Tag: elezioni amministrative

Sinistra e M5s non stanno messi bene, meno male che la destra sta messa peggio. Ovvero: se Atene piange…

A giudicare dalle candidature che iniziano a profilarsi il panorama è decisamente deprimente:

Torino, forse è quella che sta messa meglio: Fassino non è proprio l’ideale ma è il meno peggio che il Pd possa offrire, il M5s ha una candidata dignitosa anche se non celeberrima, a destra un candidato senza infamia e senza lode;

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Perché il nemico da battere è il Pd.

Probabilmente chi simpatizza per il Pd, una volta letto il titolo, non leggerà il pezzo, indignato. Ma farebbe molto male, perché la lettura potrebbe risultargli utile per capire il clima con il quale il Pd (ma forse il “Partito della Nazione”) dovrà misurarsi sempre più nei prossimi anni e perché. Comunque, fate pure come vi pare, sono abituato a dire quello che penso senza giri di parole. Ed allora, perché sostengo che il Pd sia il nemico peggiore?

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Chiusa la partita delle amministrative, ora che si fa?

Poco da dire sui risultati del secondo turno delle amministrative: elettori in fuga, Pdl bastonato, M5s in caduta libera e Pd premiato perché, se il totale deve fare 100, qualcuno deve pur prendere le percentuali perse dagli altri. Il Pd sorride sicuro dopo aver preso tutti i 16 comuni capoluogo, ma se guardasse ai risultati in cifra assoluta riderebbe meno. Ripeto: nessuno faccia l’errore di pensare a queste astensioni come ad una perdita di interesse per le elezioni, per cui possiamo tranquillamente fare come se quegli elettori si fossero dissolti nel nulla. Quegli elettori ci sono e prima o poi li vedremo sbucare da qualche parte.

Molto meno allegro è il Pdl. Il risultato rimette seriamente in discussione la certezza di vittoria in caso di elezioni anticipate. I sondaggi perdono di credibilità, anche se dobbiamo tenere presente una cosa: il Pdl sul territorio esiste poco e nulla e sta perdendo quel poco di ceto politico-amministrativo che aveva, però le cose cambiano quando scende in pista il Cavaliere in prima persona. Quindi attenti a non rifare per la seconda volta l’errore di pensare liquidato il Pdl perché i suoi elettori alle amministrative stanno a casa: come si è visto a febbraio, una porzione di essi poi torna a votare Pdl se a chiederglielo è personalmente il Cavaliere. Questa volta, però, potrebbe esserci un problema in più: l’elettorato di destra sta mostrando di non gradire affatto le larghe intese con i nemici di sempre e, per di più, in un governo che, sostanzialmente, sta confermando la linea della massima pressione fiscale.

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Un voto amministrativo molto politico

Una avvertenza generale: siamo di fronte ad una nuova fiammata di astensioni che, rischia di non essere capita da un po’ tutti gli schieramenti politici, ciascuno dei quali –a parte il Pdl- la attribuisce all’altro: il Pd segnala il calo di voti assoluti di Pdl e M5s e si frega le mani, ma dimentica le centinaia di migliaia di voti che ha perso lui, Grillo, da parte sua, parla di “crollo dei partiti” vedendo i voti persi dagli altri, ma non si pone il problema dei (tantissimi) voti persi dal M5s. Il Pdl ammette la sua flessione, ma la spiega come un fatto di banale pigrizia di un elettorato poco motivato (“c’era il derby” si è consolato Alemanno). E tutti mi pare che non stanno capendo la portata del fenomeno, liquidato con poche parole di circostanza, come se questi italiani non esistessero più o siano definitivamente condannati all’irrilevanza. Non è così: il crescente astensionismo è il fenomeno più rilevante (più dell’affermazione o della sconfitta di ogni singolo partito) da analizzare e capire.

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Grillo ed il boom del Movimento 5 stelle

Come era nell’aria, Grillo ed il suo movimento hanno ottenuto uno strepitoso successo alle amministrative sfondando nelle città del Nord e sembra avviato ad un notevole successo nazionale che potrebbe anche superare il 10%. Va detto che nei centri minori il movimento esiste poco anche al nord e che nel sud (anche in una grande città come Palermo)  si attesta su percentuali assai inferiori. Va però considerato l’effetto “valanga” che può determinarsi con questo risultato e che la credibilità dei partiti ormai sta sprofondando nei numeri negativi. La crisi inizia a mordere e chiede atteggiamenti radicali, mentre l’esperimento di Monti sembra avviato ad un malinconico declino.  Questo sta creando una forte reazione da parte dei partiti (cosa del tutto comprensibile) che cercano di esorcizzare il fantasma con l’accusa di demagogia antipolitica ecc. Un numero di varietà già visto e fallito con la Lega 20 anni fa. Ma Grillo raccoglie antipatia anche da Sel, Rifondazione ed Idv (che ne temono la concorrenza) e dall’estrema sinistra dei centri sociali e del sindacalismo di base che non ne apprezzano le sortite di destra e l’esasperato legalismo.

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