Tag: d’alema

Napolitano: the end

Si parla ormai correntemente delle prossime dimissioni di Napolitano, c’è chi le prevede per giugno (dopo le europee) chi per dicembre (dopo il semestre italiano alla Ue), ma nessuno scommette sul fatto che resista un anno. A preparare il terreno ha pensato il suo vecchio e sodale di corrente Emanuele Macaluso, che ha ripetutamente dichiarato che Napolitano non avrebbe completato il mandato, facendo pensare ad una decisione non lontana.

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Il Pd non finisce mai di stupirmi

Renzi o non Renzi, con il Pd non ci si annoia mai. Puoi pensare che questa volta abbia superato ogni limite ed invece no: la prossima volta andrà oltre. Una delle cose per cui non finirà mai di stupirmi è l’autolesionismo accoppiato all’assoluta incompetenza quando si parla di leggi elettorali. Nel 1993, l’allora Pds, sognò di fare il “colpo grosso” ed andare al governo per la liquefazione dei partiti di centro seguita a Mani pulite. Ma, siccome sapeva di non avere i consensi necessari, fece ricorso all’ortopedia elettorale del maggioritario, così da trasformare in una maggioranza assoluta di seggi la sua maggioranza relativa di voti.

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Primarie Pd: qualche considerazione sulla vittoria di Renzi ed il tracollo di Cuperlo

Renzi stravince, Civati ha un risultato apprezzabile, e Cuperlo sprofonda. Questo è il senso del risultato in quattro parole. Ma qualche considerazione in più non guasta, iniziando da Cuperlo che, rispetto al 39,44% raccolto fra i soli iscritti al partito –due settimane fa-, precipita al 18%. In alcune zone raccoglie solo pochi voti in più di quelli che aveva due settimane fa, con un terzo dei votanti (segno che anche una parte degli iscritti che lo avevano votato sono passati con Renzi). Rispetto alle primarie di un anno fa, nelle quali Renzi si era fermato al 38,2%, Cuperlo raccoglie meno di un terzo del 61,8% ottenuto da Bersani che, pure, lo appoggiava.

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Unità politica dell’Europa: ancora con questa storia?!

Ormai è un tormentone noioso quanto inutile: “dobbiamo farlo per l’Europa”, “ora andiamo avanti sulla via dell’Unità europea”, “E’ il momento di rilanciare l’unità d’Europa”…Ricorrentemente un gruppo di “europeisti di professione” (Giuliano Amato, Mario Monti, Romano Prodi, ecce cc.) si esercitano nel solito esercizio retorico sul tema dell’unità politica europea che giustifica tutti i sacrifici di una austerità priva di senso e di prospettive. E’ un mantra buono per tutte le stagioni ed ora ci si esercita Massimo D’Alema (Il Sole 24 ore 4 settembre p. 11). Ma questi piccoli azzeccagarbugli abusivamente assurti al ruolo di “statisti” (udite udite!) non fa i conti con una piccola verità: quello che vegliano amorevolmente non è un ammalato grave e neppure un corpo in coma irreversibile, ma un cadavere ormai in stato di decomposizione. Il disegno europeo è morto e non c’è più niente da fare.

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Berlusconi, l’incompatibilità e le responsabilità dei suoi “oppositori”

Riflettevo in questi giorni sulla questione della ineleggibilità di Berlusconi e sulla proposta di “mediazione” fatta dal Pd (direi fuori tempo massimo: perché non ci hanno pensato in questi 20 anni?). Nel merito, posso ricordare un episodio di cui sono stato testimone. Nei primissimi del 1994, mentre si profilava lo scioglimento anticipato delle camere, ricordo di aver collaborato con l’allora deputato del Pds Nicola Colaianni a studiare l’ipotesi di sostenere l’incandidabilità di Berlusconi proprio in base alla legge del 1957 che regola le concessioni pubbliche. Dopo alcuni giorni, pur ritenendo che ci fossero margini per sostenere con successo la sua ineleggibilità, notammo che la legge non era univoca e si prestava ad un contenzioso, che non sarebbe stato possibile sostenere di fronte ad elezioni ormai incombenti, per cui Colaianni pensò di abbozzare una proposta di legge ad hoc e la sottopose all’allora segretario del partito Occhetto.

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Monti ce la può fare?

Non è ancora chiaro se Monti accetterà l’invito (l’intimazione) dell’ “Europa” a candidarsi, certamente dovrà farlo nel giro di un paio di settimane al massimo ed i primi sondaggi non sono incoraggianti: Mannheimer gli pronostica una base di partenza del 3-5% per una sua lista cui potrebbe aggiungersi una frazione di quell’8-10% che si dichiara disposto a prendere in considerazione l’ipotesi di votarlo. Diciamo un 6-9% probabile, che è troppo poco: anche sommando per intero l’area centrista (e sarebbe scorretto, perché il quel 6% c’è già un bel pezzo di elettorato di centro) si attesterebbe poco al di sopra del 15%. Vero è che una lista Monti ancora non c’è e che, pertanto è difficile esprimersi su qualcosa che non si sa esattamente cosa sia. Poi bisogna vedere anche come andrà la campagna elettorale e molte altre cose. Però la base di partenza resta poco incoraggiante e Monti, di suo, non è propriamente un cuor di leone: se non gli assicurano qualcosa per il dopo, in caso di naufragio, lui non si muove (in fondo, se sta fermo, Bersani e D’Alema una mezza promessa per il Quirinale l’hanno fatta balenare).

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Perché in Europa non si fidano del Pd?

Non so se Monti ci starà a scendere in campo, di sicuro c’è che lui sarebbe di gran lunga la soluzione preferita in Europa: dalla Bce alla Merkel, da “The economist” al Ppe e persino al socialista Hollande premono tutti perché scenda in campo, assumendo la leadership di una coalizione di centro. Il Cavaliere, ormai ridotto allo stremo, ha fatto una mossa abile facendo cadere Monti ed imponendo le elezioni a febbraio, ma questo non è bastato (né poteva bastare) a rimetterlo in corsa: come dice Ferrara, il ciclo berlusconiano è finito, anche se il vecchio può ancora tentare qualche scherzo da prete. Dunque, qui il problema è se il Pd vincerà per assenza di qualsiasi avversario (visto che la coalizione del Cavaliere è comunque in liquidazione ed il centro di Casini, in quanto tale, non è competitivo) o se il Pd dovrà misurarsi con un avversario credibile, cioè la coalizione montiana.

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La politica, il Pci ed il Pd

Ho visto molti interventi assai aspri nei confronti di Nichi Vendola: accuse di basso opportunismo, tradimento, interessi personali e così via. Ho dovuto anche censurare tre post che esageravano, sfociando in apprezzamenti, epiteti, volgarità ed accuse da codice penale, per cui erano impubblicabili.  In tre anni di vita di questo blog l’ho fatto solo altre due volte e per due pezzi diversi. Personalmente non credo che il problema si ponga in termini di tradimenti o interessi personali, ma, più semplicemente, che Nichi stia facendo una scelta politica che io ritengo fortemente sbagliata, ma questo non impedisce che se ne possa discutere con toni pacati. Dopo di che è possibile che abbia ragione lui e torto io, staremo a vedere soprattutto quando si andrà alla definizione del programma, se tutto non si risolverà in una raccolta di chiacchiere prive di qualsiasi significato reale come sono sempre stati i “programmi” del centro sinistra in questi 18 anni. Ne riparleremo. Sia la lettera a Nichi che il pezzo precedente sulla riforma elettorale hanno suscitato qualche reazione irritata di alcuni militanti del Pd che hanno reagito difendendo il proprio partito, accusandomi di ingenerosità e di una certa astrattezza (si sa… gli estremisti sono brave persone, ma non sanno fare “politica”). Prima di rispondere a queste critiche –peraltro prevedibili e previste- voglio dire che ho un grande apprezzamento per la base del Pd, che sicuramente è  ancora il pezzo più numeroso di quel “popolo di sinistra” di cui mi sento parte e da sempre. Un po’ diverso è il discorso sul gruppo dirigente.

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GOVERNO DEL RIBALTONE E LEGGE ELETTORALE.

E’ evidente che si sta tessendo la trama per rovesciare Berlusconi con una “rivoluzione parlamentare”. Mettere insieme una maggioranza, anche risicatissima, anche di un solo voto, potrebbe segnare la fine politica di Berlusconi.
L’obiettivo principale di un governo simile (ovviamente giustificato prima di tutto dalla crisi economica e dall’esigenza di stabilità del paese e via dicendo…) sarebbe il  nuovo sistema elettorale. Che il Porcellum sia un sistema  elettorale folle è cosa che dice il suo stesso autore, ma il punto non è questo.

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Invito i miei amici pugliesi a sostenere Vendola.

Invito i miei amici pugliesi a sostenere Vendola.

Non mancano motivi di rimprovero a Nichi Vendola, sia per le scelte politiche nazionali (i modi ed i tempi della scissione da Rifondazione Comunista e l’infelice scelta alle elezioni europee), sia per il modo con cui a governato (sulla sanità avrebbe dovuto scegliere meglio assessore e collaboratori e, soprattutto, avrebbe dovuto vigilare). Non mi sembra di aver taciuto queste critiche nei mesi scorsi. Adesso però c’è da scegliere con chi andiamo allo scontro con la destra e non ho dubbi che la carta migliore che abbiamo a disposizione sia proprio Nichi.

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