Tag: euro

Che tempo fa? I sondaggi dicono che…

Pur con diverse accentuazioni, i sondaggi che si accavallano segnalerebbero queste tendenze più o meno costantemente:

a. la polarizzazione dell’elettorato intorno ai tre punti di riferimento principali, con risultati migliori per Tsipras, Lega e Fratelli d’Italia e cattivi sia per il centro (a cominciare dal Ncd) che per Sel (che alcuni riportano al posto della lista Tsipras che, quindi, avrebbe un valore aggiunto rispetto alla somma Sel-Prc)

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La dimensione Europea del conflitto non è un optional

Molto volentieri pubblico l’articolo di Luciano Muhlbauer che sul suo sito risponde ai miei dei giorni scorsi e di cui però condivido in pieno lo spirito, cioè di tenere vivo ed alimentare un dibattito sull’Europa non solo tra me e lui, ma allargato il più possibile alla sinistra, ai movimenti ed a tutti coloro che in diverse sedi stanno fornendo i loro contributi. Buona lettura! AG

La dimensione Europea del conflitto non è un optional

Il dibattito sull’Europa e sul che fare, anche in vista delle elezioni europee che si terranno il 25 maggio prossimo, è più che mai aperto e nel suo piccolo lo dimostra anche la polemica che si è aperta tra me e il mio amico Aldo Giannuli, il quale ha pubblicato sul suo blog lunedì e martedì due articoli in risposta al mio intervento di settimana scorsa, scritto per MilanoX e intitolato Con Tsipras, senza esitazione, per un’altra Europa.

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Caso Bankitalia: il regalo alle banche è il meno

Il decreto relativo a Bankitalia è passato nella disinformazione generale. Cerchiamo prima di tutto di capire cosa prevede, partendo da un brevissimo excursus storico (ci scusi il lettore già informato, che può saltare a piè pari queste righe). La Banca d’Italia è una banca di diritto pubblico che, per tutto il periodo repubblicano, ha avuto un consiglio di amministrazione espressione delle banche del paese, ma questo aveva molti contrappesi: il consiglio aveva (ed ha ancora) poteri molto limitati, Bankitalia aveva un rapporto di dipendenza dal Ministero del Tesoro, le quote non erano commerciabili e le tre principali banche (Credit, Bancoroma e Comit) erano di proprietà dell’Iri.

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Lista Tsipras: pensandoci su

Come si sa, un gruppo di intellettuali (Camilleri, Spinelli, Flores D’Arcais, Gallino, Revelli, Viale) ha proposto di dar vita ad una lista in appoggio alla candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione Europea ed ispirata all’esperienza unitaria della sinistra greca espressa dalla lista di Siriza. L’appello propone un impegno per un’Europa diversa che, pur mantenendo la moneta unica, respinga le politiche di austerità ed il fiscal compact perché: “È nostra convinzione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che l’economia-mondo non esista, impoverirsi sempre più.”

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La lezione dei forconi

Non era un’ardua previsione quella del rapido sgonfiarsi del movimento dei forconi man mano che ci si approssimava al Natale, ma nel flop della “marcia su Roma” di qualche giorno fa, non c’è solo l’avvicinarsi delle feste: ci sono i numeri già inizialmente non grandissimi, la spaccatura fra i leaders del movimento, il problema delle infiltrazioni fasciste, le campagne ostili dei giornali. Il che mi conferma una serie di idee su questo movimento (“non di massa” avevo detto) che era spontaneo, ma fragile e terreno facile di infiltrazione per il suo carattere poco strutturato, eterogeneo, improvvisato. E, infatti, la presenza dei gruppi di destra ha subito agito da detonatore, spaccando la leadership del movimento ed allontanando gran parte di quanti avevano partecipato alle prime manifestazioni.

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Il Datagate, i servizi segreti europei e la Nato

Cappuccino, brioche e intelligence n°42

Come era prevedibile, sta calando gradualmente una coltre di silenzio sul caso Datagate: i leader europei faranno finta ancora per un po’ di lamentarsi, si improvviseranno improbabili protocolli di garanzia della privacy, Obama prometterà misure draconiane, ma tutto riprenderà come prima. In attesa della prossima puntata. Già, perché il problema resta tutto in piedi con le sue cause non toccate minimamente e prima o poi spunterà un altro interessato a risollevare la questione magari attraverso un nuovo “pentito di Cia” o di Nsa. E’ singolare come nessuno si sia posto il problema del perché i servizi europei abbiano docilmente collaborato con l’agenzia americana nello spionaggio di altri europei.

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L’attentato contro Alba dorata

Cappuccino, brioche e intelligence n°40

E’ un po’ di tempo che non coltivo la rubrica “cappuccino, brioche ed intelligence” e mi sembra il caso di riprenderla ora che la cronaca fornisce ogni giorni motivo per riparlarne. Iniziamo da questo strano caso dell’uccisione di due giovani attivisti di Alba Dorata, a Neo Iraklio, sobborgo di Atene, l’1 novembre scorso. Alba Dorata pratica da tempo uno squadrismo che è arrivato all’omicidio di alcuni immigrati e, da ultimo, di un greco, un rapper di sinistra.

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Perché la Germania vuole a tutti i costi un euro forte?

Quando si parla di possibile separazione dell’Euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda.

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Il nodo Draghi

Ad un certo punto è balenata l’ipotesi di una candidatura Draghi per il centro, ne ha dato notizia Dagospia. Molti non hanno preso la cosa sul serio, ma la cosa, forse, ha del vero. Draghi è entrato in carica a fine ottobre 2011 e, in teoria, dovrebbe restare in carica sino all’ottobre 2016. Come si sa, la sua candidatura non fu gradita ai tedeschi che dovettero subirla dopo che anche i francesi si schierarono per il candidato italiano, sostenuto anche da Spagna, Belgio e Portogallo. Per di più, il candidato tedesco, Weber, che litigava a giorni alterni con la Merkel, finì con il ritirarsi nel maggio precedente, spianando definitivamente la strada a Draghi. La cosa, tuttavia non è stata mai accettata realmente dai tedeschi, che hanno fatto buon viso a cattivo gioco, ma riservandosi di tornare all’attacco quando avessero avuto condizioni migliori. D’altra parte, Berlino –che sa di essere l’asse portante dell’Euro- ha dovuto accettare che il primo governatore fosse l’olandese Duisenberg, per un compromesso con la Francia, che non voleva come primo governatore un tedesco; poi, sempre per compiacere Parigi, ha accettato il francese Trichet, perché l’Olanda è tradizionalmente più vicina alla Germania e quindi si doveva riequilibrare. Però che il terzo fosse italiano deve essere sembrato decisamente troppo ai nostri condomini teutonici. Ma è un italiano molto gradito in America? Peggio!!

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Grecia, ci risiamo: che si fa dell’Euro?

Si avvicina la scadenza dei titoli trimestrali greci e, come da copione, inizia il solito teatrino: i conti non tornano, i tedeschi giurano che di altri aiuti alla Grecia non se ne parla e che Atene è ora che esca dall’Euro, i greci replicano che loro non vogliono uscire dall’euro, Draghi media, i tedeschi mostrano qualche svogliata disponibilità e via di questo passo. Può darsi che questa sia la volta definitiva o che, invece, troveranno l’ennesima toppa per arrivare al prossimo trimestre, non importa, tanto il finale di commedia è già scritto e non ci sono santi: prima o poi, la Grecia farà default. D’altra parte, i termini della questione non sono cambiati. Non potevano cambiare e non cambieranno in tempi così brevi. L’unico salvataggio della Grecia (come degli altri paesi mediterranei) avrebbe potuto essere la messa in comune dei debiti europei, accompagnata da un forte programma di investimenti e ripresa economica; ma questa strada è stata preclusa dai tedeschi che ormai non sono più interessati al progetto europeo (motivo non ultimo del fallimento definitivo di ogni progetto di Unione).

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