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Perché l’Europa unita non si fa e non si farà? I nemici d’Europa.

La stanca riproposizione del mantra dell’unità politica del continente scansa accuratamente di misurarsi con l’esame clinico obiettivo delle condizioni del progetto. Si tratta di qualcosa di ancora vitale o no? Perché, a sessanta anni dal fallimento del primo progetto di unificazione politica dell’Europa, la Ced, si è sviluppata una crescente integrazione economica e poi monetaria, ma l’unificazione politica si è definitivamente insabbiata?

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L’Euro: una moneta senza Stato. Ma è proprio vero che non ha Stato?

Giovedì 23 luglio, Ignazio Visco ha rilasciato una intervista al “Il Foglio” nella quale gira insistentemente intorno ad un concetto: l’Euro non può durare a lungo senza uno Stato. Visco richiama, a questo proposito, anche un libro di Padoa Schioppa che sosteneva già 10 anni fa che l’Euro non sarebbe durato a lungo come moneta “sovra statuale”.  Ma va, ma non mi dire! Questa sì che è una novità!

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Grecia: vince il No.

Grande è stata la saggezza del popolo greco che, nonostante la serie di errori tattici di Tsipras e Vanoufakis, ha scelto massicciamente il No. Il peggio (la vittoria della Merkel e dei suoi servitori greci, italiani, francesi ecc.) è stata scongiurato. E’ un test degli umori reali dei popoli europei (quantomeno quelli del sud) nei confronti della fallimentare politica dell’austerità.

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Speriamo che vinca il no, nonostante Tsipras e Varoufakis.

Che nel referendum greco possa vincere il Si è possibile (e temo probabile, visti i sondaggi) e non ci vuol molto a dire che sarebbe un disastro per i greci e non solo per loro. Sarebbe la vittoria campale della Merkel, che rigetterebbe indietro tutti i movimenti di contestazione dell’ordine europeo, tanto di sinistra quanto di destra (per intenderci: Podemos, M5s, Front de Gauche e Syriza, ma anche, ma anche di Lega, Front National, ecc.) ma, paradossalmente non dei movimenti anti euro dei “ricchi” come l’Ukip o Alernative fur Deutschland che eserciterebbero un ricatto permanente sulla Merkel, costretta a non mutare mai atteggiamento.

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Grecia: il gioco che si profila.

Quella che si apre, in questa settimana, è una partita a scacchi a mosse obbligate per entrambi i contendenti. E’ evidente che Tsipras ha bisogno di una squillante vittoria dei No all’accordo. Se vincessero i si a lui non resterebbe che dimettersi, la troika avrebbe vinto e i partiti di centro cercherebbero di fare una coalizione “europeista” (magari con una scissione fra i deputati di Syriza) per un governo di servizio (di servizio alla Merkel, naturalmente).

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Grecia: l’inutile gioco del cerino.

Come volevasi dimostrare. A quanto pare siamo allo showdown finale: non sappiamo come andrà il referendum, ma se anche i greci votassero sciaguratamente si al piano della troika, ormai saremmo lo stesso alla rottura, perché il gioco del cerino è finito. Se anche la Grecia accettasse le condizioni demenziali poste, fra un mese, alla prossima rata di interessi, saremmo punto e a capo e la troika chiederebbe altro ancora.  

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