Tag: crisi di governo

Il vuoto strategico americano.

Quando crollò l’Urss, e con essa l’ordine mondiale bipolare, le valutazioni furono in generale assai ottimistiche e molti si spinsero a prevedere che tutto ciò avrebbe portato ad un crollo nelle spese militari, non essendoci più alcuna gara negli armamenti, dirottando ingentissime cifre verso investimenti sociali. Si parlò addirittura di un incombente “Nuovo Rinascimento”. Non pare che le cose siano andate in questo modo: dopo un relativo calo nei primi anni novanta, la spesa militare è invece sensibilmente aumentata, a danno di quella sociale e, quanto al “nuovo Rinascimento”, chi lo ha visto?

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Tanto tuonò che piovve: è la crisi di un governo che non doveva nascere

Ci siamo: la crisi è iniziata come era inevitabile che fosse date le caratteristiche di una maggioranza tenuta insieme con lo sputo e con un Cavaliere tristemente avviato al patibolo. Vediamo ora che può succedere.

Primo nodo da risolvere: Letta cade o no? Questo dipende da diversi fattori: il numero di dissidenti Pdl, cosa farà il M5s e se ci saranno altri dissidenti. Ma, anche se dovesse passare la fiducia al Senato, che prospettive avrebbe? Le dimissioni in massa dei parlamentari Pdl comporterebbero obbligatoriamente le nuove elezioni?

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Lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: non dovete allearvi con il Pd, ma fare solo un accordo limitato e a termine

Ho inviato questa lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, apparsa a pagina 18 de “Il fatto quotidiano” di oggi, 6 agosto 2013, che ringrazio per l’ospitalità.

Caro Grillo, caro Casaleggio,

mi sembra che la situazione stia avendo evoluzioni molto interessanti ed il M5s abbia a portata di mano la possibilità di ottenere tre risultati mica da poco: porre fine all’osceno governo delle larghe intese (in particolare, rimuovendo Alfano dal Ministero dell’Interno),  bloccare la riforma del 138 e togliere di mezzo il Porcellum. E’ il caso di dirlo: un terno secco! Come fare? Allearsi con il Pd? No, non è quello che penso.

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Napolitano, Grillo, i saggi e la Costituzione: questa crisi è grave ma non è seria

Grillo ha proposto di iniziare a far lavorare il Parlamento, “congelando” in qualche modo la crisi di governo e l’esempio citato è quello del Belgio che è da due anni “senza governo” e tira avanti lo stesso. Quasi tutti i costituzionalisti, a parte Cheli, hanno bocciato la proposta ritenendola costituzionalmente impraticabile. Nello stesso tempo, il Presidente della Repubblica ha fatto una proposta in qualche modo convergente: intanto lasciamo il governo Monti che è “pienamente operativo” (si badi all’aggettivo) e facciamo un comitato di saggi che spiani la strada ad un governo di larghe intese, mettendoci  dentro alcuni economisti e costituzionalisti di chiara fama, insieme ad un esponente di ciascun partito (meno il M5s), in modo che trovino una intesa sul programma. Poi, aggiunge, ”io non mi dimetto sino alla fine del mandato” cioè il 15 maggio, il che, in soldoni, significa che prima di settembre non si vota. Dunque questa situazione di “sospensione” potrebbe durare anche altri 5-6 mesi, durante i quali, il governo c’è: Monti.

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Pd: suicidarsi o cercare di sopravvivere?

La riforma dell’art. 18 non è nemmeno la cosa più ignobile fra quelle che sta combinando il governo Monti e neppure la più grave (ad esempio lo scasso del sistema contrattuale è già una cosa che produce più danno), ma ormai ha assunto una valenza simbolica che va molto oltre il merito della questione. Lasciamo da parte il contenuto della questione (sul quale torneremo) e valutiamo gli aspetti di metodo che, per certi versi, sono ancora più “pesanti” del merito. In primo luogo la decisione di andare avanti senza il consenso delle parti: la concertazione non è un metodo che abbiamo mai apprezzato, perché ognuno deve fare il suo mestiere: il governo deve governare ed i sindacati debbono animare il conflitto sociale, le leggi non si contrattano come se fossero accordi aziendali e la contrattazione sindacale deve restare una cosa fra le parti senza mischiarsi con la formazione delle leggi.  Questo pateracchio iniziato negli anni settanta, per cui tutto finisce nello stesso calderone in cui governo, imprenditori e sindacati operano “transazioni improprie” per cui una legge è scambiata con una norma contrattuale, un piano di finanziamento alle imprese con un contratto di categoria ecc è un deprecabile residuo consociativista di cui ci libereremmo molto volentieri.

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Adesso i referendum, dopo cerchiamo di non buttare via la vittoria.

Sapevo (e mi auguravo) di suscitare un vespaio parlando dei difettacci della sinistra -su cui dovremo tornare per motivare il perchè di certi giudizi- però, adesso godiamoci un attimo la vittoria. Niente ozi di Capua, ma ogni tanto occorre anche sapersi fermare per apprezzare quello che la vita ci offre, vi pare? E la vita, questa volta ci ha fatto un gran bel regalo: Milano è importante e non vincevamo da 18 anni, però sapevamo tutti che non di sola Milano si parlava ma di ben altro. Dobbiamo riconoscere che Silvio ha superato sè stesso (la sceneggiata da accattone fatta da Obama e Medvedev è stata solo la ciliegia sulla torta) e Letizia ci ha allietati con  una serie di fesserie da Guinness dei primati.

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Sfiducia: l’inventario dei danni.

I giornali dell’opposizione si rallegrano che Berlusconi abbia vinto per soli tre voti: fanno molto male: a questo giro, quello che contava era vincere, anche per un solo voto dato per sbaglio. Dopo si apre un’altra pagina, nella quale il Cavaliere può sbattere sul tavolo dieci posti da ministro e sottosegretario (aumentabili ad libitum ) più posti di sottogoverno. Ma quello che più conta, ha a suo favore il vantaggio psicologico della vittoria: ha dimostrato di venirne fuori ancora una volta, mentre i suoi oppositori, una volta di più, hanno dimostrato la loro inconsistenza: un’armata variopinta ed inconcludente  di cui si può parlare solo per ridere.

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Cappuccino, brioche e intelligence n°16: Wikileaks, l’attacco all’italia e il Cavaliere.

Wikileaks promette di mandare in rete molti documenti riservati degli Usa riguardanti i paesi alleati. Probabilmente si tratterà di reports riservati dalle ambasciate (o delle stazioni Cia), dunque testi rigorosamente ufficiosi e destinati ad esclusivo uso interno, nei quali l’autore si lascia andare a considerazioni che mai farebbe in sedi ufficiali e fornisce informazioni confidenziali. Cose del tipo notizie su quella particolare azione ostile che gli Usa devono far finta di ignorare, o sul “vizietto” del capo di Stato straniero che si può ricattare, su quella particolare azione di condizionamento svolta dagli Usa per condizionare una determinata decisione di questo o quel paese la cui opinione pubblica assolutamente non deve conoscere e così via.

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