Tag: crisi economica

Londra: tra protesta sociale e criminalità organizzata

segnalo una intervista che ho rilasciato per il sito cadoinpiedi.it sui recenti fatti di Londra.

La rivolta legata alla crisi e ai tagli alla spesa pubblica che colpiscono le fasce più deboli della popolazione. Evidente un fronte comune tra la protesta e la malavita organizzata. L’esito è una jacquerie sociale che sarà sempre più presente e diffusa nei prossimi anni.

http://www.cadoinpiedi.it/2011/08/09/londra_tra_protesta_sociale_e_criminalita_organizzata.html

Cappuccino, brioche e intelligence n°18. Wikileaks: segnali di terremoto in arrivo.

Wikileaks sinora ha dimostrato di fare il serio: quando ha annunciato qualche pubblicazione, poi non ha sgarrato di un giorno. Ora si parla di documenti riguardanti le banche americane (forse una in particolare) e si parla di 2.700.000 mail (avete letto bene: duemilionisettecentomila). Immaginiamo che questo darà vita alla più feroce caccia all’uomo di tutti i tempi ed il mandato di cattura internazionale, che mette in moto l’Interpol, è già un segnale in questo senso: in fondo non ricordiamo precedenti di un mandato di cattura internazionale per un reato di violenza sessuale. Ma immaginiamo che anche Assange abbia preso le sue precauzioni.

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Il mio nuovo libro. 2012: la grande crisi.

Cari amici,

dal 18 novembre è in libreria il mio nuovo libro. 2012: la grande crisi.

Esce per l’editore “Ponte alle grazie”, con cui giusto un anno fa pubblicai “Come funzionano i servizi segreti”. Avendo limitati mezzi per pubblicizzare questo lavoro, non posso che affidarmi al “passaparola” dei lettori, chiedendovi di sfogliare questo volume in libreria e, se dovesse risultare di vostro interesse, di darmi una mano nel farlo conoscere.

Grazie e non dimenticate di segnalarmi problemi, omissioni, dissensi: mi farà piacere discuterne con voi.

Download indice.

ascolta lo spot radiofonico.

recensioni e interviste:

-illibraio.it (recensione)

-wuz.it (intervista)

-antimafiaduemila.com (recensione)

Aldo Giannuli, 18 novembre ’10

La guerra del rating: urge attrezzarsi.

A quanto pare avevamo visto giusto nell’articolo precedente: il terremoto ateniese non era casuale ma parte di una guerra monetaria contro l’Euro condotta dagli Usa. Uno degli strumenti di punta di questa guerra sono state le agenzie di rating che hanno declassato i titoli di Grecia, Spagna e Portogallo e, con una semplice frasetta buttata lì, hanno fatto ballare la rumba a tutto il sistema bancario italiano.
Lasciamo perdere se e quanto queste valutazioni di Moody’s, Standard & Poors o Fitch Rating siano fondate (ne parleremo in altra occasione), quello che colpisce è che, ancora oggi, dopo i disastri combinati sulle banche americane (vi ricordare le “tre A” accordare alla Lehman Brothers sino all’antevigilia del fallimento?), esse continuano ad avere una influenza enorme sui mercati finanziari.

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Ancora a proposito del mancato accordo sul clima e sull’eterno presente…

Ancora a proposito del mancato accordo sul clima e sull’eterno presente…

Le ragioni del fallimento del negoziato sul clima sono molteplici e, forse, quelle  di maggior  interesse non sono di ordine politico o economico, quanto quelle di carattere antropologico.
E’ accaduto qualcosa di stupefacente: si profila una catastrofe che può mettere in discussione la sopravvivenza di centinaia di milioni di esseri umani (e che forse, può minacciare la stessa specie), ma non si riesce a trovare un accordo neppure minimo. E la cosa più impressionante è che, a questa manifesta impotenza/incapacità dei governanti, corrisponda un sostanziale disinteresse dei governati. Anzi: l’operaio Joe della fabbrica d’auto di Minneapolis è pronto a fare barricate per difendere la sua fabbrica, ma non gli interessa più di tanto la questione del clima. Anche se, magari, questo può significare che fra 10 anni possano esserci  processi sociali, economici e naturali per i quali il fallimento della sua fabbrica sarà l’ultima delle preoccupazioni anche per lui.

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Il bluff Obama

Il bluff Obama

E’ passato quasi un anno dall’insediamento di Obama alla Casa Bianca e, il meglio che si può dire a proposito è che è stato un anno senza infamia e senza lode. La riforma della sanità deve ancora passare e non sappiamo in che termini finali passerà. Il pantano irakeno è ancora là e si trascina stancamente; in Afghanistan si medita di rilanciare l’impegno militare per evitare di confessare il fallimento dell’intera operazione. La riconversione verde dell’economia per ora non è più di uno slogan accompagnato da qualche fumosa promessa in materia di emissioni e di impegno per il clima. Per il resto poco o nulla, salvo un incredibile “Premio Nobel alle intenzioni” che fa risaltare ancor più la mancanza di risultati concreti.

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Tutto va ben, madama la Marchesa…

La crisi è finita: tutto va ben, madama la Marchesa…

Quelli che –come me- sono “diversamente giovani”, ricorderanno una divertente canzoncina (credo degli anni cinquanta) “Tutto va ben madama la marchesa…”: rispondendo al telefono, un compitissimo maggiordomo rassicurava la sua padrona che al castello andava tutto bene, molto bene, a parte un piccolissimo incidente, la morte del cavallo. Alla successiva domanda della signora, il domestico spiegava che la morte era avvenuta per asfissia durante l’incendio delle scuderie, ma, a parte questo, andava tutto a gonfie vele. Preoccupata la dama chiedeva come mai si fossero incendiate le scuderie sentendosi rispondere che l’incendio si era propagato dal castello in fiamme, ma, a parte questo, “tutto va ben madama la marchesa”. Ma come era accaduto l’incendio del castello? Perchè i vecchi mobili avevano preso fuoco da uno dei ceri accanto al catafalco del signor Marchese che si era suicidato il giorno avanti. Ma “a parte questo, tutto va ben, madama la Marchesa”…

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Democrazia, economia, guerre: l’autunno che viene.

Molti segnali di euforia accompagnarono le decisioni del G20 nei primi d’aprile: la crisi sembrò risolta, le previsioni di pronta ripresa si inseguirono, promettendola, se non proprio per la fine del 2009, per la prima metà del 2010 e le borse conobbero una nuova fase d’euforia. Ma si trattò di una fase assi breve e, già da alcune settimane, la borsa sembra gradualmente riprendere un andamento oscillante sempre più pronunciato. Le previsioni di ripresa si son fatte più caute e pochi azzardano date, mentre i richiami all’ottimismo appaiono sempre più di maniera come i tanti sorrisi stereotipati sul volto di governanti e finanzieri. D’altra parte, questo “ottimismo di Stato” ci ricorda una frase di Irving Fisher, docente di economia alla Yale University: “A quanto pare le quotazioni di borsa si sono assestate su livelli molto alti”.

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