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La marcia ad est della Germania

La mia ipotesi di una prossima uscita della Germania dall’Euro ha trovato increduli alcuni lettori di questo blog, che hanno creduto di leggervi un eccesso di immaginazione da parte mia. Per la verità, non ho immaginato niente e il graduale allontanamento della Germania dai suoi partner europei è un fatto osservato da tempo da diversi commentatori, così come l’ipotesi di sdoppiamento dell’Euro caldeggiata anche da economisti italiani come Luigi Zingales. Dunque, non ho il merito di aver “scoperto” questa tendenza. Il punto è quello di capire dove può portarci.

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Perchè la manovra sull’euro non sta funzionando?

Come ci si ricorderà, due settimane or sono, la Bce ed i paesi aderenti alla Ue vararono una manovra che avrebbe dovuto stroncare la manovra speculativa sull’Euro, ridandogli valore sui mercati internazionali: 700 miliardi per sostenere i titoli dei paesi in difficoltà (Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e forse Italia). L’euforia dei mercati durò esattamente un giorno, lunedì 10 maggio, con un rialzo di circa 11 punti. Dal giorno seguente le borse europee ripresero l’andamento al ribasso e, con esse, anche la parità euro-dollaro riprese la parabola discendente.  Nel linguaggio tecnico, si era trattato del classico “salto del gatto morto” (“gettato da adeguata altezza, anche un gatto morto rimbalza” secondo l’espressione dell’economista di Singapore che l’ha coniata).
A distanza di due settimane, la manovra sembra aver avuto il solo effetto di rallentare ma non annullare la discesa dell’euro ed oggi, 23 maggio, il “Sole 24 ore” titola: “Il dollaro si prende la rivincita. Le difficoltà dell’euro rilanciano il ruolo di valuta globale della divisa americana”.
Ma va! E chi se lo aspettava?!
Allora, come mai la manovra non ha funzionato?

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La guerra del rating: urge attrezzarsi.

A quanto pare avevamo visto giusto nell’articolo precedente: il terremoto ateniese non era casuale ma parte di una guerra monetaria contro l’Euro condotta dagli Usa. Uno degli strumenti di punta di questa guerra sono state le agenzie di rating che hanno declassato i titoli di Grecia, Spagna e Portogallo e, con una semplice frasetta buttata lì, hanno fatto ballare la rumba a tutto il sistema bancario italiano.
Lasciamo perdere se e quanto queste valutazioni di Moody’s, Standard & Poors o Fitch Rating siano fondate (ne parleremo in altra occasione), quello che colpisce è che, ancora oggi, dopo i disastri combinati sulle banche americane (vi ricordare le “tre A” accordare alla Lehman Brothers sino all’antevigilia del fallimento?), esse continuano ad avere una influenza enorme sui mercati finanziari.

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