Tag: crisi economica

#Aldo_Giannuli_Leaks: il 2012 su Radio Popolare

Cari amici,

nell’augurarvi buon anno, vi informo che il 2,3,4 e 5 gennaio, dalle 10.40 alle 11, sarò in diretta su Radio Popolare per degli speciali col Direttore Danilo De Biasio, in cui cercheremo di analizzare gli scenari che si potrebbero verificare nell’anno appena cominciato.

Sperando che queste trasmissioni siano un utile contributo alla comprensione, vi invito a comunicarmi le vostre impressioni e critiche, e a partecipare al dibattito su questi temi sul mio sito, dove potrete trovare quotidianamente, i video e gli audio della trasmissione.

Ecco la prima puntata! (Attendere qualche secondo per l’inizio dello streaming)

Per seguire la trasmissione in diretta, potete sintonizzarvi sui 107.6 di Radio Popolare oppure connettervi allo streaming su:
http://www.radiopopolare.it/poplive/diretta/

Buon anno e grazie per l’attenzione!

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Una serata con Bertinotti, Migliore e Ferrero

Salone Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano (400 posti circa) pieno (anche se non gremito) nonostante la partita con il Barcellona a San Siro. Non è poco. Unica pecca: gli under quaranta non erano più del 5% dei presenti. La serata, organizzata dalla locale federazione di Rifondazione Comunista, era particolare: erano chiamati a confrontarsi il segretario del Prc Paolo Ferrero, uno degli esponenti di punta di Sel, Gennaro Migliore ed il vecchio padre nobile dell’area, Fausto Bertinotti. Moderatore Danilo Di Biasio, direttore di Radio Popolare, che se l’è cavata egregiamente. Vale la pena di notare che non c’era nessuno dei comunisti italiani fra i relatori: considerato che fanno parte della mitica “federazione della sinistra” (di cui nessuno parla più), sarebbe stato  normale che ce ne fosse uno.

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2012 la grande crisi

Per chi fosse interessato segnalo lo spettacolo, tremendamente attuale, realizzato dalla Compagnia Teatrale della luna crescente e dal laboratorio Lapsus sul mio libro, “2012 la grande crisi”, di cui sono molto onorato.

Compagnia Teatrale della Luna Crescente & Laboratorio LA.P.S.U.S.
presentano lo spettacolo:

2012: LA GRANDE CRISI
di Aldo Giannuli (Ponte alle Grazie – 2010)
con: Corrado Gambi e Alfonso Cuccurullo
musiche di: Carmen Falconi e Giulia Costa

… “Ieri ho detto ‘domani ti pago’. E domani ti pago!”…
Ma… è possibile fare uno spettacolo su temi economici?… Ed è possibile fare uno spettacolo su temi economici a passo di… tango?… ed è possibile fare uno spettacolo su temi economici, a passo di tango, sul grande mostro della… crisi (aaaaaahhhhhh!!!)?… Ed ancora, è possibile fare uno spettacolo, su temi economici, a passo di tango, sulla crisi… anche con ironia?…

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Fine della Seconda Repubblica: come si rimescoleranno le carte?

Scontato l’incarico a Monti, direi inevitabile: se non ci fosse stato a quali valori sarebbe schizzato lo spread nella giornata di lunedì? E poi c’è un argomento semplice semplice di cui non parla nessuno: se questo anno sono scaduti 60.000 miliardi di titoli italiani, nel 2012 ne scadranno per 250.000, il che significa che, all’interesse attuale del 6% circa, dovremo trovare 15.000 miliardi solo per pagare gli interessi. Inoltre, nell’anno prossimo arrivano a scadenza una valanga di altri titoli: una congiuntura senza precedenti per cui tutti saranno a caccia di liquidità come dispersi nel deserto.
Inimmaginabile affrontare nuove elezioni con un vuoto di potere di tre-quattro mesi  nel mezzo di una tempesta così. Dunque, Monti non ha alternativa e ci tocca sorbircelo (anche se siamo perfettamente coscienti che sarà un governo che farà impallidire il ricordo di Quintino Sella). Ed è abbastanza logico che arrivi alla fine della legislatura. Molte cose cambieranno in questi 18 mesi ed andremo ad un rimescolamento generale di carte.

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Berlusconi ha promesso di dimettersi. Voi ci credete? Io no.

Questa volta sembra fatta: la maggioranza si è sfarinata e, magari nei prossimi giorni altri deputati Pdl potrebbero passare al terzo polo, Berlusconi è andato al Quirinale ed ha promesso a Napolitano che, dopo l’approvazione del piano di stabilità richiesto dalla Ue, non farà i capricci e si dimetterà. Voi ci credete?
Partiamo da una considerazione: se in un paio di settimane il piano passa, Berlusconi si dimette per fine novembre, diciamo per i primi di dicembre. Napolitano apre le consultazioni e la crisi può prendere due strade: o un governo di transizione che porti alle elezioni in primavera (o al massimo nel prossimo autunno) o subito scioglimento del Parlamento.

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La crisi degenera. Che sta succedendo?

I mercati sono in picchiata, lo spettro di un gigantesco effetto domino si para improvvisamente davanti: default della Grecia- crisi bancaria franco-tedesca- default italiano-  fine dell’euro- fine della Ue, grande crisi mondiale.
E tutto questo è stato innescato solo dall’annuncio di Papandreu di un referendum  sul piano di aiuti ottenuto e sulle conseguenti misure da adottare.
Per capire dove stiamo andando a sbattere, partiamo da una domanda: perchè Papandreu ha fatto questa mossa?
Si potrebbe pensare che ci sia dietro una strategia del tipo: “se salta tutto, noi greci andiamo a terra, ma ci portiamo appresso tutti voi, signori dell’Eurozona, per cui vi conviene concederci gli aiuti a condizioni più ragionevoli, per evitare la catastrofe”. Ma questo non convince: è un argomento che Papandreu avrebbe potuto far valere già da due anni  e non lo ha mai fatto, che senso avrebbe farlo ora, dopo aver appena concluso con successo il negoziato per il finanziamento Ue-Bce per una rata di bond?

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Diritto all’insolvenza?

Di fronte alla tragica situazione greca, diversi osservatori come Loretta Napoleoni, Andrea Fumagalli, Damien Millet o Eric Touissant (tanto per fare qualche nome) hanno avanzato -con varie modulazioni- la proposta di uscirne dichiarando default, anzi, Fumagalli ha teorizzato un “diritto all’insolvenza”.
Abbiamo già detto che molti paesi di prima grandezza (Usa e Giappone, oltre che Italia) sono in condizioni di non poter pagare il proprio debito, ma di poter al massimo mantenersi sulla linea di galleggiamento (sinchè dura) pagando gli interessi e sperando che i creditori rinnovino all’infinito il loro prestito. Dunque, il tema si impone ed è necessario discuterne con molta freddezza, senza passionalità.

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I limiti alla crescita e la crescita dei limiti

Uno dei motivi per cui questa crisi è diversa da tutte le altre è la presenza di un “limite ambientale” che rende problematico un approccio “sviluppista”. Sicuramente da questa crisi non usciremo senza un rilancio produttivo delle economie occidentali, ma, questo significa anche un maggior consumo di materie prime (fra cui quelle non rinnovabili) e noi siamo già oltre il limite della sostenibilità del pianeta.
E per di più, gli occidentali –che già consumano da soli più di quanto il pianeta non sia in grado di riprodurre- non intendono modificare di niente i loro consumi e gli Emergenti (che sono numericamente il quadruplo degli occidentali) aspirano ad un miglioramento delle loro condizioni di vita consumando di più ed è piuttosto complicato andare a dire a cinesi, indiani, egiziani, brasiliani, messicani ecc che, per il bene del pianeta, devono continuare a mangiare (poco) riso o mais e ad andare a piedi. D’altra parte, vi pare che saremmo un pulpito credibile per questa predica?

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La nuova bolla che scoppierà: l’oro

Diversi frequentatori di questo blog, scambiandomi per un consulente finanziario (quel che proprio non sono), mi chiedono “Mi conviene comperare oro? E’ un investimento sicuro vero?”. Consulente finanziario non sono, ma qualche informazione base posso darla.
In vista dell’imminente recessione, molti risparmiatori si sono precipitati ad investire in oro, contribuendo, in questo modo, a farne salire il prezzo sino alla cifra record di 1.900 dollari l’oncia: solo tre anni fa una quotazione alla metà sarebbe parsa una impennata impressionante. E tutti deducono di aver fatto bene a mettere lì i loro soldi. Per ora cerchiamo di vedere la cosa dal punto di vista del piccolo risparmiatore, dopo parleremo degli speculatori.
Per spiegare cosa sta succedendo, devo fare una premessa: di quale oro stiamo parlando?

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Uscire dalla crisi si può, continuare come sempre no

Spesso mi sento accusare di eccessivo pessimismo, ma si tratta di una impressione sbagliata. Al contrario sono molto ottimista circa la possibilità –in sè- di uscire dalla crisi, evitando sia una prolungata depressione che eventi più drammatici come un conflitto generalizzato dall’esito tutt’altro che certo.  Ma occorre fare le cose giuste e vincere resistenze di interessi consolidati. Il problema è la qualità indecente della classe politica occidentale (non solo italiana).
Le crisi non sono disastri naturali indipendenti dalla volontà umana, come uno tsunami, o la manifestazione di un fato ostile cui arrendersi; sono totalmente dipendenti dall’azione dell’uomo. E non sono neppure eventi incomprensibili al quale nessuno sa come porre rimedio. Al contrario, le crisi (e questa forse più delle altre) sono processi le cui cause sono abbastanza trasparenti e, di conseguenza, comportano soluzioni razionali non impossibili da immaginare e realizzare. Certo: uscite razionali, possibili ma non indolori.

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