Politici e giornalisti danno più o meno per scontato che si voti in autunno, beandosi del fatto che oltre l’80% del Parlamento chiede le elezioni anticipate (oddio, se andassimo a vedere che pensano i parlamentari uno per uno e nel segreto della sua coscienza, sono convinto che la percentuale si abbasserebbe di molto). Diamolo pure per scontato, ma basta questo?
Sappiamo tutti perfettamente che la grande maggioranza degli italiani non ne può più di questo Parlamento pieno di inquisiti e di voltagabbana, eletto con una legge incostituzionale e mantenuto in vita da un Presidente non proprio esemplare, autore di leggi di riforma costituzionale sonoramente bocciate dall’elettorato. Ed è giusto che sia così: che un parlamento del genere stia ancora in piedi è un’offesa alla democrazia, al buon senso ed al comune senso del pudore, dunque che si tolga dai piedi prima che può. Però… c’è un però.
Come quadrare il cerchio? Il problema si presenta in questi termini:
1. Napolitano deve a tutti i costi mantenere in piedi Letta –e con lui la legislatura- perché deve portare a termine la “riforma” della Costituzione, salvare il semestre italiano a capo della Ue e si deve portare a buon fine la svendita di Eni, Finmeccanica ecc., tutte operazioni che chiedono un anno e mezzo di tempo ancora.
2. Per mantenere in piedi Letta, Napolitano ha bisogno dei voti di Berlusconi; se il Pdl si ritira, non c’è maggioranza possibile, stante l’indisponibilità del M5s e si va a votare di nuovo.
Ho ascoltato la registrazione dell’intervista al Magistrato Antonio Esposito sulla sentenza di conferma della condanna a Berlusconi: effettivamente il testo non dice che Berlusconi sapeva, ma fa un esempio generale, affermando che, in sede giudiziaria, il principio logico del “non poteva non sapere” vale solo se sappiamo di qualcuno che, in qualche modo, lo ha informato. In sé, nulla di scandaloso e dire che ha affermato che sappiamo che qualcuno aveva informato Berlusconi è una manipolazione del suo pensiero. Detto questo, lo stesso è una frittata e pure grossa.
Berlusconi ormai ricorda Massimo Ranieri in Guapparia: “Scetateve guagliun’e mala vita…”. Tutto fa pensare che punti ad elezioni a breve, presentandosi come la “vittima” delle toghe rosse, nella speranza di una clamorosa rivincita. Dopo di che, forte di una maggioranza (in entrambi i rami del Parlamento? Mha…!) potrebbe pensare ad una amnistia o in una qualche legge ad personam che distrugga i verdetti processuali. Ma è un piano credibile?
L’uomo è quasi spacciato ma, bisogna dirlo, non lo è ancora del tutto. In primo luogo è facile prevedere un ricorso alla corte europea: probabilità di successo minime –direi- (anche se non si può mai dire), però potrebbe essere utile a guadagnare qualche mese, se ottenesse una qualche sospensiva della pena. Anche in caso di pronuncia favorevole (che sarebbe uno smacco durissimo per la magistratura italiana), resterebbero però gli altri processi in arrivo e la questione dell’ineleggibilità. Insomma non è una mossa risolutiva, ma può dare un po’ di fiato.
Fare delle previsioni sulle elezioni, quando non si sa quando si voterà, con quale sistema elettorale e con quali partiti e coalizioni è come azzeccare il superenalotto del secolo. Però bisogna provarci perché è sulla base di queste aspettative che lorsignori cercheranno di imbastire una qualche legge elettorale a loro uso e consumo. Partiamo supponendo che la legge resti quella attuale. In primo luogo identifichiamo i poli che, grosso modo, potrebbero essere tre:
1-Destra (Pdl, civiche collegate, Destra di Storace forse, ma è poco probabile, la Lega)
2-Centro sinistra (Pd, Udc, eventuali civiche come quella dei sindaci o quella ispirata da Repubblica, di cui si parla)
3-M5 Stelle.
Restano fuori, da collocare:
Lega, Fli-Fini, socialisti, radicali, Sel, Idv, Rifondazione, Pdci ed alcune possibili novità come la lista di Cordero di Montezomolo, Alba o una lista di ispirazione Fiom. Allo stato dei fatti, una lista Cordero-Monti sembra una ipotesi tramontata.
Questa volta sembra fatta: la maggioranza si è sfarinata e, magari nei prossimi giorni altri deputati Pdl potrebbero passare al terzo polo, Berlusconi è andato al Quirinale ed ha promesso a Napolitano che, dopo l’approvazione del piano di stabilità richiesto dalla Ue, non farà i capricci e si dimetterà. Voi ci credete?
Partiamo da una considerazione: se in un paio di settimane il piano passa, Berlusconi si dimette per fine novembre, diciamo per i primi di dicembre. Napolitano apre le consultazioni e la crisi può prendere due strade: o un governo di transizione che porti alle elezioni in primavera (o al massimo nel prossimo autunno) o subito scioglimento del Parlamento.
Cappuccino, brioche e intelligence n°29
Il numero dell’”Espresso” che è in edicola attribuisce al Presidente della Repubblica Napolitano queste frasi:
<<Quell’uomo non mollerà ed è capace di tutto. Temo che nelle prossime settimane possa perfino succedere qualcosa di brutto…>>
Ed, a proposito della sceneggiata di Berlusconi che ferma Obama per dirgli che in Italia c’è una dittatura dei giudici di sinistra:
<< Non sia superficiale: quell’orrenda figuraccia in favore di telecamera non si spiega, in effetti. A meno che quella scena non serva a dire al Presidente degli Stati Uniti e al mondo intero: guardate, in Italia siamo in una condizione di anomalia democratica, non vi stupite se tra un mese succederà qualcosa di serio. Uno scossone, un botto…>>
Il Cavaliere, che ha sbandierato la minaccia di elezioni anticipate per tutta la primavera-estate, con l’avvicinarsi dell’autunno dà segni di prudenza e si fa meditabondo, alternando sparate e fermate. Non c’entra una sensibilità stendhaliana all’aria struggente di settembre (debolezze letterarie di cui non lo sospettiamo capace). Il problema è che, facendosi due conti, scopre di essere nei pasticci.