Tag: crisi 2008

Una schiarita. Ma non facciamoci troppe illusioni.

Dopo la doppietta di martedì e mercoledì, che ha messo in ginocchio la borsa ed il Monte dei Paschi, le cui emissioni sono ormai ridotte a livello di titoli spazzatura, giovedì ha segnato una ripresa: la borsa ha recuperato un 4%. Decisiva la dichiarazione di Draghi che lascia intravedere l’ennesimo quantitative easing a marzo: funzionerà?

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Ripensare la globalizzazione

Quando si ragiona sulla crisi e sui possibili rimedi, accade spesso di sentirsi dire che questa o quella misura da assumere sono impossibili perchè la globalizzazione lo impedirebbe,  con tutto quel che ne consegue.
Altrettanto spesso capita di sentir dire che processi come la decadenza dello stato nazionale o la delocalizzazione delle imprese industriali nei paesi emergenti o il connesso peggioramento delle condizioni di lavoro nella residua impresa manifatturiera nel nord del Mondo, sono fenomeni ormai scontati ed irreversibili.
In altri termini, la globalizzazione viene identificata con quello che essa è stata concretamente in questi 20-30 anni e fatta coincidere con il progetto neo liberista. Per cui, non c’è globalizzazione possibile al di fuori di quella di ispirazione neo liberista e, siccome non c’è Mondo immaginabile al di fuori di quello della globalizzazione, l’ordine mondiale neo liberista è l’unico possibile e definitivo.
Siamo sicuri che le cose stiano così?

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Una sconfitta meritata.

Che le elezioni di medio termine rappresentino spesso un test sfavorevole ai presidenti in carica è cosa nota e, d’altra parte, Obama aveva vinto con un tale scarto che era presumibile una flessione. Ma questa sconfitta è qualcosa che va ben al di là di un arretramento fisiologico e compare come una versa disfatta politica.
Intanto per le proporzioni del disastro che consegna la maggioranza della Camera ai repubblicani e segna una perdita di milioni di voti dei democratici. In secondo luogo per la direzione di flussi in uscita: Obama perde sia verso destra (con il passaggio ai repubblicani di fasce consistenti di elettorato anche giovane), sia verso sinistra con una massiccia astensione di giovani, neri, ispanici e elettorato povero. Proprio i gruppi che avevano dato ad Obama la spinta per vincere. E dunque è il fallimento, sul nascere, del nuovo blocco  sociale democratico dopo trenta anni di incontrastata supremazia di quello repubblicano.

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Ma i manager sono tutti campioni come Ronaldo?

Sandro Catani ha recentemente cercato di giustificare le spropositate retribuzioni dei manager e l’argomentazione di fondo è già illustrata nell’autorevole prefazione di Lugi Zingales, che sostiene che sono il prodotto della rarità del talento richiesto, dall’altro del gigantismo proprio dell’era della globalizzazione; essi prendono quelle cifre per la stessa ragione per cui prendono compensi altissimi anche David Beckham o Cristiano Ronaldo che fanno la differenza fra una qualsiasi partita di calcio ed un grande spettacolo. E Beckham e Ronaldo prendono molto più di Gigi Riva, non perchè siano più bravi di quanto lo fosse lui prima, ma perchè ai tempi di Riva una partita in Tv la vedevano 20 milioni di persone ed ora 200 grazie ai sistemi satellitari.

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