Tag: crisi euro

Nè elitismo nè populismo: l’emergenza che abbiamo davanti.

Lo scontro in atto fra istituzioni europee e governo giallo verde italiano è solo il riflesso di quello più ampio che, quantomeno in Europa ed Usa, sta contrapponendo la rivolta populista alle èlites e che sta schiacciando la sinistra democratica (ovviamente non è del Pd che parlo) in un referendum che, come che vada, la vede sconfitta in partenza.

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Germania ed Europa.

In Germania c’è sempre stato un “partito antieuro” incarnato dalla Bundesbank, guardiana inflessibile del rigore monetarista che impose la clausola per la quale la Bce non può acquistare titoli di debito degli stati (unica banca centrale al mondo che non ha la funzione di prestatore di ultima istanza).

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Berlusconi propone di uscire dall’Euro: attenti a non cadere nella trappola

Era nell’aria: Berlusconi prepara la sua campagna elettorale sul tema dell’uscita dell’Italia dall’Euro e spera che l’euro affondi da solo già entro l’anno, in modo da potersi presentare come il primo che aveva proposto di prendere il largo dall’insicura moneta comune. Ma punta anche sull’attuale impopolarità della moneta comune, vista come la ragione della crisi italiana: “in altri tempi avremmo dato fiato alle esportazioni con una bella svalutazione”, “L’Euro è la causa delle tasse con cui Monti ci sta massacrando”, “Restare nell’Euro significa accettare la dittatura della Germania”. Sono discorsi che sentiamo tutti i giorni. Discorsi che hanno dentro molta verità, ma anche molto semplicismo e molta fede nei miracoli. Il punto è che una uscita improvvisa dall’Euro –o peggio ancora un suo crollo improvviso- determinerebbe molti più mali che benefici e rischieremmo di spezzarci la schiena. Detto questo, attenzione a non cadere nella trappola che il Cavaliere ci sta tendendo: presentare la sinistra come gli ultras dell’Euro, scaricandogli addosso tutta l’impopolarità che da questo deriva, soprattutto in caso di naufragio della moneta. Ed allora che si fa? Calma e gesso, ragioniamoci su.

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Rating, euro ed Usa: qualche puntualizzazione

Mettiamola così: gli americani non sono interessati ad abbattere l’Europa, anzi, sono interessati al contrario, i cinesi ed i russi lo sono meno che meno, i giapponesi hanno le loro grane, eppure all’improvviso i titoli europei hanno iniziato a ballare la tarantella e le agenzie di rating (che, come è noto, sono osservatori del tutto disinteressati) hanno dovuto –con grande dispiacere- declassare quei titoli per seguire le tendenze di milioni di piccoli investitori che, tutti insieme ed all’improvviso, si sono accorti delle fragilità del debito europeo e lo hanno fatto sistematicamente, come da manuale: prima Grecia, poi Portogallo, Spagna, Italia, Francia, Olanda, Austria, Finlandia. E’ il mercato bellezza!
O se preferite, è tutto un complotto dell’Isola di Man che vuole imporre la “Sterlina di Man” al resto d’Europa.
Va bene così? C’è qualcuno che è disposto a credere a queste spiegazioni?

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Liberalizzazioni. L’ho detto e lo confermo: Mario il Grigio è grande!

Mario il Grigio ha assicurato che, con le sue liberalizzazioni, ha sconfitto i “poteri forti”, libererà gli italiani dalle tasse occulte e (udite, udite!) il Pil italiano, nei “prossimi anni aumenterà del 10%. Queste non sono dichiarazioni; questi sono i fuochi d’artificio della notte di Capodanno! Vediamo.

a- così apprendiamo che i “poter forti” in questo paese sono taxisti, farmacisti, avvocati e via di questo passo. Noi credevamo che i “poteri forti” fossero le banche, le multinazionali, il Vaticano, la Nato e invece… d’ora in poi, quando prendete un taxi o entrate in farmacia fatelo con circospezione: avete a che fare con un uomo dei poteri forti!

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Devo congratularmi con “Mario Il Grigio” (Monti)

Non stupitevi: devo proprio congratularmi con il senatore Monti. Non per la manovra economica (per carità!), che è un disastro: botte da orbi a ceti popolari e medi, diminuzione delle garanzie sociali, grandinata di tasse su immobili e consumi. E tutto senza nessun risultato, nè vicino nè lontano: lo spread continua ad impazzare, il rischio di fare default  è intatto, perchè non si sa come sostenere interessi al 7% su un debito arrivato al 120% del Pil, ripresa economica sempre meno vicina e credibilità internazionale al punto di prima: zero. Sotto questo aspetto va detto che il bilancio non  potrebbe essere peggiore: avevamo chiamato San Giorgio per abbattere il Drago e il Drago continua a farla da padrone senza neanche filarsi San Giorgio. Dunque non è per questo che ci congratuliamo.

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2012 in arrivo: facciamo due conti

Ogni tanto vale la pena di fare due conti facili facili, come la signora Maria di Voghera, quando, a fine giornata, fa i conti della spessa e vede quanto resta in cassa per il resto del mese.
Ed allora: nell’anno prossimo, fra titoli sovrani, obbligazioni di enti pubblici minori, corporate bond (debiti d’impresa), obbligazioni bancarie, scadono titoli per 11.000.000.000.000 (undicimila miliardi) di dollari. Faccio grazia degli spiccioli. Ve l’ho scritto con tutti i 12 zeri per farvi apprezzare la cifra in tutta la sua imponenza: si tratta di poco meno di un sesto del Pil mondiale e di circa l’11% dell’intero debito mondiale. Come dire che, se ogni anno avessimo scadenze di questa entità, in nove anni dovremmo rinnovare l’intero debito mondiale, compresi i titoli ultraventennali.  E, per di più, nei due anni seguenti, le scadenze saranno solo di poco inferiori.

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Tira proprio una brutta aria…!

Cappuccino, brioche e intelligence n°33

Spigolando sui giornali delle ultime due settimane:

1- L’università militare tedesca ha approntato un piano per il caso in cui la Germania dovesse decidere un repentino passaggio dall’Euro ad altra moneta (il Marco? il Neuro?). Si sa che gli stati maggiori militari -e le loro accademie- spesso elaborano piani teorici con l’augurio di non doverli mai mettere in pratica e che, nella grandissima maggioranza dei casi (per fortuna) restano sulla carta. Dunque, anche questo potrebbe essere (e ce lo auguriamo) uno di quei piani. Però la notizia merita di essere commentata per due ottime ragioni: primo, perchè la semplice notizia dell’apprestamento di un piano del genere ha in sè un notevole  potere di dissuasione nei confronti dei riottosi alleati europei, destinato a pensare nelle trattative in corso. Ed il semplice fatto che essa sia stata fatta filtrare fa pensare esattamente questo.

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L’accordicchio sull’Euro

Fra gli addetti ai lavori, il 9 dicembre era una sorta di “giorno del giudizio universale” che ci avrebbe detto se l’Euro sopravviverà o no. I resoconti sull’esito possiamo sintetizzarli così: <<La riunione è terminata e l’accordo c’è, ma non completo; è parziale e non unanime, cioè quasi unanime (manca solo l’Inghilterra) però dobbiamo prevedere che la Grecia è destinata ad uscire. E l’accordo non è immediato, perchè poi lo definiamo a marzo. Più che altro è la premessa di un accordo che c’è, ma forse non c’è. Però può migliorare, se non peggiora. >>
Ci avete capito nulla?
Veniamo ai dati di fatto.

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