Tag: etnoregionalismo

Referendum scozzese: una lezione capita a rovescio.

Come era prevedibile, il referendum scozzese ha tenuto banco sui giornali per diversi giorni; quello che non era prevedibile è stata la valanga di sciocchezze che abbiamo letto. Tutti -o quasi- hanno constatato che, con la decisione di Londra di ammettere il referendum  -riconoscendo implicitamente il diritto all’autodecisione degli scozzesi- hanno “sdoganato” il principio per tutti gli altri. E l’esito, che ha bocciato la proposta indipendentista, rafforza questa tendenza, perché lo Stato centrale può sempre pensare di vincere il referendum e, con questo, rilegittimarsi agli occhi dei suoi cittadini. Pertanto, non ci sarebbe motivo di rifiutare la proposta referendaria, anche per gli altri stati nelle stesse condizioni. Ad esempio, per Madrid sarà ora più difficile opporsi alla richiesta dei catalani. Sin qui non c’è ragione di dissentire: il senso di quello che è accaduto va sicuramente in questo senso. I guai cominciano dopo.

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Scozia: hanno vinto gli indipendentisti.

Il referendum del 18 settembre? Ma è chiaro: lo hanno vinto gli indipendentisti. Non ve ne eravate accorti? Certo, la conta dei voti ha dato un po’ più del 54% al No e, nell’immediato, non c’è alcuna secessione. Ma la politica è qualcosa di più del calcolino ragionieristico e non sempre il vincitore è quello che ha preso 1 voto più dell’altro. Un po’ come agli scacchi, dove puoi vincere dando matto, anche avendo la metà dei pezzi dell’avversario, perché quello che conta non è tanto quanti pezzi hai, ma come sono disposti. Fuori di metafora: gli indipendentisti hanno vinto in primo luogo perché hanno ottenuto il riconoscimento del diritto al referendum, che quindi, potranno richiedere ancora in seguito. Tanto più che il loro referendum sta aprendo la strada ad una valanga di consultazioni simili nel resto d’Europa.

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