Tag: economia cinese

Le conseguenze economiche dell’ascesa cinese.

Con piacere riceviamo e pubblichiamo questa interessante analisi di Giuseppe Gagliano, Presidente del Centro di Studi Strategici Carlo de Cristoforis.

Nel quadro dell’espansione della nuova rotta della seta, la Cina ha concluso diversi accordi internazionali con i Paesi che si trovano lungo questo itinerario commerciale, creando nuovi strumenti di risoluzione delle liti così come avevano tentato di fare gli USA con il TAFTA. Essendosi assicurato un potere non più limitato dalla durata dei mandati, Xi Jinping ha ricordato, di recente, il ruolo di preminenza della politica sull’economia, che non deve mai cessare di essere diretta.

Continua a leggere

Le premesse dell’attuale crisi cinese.

Mi è ricapitato fra le mani un pezzo che scrissi a fine 2010 sulle nuvole che si addensavano sul cielo dell’economia cinese. Mi sembra utile riproporlo (non lo scrissi per il web) per capire le premesse dell’attuale crisi dell’economia cinese. Mi sembra che, a distanza di cinque anni, l’analisi esca confermata dai fatti (salvo gli inevitabili discostamenti), semmai si riveli meno drammatica degli attuali sviluppi. Affido al vostro giudizio il pezzo.

Continua a leggere

La crisi: come vanno le cose?

E’ troppo tempo che, assorbito dalle polemiche politiche interne, trascuro di scrivere sull’andamento della crisi e sulle sue prospettive. E’ il caso di tornare a parlarne, anche perché “la grande bonaccia”, durante la quale essa ha sonnecchiato, sta per finire. Una serie di congiunture (la ripresina americana in larga parte dovuta al gas ed al petrolio di shale, i ripetuti quantitative easing della Fed, cui si è unita la Bce (anche per scongiurare una avanzata troppo forte degli “euroscettici” alle elezioni europee), qualche limitato successo della Abenomics in Giappone ecc…) hanno creato una pausa che ormai dura dalla metà del 2012 e che ha favorito anche l’Italia. Ma la ripresa, quella vera, è di là da venire: la crisi del debito è sempre presente e le inondazioni di Dollari ed Euro servono come antinfiammatorio, ma non sradicano l’infezione.

Continua a leggere

Che succede in Cina?

Brutte notizie dalla Cina, sia sul lato politico che sul lato economico.
La successione al duo Hu Jintao-Wen Jabao, che sembrava cosa fatta e tranquilla, si sta complicando e non poco. Intendiamoci: la nomina di Xi Jinping a capo dello Stato e del Partito non è in discussione così come, sembra, quella di Li Keqiang a capo del governo. Ma il problema è il rinnovo dei membri dell’Ufficio Politico che potrebbero essere due (se il totale restasse a nove) o quattro (se esso salisse a undici come sembra che chieda la corrente dei tuanpai) e questo cambierebbe l’equilibrio fra le tre componenti principali del partito. Si fanno vari nomi, fra cui alcuni di compromesso, ma sembra di capire che l’accordo non sia tanto facile da trovare. Il gruppo di Shanghai (di ispirazione neo liberista) è alla riscossa, dopo le umiliazioni subite nei tre anni precedenti, ed ha sfruttato alla grande la destituzione di Bo Xilai. Ma, considerando che il posto più importante, va a Xi Jinping –che appartiene alla corrente dei “principi rossi”- questo potrebbe implicare un forte indebolimento dei tuanpai, cui appartiene Li Keqiang che rischia di diventare un’ “anatra zoppa”.

Continua a leggere

Uscire dalla crisi si può. Ma che succede in Cina?

Nei giorni scorsi ci sono stati deri problemi coi server che ospitano questo sito. Mi scuso quindi se qualche post è andato perso.

In vista dell’imminente recessione, diversi osservatori, ancora una volta, hanno rivolto lo sguardo a Pechino nella speranza che di lì venga la salvezza. Ma questa volta le cose non stanno affatto bene e Santo Hu di miracoli non ne farà.
In primo luogo la Cina non sta così bene come molti pensano, neanche dal punto di vista del debito pubblico, perchè, se è vero che le cifre ufficiali (quindi sicuramente sottostimate) parlano di un debito al 17% del Pil con riferimento al solo Governo (1.078 miliardi di dollari), è anche vero che le amministrazioni locali hanno accumulato debiti molto più consistenti: alcuni analisti parlano di 3.000 miliardi che porterebbero il tasso di debito pubblico complessivo all’80% del Pil. Può darsi che la stima sia eccessiva, ma è ragionevole supporre che il conto sia comunque molto più salato dei 1.000 e rotti miliardi ufficiali.

Continua a leggere