Tag: crisi italia

Nè elitismo nè populismo: l’emergenza che abbiamo davanti.

Lo scontro in atto fra istituzioni europee e governo giallo verde italiano è solo il riflesso di quello più ampio che, quantomeno in Europa ed Usa, sta contrapponendo la rivolta populista alle èlites e che sta schiacciando la sinistra democratica (ovviamente non è del Pd che parlo) in un referendum che, come che vada, la vede sconfitta in partenza.

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Ma a Renzi non converrebbe andare a votare a ottobre?

Breve la vita felice del giullare fiorentino.

Siamo all’alba del nuovo anno politico e sul cielo di Firenze si addensano nubi nerissime: i rapporti con l’”Europa” non promettono nulla di buono, incombe la ripresa della crisi finanziaria globale, la situazione in Medio Oriente ed Ucraina si fa sempre più drammatica e mette il nostro fragile paese di fronte a scelte molto difficili, i sondaggi dicono che il momento migliore è passato e, anche se il Pd resta su valori ancora molto alti, la soglia del 40 non sembra raggiungibile, le elezioni regionali emiliane incombono e il Pd è tutt’altro che unito, come, d’altronde nelle regioni in cui si voterà in Primavera, infine l’apertura dell’Expo è vicina, ma lo stato di preparazione è molto in ritardo ed il rischio figuraccia sempre più elevato.

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Politica ed economia: arriva la Troika? Cosa bolle in pentola.

Come si sa, questo è un paese in cui le cose serie si decidono a ferragosto. Poi, al rientro, gli italiani trovano il piatto cotto in tavola. Ed anche oggi le cose stanno andando così. A rendercelo noto sono state soprattutto le articolesse domenicali di Eugenio Scalfari su Repubblica, ma, dopo, non è stato difficile scorgere qui e lì i segni del clima mutato. Da giugno, si sono infittiti i segni di una crescente insofferenza dei poteri forti e semi-forti verso Renzi: le bordare del gruppo Espresso-Repubblica, la sparata di Della Valle, i mugugni confindustriali, le denunce di Confcommercio, i rilievi di Cottarelli, la freddezza del “Corriere” e del “Sole 24 ore”…

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Berlusconi: cosa farà?

Ormai c’è aria di campagna elettorale, sia che si voti in ottobre, sia che si voti in primavera, la differenza sta solo nella durata della campagna. Berlusconi, che, come al solito, è il più tempestivo, lo sa ed ha iniziato. Non sappiamo ancora con che sistema elettorale si voterà, se con il Porcellum o uno nuovo, comunque è facile prevedere un qualche meccanismo premiale ad effetto maggioritario. Berlusconi, per quanto non abbia più il senso politico di un tempo, ha realizzato perfettamente che il Pdl è definitivamente finito e che la sua classe politica è impresentabile; così come sa che l’asse con la Lega è rotto forse irrimediabilmente. Vive versa, non ha realizzato ancora quanto sia diventata respingente la sua immagine. O forse lo sa ma non trova nulla di meglio (e la boutade su Renzi può anche far pensare ad un assaggio in quella direzione, poi andato male). Inoltre, probabilmente sopravvaluta la capacità di influenza delle sue Tv che, al tempo di internet, non è più quella di venti anni fa. L’uomo, però, ha fantasia e qualcosa sta preparando in cucina. Già si sente qualche odore: le liste civiche per cavalcare l’ondata anti-partiti, l’attacco all’euro per cavalcare il malcontento dei molti che vedono nella moneta unica il freno alle esportazioni, la ragione dell’aumento della pressione fiscale ecc. Dunque, prima mossa da mettere in conto: una possibile lista civica (o più liste civiche,  “No Euro”) composte da piccoli imprenditori, commercianti, gente di spettacolo, forse sportivi ecc. e nessun esponente politico, età media sotto i 40, pochissimi slogan chiari e diretti.

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Devo congratularmi con “Mario Il Grigio” (Monti)

Non stupitevi: devo proprio congratularmi con il senatore Monti. Non per la manovra economica (per carità!), che è un disastro: botte da orbi a ceti popolari e medi, diminuzione delle garanzie sociali, grandinata di tasse su immobili e consumi. E tutto senza nessun risultato, nè vicino nè lontano: lo spread continua ad impazzare, il rischio di fare default  è intatto, perchè non si sa come sostenere interessi al 7% su un debito arrivato al 120% del Pil, ripresa economica sempre meno vicina e credibilità internazionale al punto di prima: zero. Sotto questo aspetto va detto che il bilancio non  potrebbe essere peggiore: avevamo chiamato San Giorgio per abbattere il Drago e il Drago continua a farla da padrone senza neanche filarsi San Giorgio. Dunque non è per questo che ci congratuliamo.

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Sulla contestazione a Giannino e la libertà di espressione

Il 1° dicembre scorso gli studenti di Azione Universitaria (l’organizzazione universitaria di Alleanza Nazionale poi confluita nel Pdl) avevano organizzato nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano (nella quale lavoro) un convegno cui avrebbe dovuto partecipare anche Oscar Giannino. Ma un gruppo di studenti di sinistra (“Assemblea di Scienze Politiche”) ha accolto con un lancio di uova e pomodori il giornalista che decideva di andare via. A seguito di questi fatti, il Preside della facoltà ed un gruppo di docenti diffondevano una lettera di condanna dell’avvenuto, invitando anche gli altri componenti la Facoltà ad aderire. Per parte mia non ho aderito, preferendo inviare questa lettera aperta al Preside.

Lettera aperta al preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano.
Milano 18 dicembre 2011

Caro Daniele,

come forse avrai notato non ho sottoscritto l’appello a proposito dei fatti del 1° dicembre 2011. Non vorrei che questa mancata adesione suonasse in modo sbagliato: anche io sono per la più completa libertà di espressione del pensiero e tanto più nel caso di una facoltà di Scienze Politiche, dove dovrebbe essere  pratica costante il più libero confronto delle diverse posizioni politiche e scientifiche. Se si trattasse solo di questo, non avrei nessuna difficoltà a sottoscrivere che “nessuno ha il diritto di stabilire quali sono le idee giuste e quelle sbagliate e chi ha diritto di parlare e chi no”. Il problema è se questa sia l’occasione migliore per ribadire questo elementare principio di democrazia.

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L’accordicchio sull’Euro

Fra gli addetti ai lavori, il 9 dicembre era una sorta di “giorno del giudizio universale” che ci avrebbe detto se l’Euro sopravviverà o no. I resoconti sull’esito possiamo sintetizzarli così: <<La riunione è terminata e l’accordo c’è, ma non completo; è parziale e non unanime, cioè quasi unanime (manca solo l’Inghilterra) però dobbiamo prevedere che la Grecia è destinata ad uscire. E l’accordo non è immediato, perchè poi lo definiamo a marzo. Più che altro è la premessa di un accordo che c’è, ma forse non c’è. Però può migliorare, se non peggiora. >>
Ci avete capito nulla?
Veniamo ai dati di fatto.

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La crisi degenera. Che sta succedendo?

I mercati sono in picchiata, lo spettro di un gigantesco effetto domino si para improvvisamente davanti: default della Grecia- crisi bancaria franco-tedesca- default italiano-  fine dell’euro- fine della Ue, grande crisi mondiale.
E tutto questo è stato innescato solo dall’annuncio di Papandreu di un referendum  sul piano di aiuti ottenuto e sulle conseguenti misure da adottare.
Per capire dove stiamo andando a sbattere, partiamo da una domanda: perchè Papandreu ha fatto questa mossa?
Si potrebbe pensare che ci sia dietro una strategia del tipo: “se salta tutto, noi greci andiamo a terra, ma ci portiamo appresso tutti voi, signori dell’Eurozona, per cui vi conviene concederci gli aiuti a condizioni più ragionevoli, per evitare la catastrofe”. Ma questo non convince: è un argomento che Papandreu avrebbe potuto far valere già da due anni  e non lo ha mai fatto, che senso avrebbe farlo ora, dopo aver appena concluso con successo il negoziato per il finanziamento Ue-Bce per una rata di bond?

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La gallina e la crescita

Alcuni frequentatori di questo blog (come Steffa88 e Gae, che ringrazio per la pazienza con cui mi leggono e rispondono) hanno mosso qualche appunto al mio articolo su crescita e debito ai quali mi sembra utile rispondere.
Gae (Immagino stia per Gaetano, o no?!) mi fa presente che la crescita non è la soluzione del problema, perchè da sola non ripaga il credito: “meravigliarsi che la crescita non ripaghi il debito è come meravigliarsi che la gallina, dopo aver fatto l’uovo non faccia anche la frittata”. Perchè è necessario un intervento umano che usi le risorse della crescita per ripagare il debito e, quindi, la crescita è solo la precondizione dell’eventuale risanamento del debito.
Steffa88 (suppongo possa stare per Stefano) osserva che la strategia della crescita è l’unica adatta a diminuire il debito, perchè: “In realtà non ci interessa lo stock di debito in sé, ma il flusso che il debito genera, e che è dato dalla quantità di debito ma anche dalla sostenibilità dello stesso. Una crescita sostenuta non solo diminuisce il rapporto debito/pil ma anche gli interessi”
Probabilmente non siamo affatto in disaccordo, ma semplicemente non devo essermi espresso con chiarezza, per cui si è generato qualche malinteso.

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Cronaca di un paese allo sfascio

Ormai è evidente anche ai ciechi, ai sordi ed ai paraplegici che, in Europa, di Berlusconi non ne possono più, e che la richiesta all’Italia di un supplemento di manovra è solo un modo per rendergli difficile la vita, nella speranza che se ne vada. D’altra parte hanno ragione: voi discutereste delle misure per salvare la moneta comune, con uno che di giorno pensa solo alle sue vicende giudiziarie personali e di sera alle escort che deve incontrare? L’immagine del paese è a pezzi ed all’estero di parla di Berlusconi solo per ridere.
La bordata delle 100.000 intercettazioni da Bari fa emergere un liquame da ribrezzo, in un altro paese con un millesimo di quella roba non potrebbe resistere in carica neppure un consigliere comunale, figuriamoci il Capo del Governo. Qui non succede quasi nulla.

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