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Grecia: l’inutile gioco del cerino.

Come volevasi dimostrare. A quanto pare siamo allo showdown finale: non sappiamo come andrà il referendum, ma se anche i greci votassero sciaguratamente si al piano della troika, ormai saremmo lo stesso alla rottura, perché il gioco del cerino è finito. Se anche la Grecia accettasse le condizioni demenziali poste, fra un mese, alla prossima rata di interessi, saremmo punto e a capo e la troika chiederebbe altro ancora.  

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Il referendum greco

Spero che vinca il no, ma ho il forte timore che vincerà in si per le bestialità di Tsipras.
Siamo alle battute finali di una campagna referendaria brevissima ed assai confusa, fra una manciata di giorni sapremo come è andata. Da poco è arrivata la risposta della Merkel all’ultima proposta di mediazione fatta da Tsipras: rispedita al mittente, come era logico attendersi. Tsipras continua a dire che anche in caso di vittoria del No, la Grecia non uscirà dall’Euro.

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Diavolo d’un greco, paga i debiti coi soldi del creditore

Di Lamberto Aliberti. La storia. I primi di maggio sembrano ripetere i primi di aprile (vedi il mio pezzo precedente). Per il 12 ci sono da rimborsare 750 milioni di euro all’IMF, un 50% in più della tranche precedente.  E cominciano a girare le stesse voci: “Non ce la faranno mai. Sarà default”. Invece va più liscia di prima: saldo intero, in anticipo di un giorno.

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Il giorno del giudizio per la Grecia

Di Lamberto Aliberti. Il 9 aprile, nelle stanze di palazzo Berleymont, non si trovava un funzionario disposto a scommettere un euro sulla sopravvivenza – economica s’intende – della Grecia. Scadeva il debito di 496milioni di dollari verso il Fondo Monetario Internazionale (IMF). E le fonti elleniche si erano ormai prosciugate. Il primo ministro, Tsipras, era in Russia. “Non a battere cassa”, s’era affrettato a spiegare, con la conferma di Putin. Varoufakis, ministro dell’economia, giusto pochi giorni prima, il 4, era volato a Washington: appuntamento in serata con Christine Lagarde, direttore IMF, e il giorno dopo con rappresentanti del Tesoro Usa. A che fare?

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La crisi degenera. Che sta succedendo?

I mercati sono in picchiata, lo spettro di un gigantesco effetto domino si para improvvisamente davanti: default della Grecia- crisi bancaria franco-tedesca- default italiano-  fine dell’euro- fine della Ue, grande crisi mondiale.
E tutto questo è stato innescato solo dall’annuncio di Papandreu di un referendum  sul piano di aiuti ottenuto e sulle conseguenti misure da adottare.
Per capire dove stiamo andando a sbattere, partiamo da una domanda: perchè Papandreu ha fatto questa mossa?
Si potrebbe pensare che ci sia dietro una strategia del tipo: “se salta tutto, noi greci andiamo a terra, ma ci portiamo appresso tutti voi, signori dell’Eurozona, per cui vi conviene concederci gli aiuti a condizioni più ragionevoli, per evitare la catastrofe”. Ma questo non convince: è un argomento che Papandreu avrebbe potuto far valere già da due anni  e non lo ha mai fatto, che senso avrebbe farlo ora, dopo aver appena concluso con successo il negoziato per il finanziamento Ue-Bce per una rata di bond?

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