinava l’introduzione del pareggio di bilancio obbligatorio e l’obbligo di chiedere l’autorizzazione delle Camere in caso di deviazione dall’ obiettivo. La prima modifica riguardò l’art. 97  nel quale venne introdotto un brevissimo comma iniziale: <<Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico.>>

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