Tag: crescita economica

Ma siamo sicuri che non debba riprendere l’intervento Statale in economia?

Uno dei caspisaldi ideologici del neo liberismo (e forse il principale) è stato l’espulsione dello Stato dall’economia: le grandi holding statali (come le Partecipazioni Statali in Italia), dove c’erano, sono state smantellate e in gran parte privatizzate; alcune grandi aziende pubbliche, come quelle nel settore dell’energia e dei trasporti in alcuni paesi (come Francia e Italia) sono state trasformate in società per azioni  di cui lo Stato è l’unico azionista o comunque quello di riferimento, ma con la tacita intesa che, prima o poi si sarebbe privatizzato tutto.

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Rimettere la finanza sotto l’economia reale.

A quanto pare, non ci sarà ripresa economica se non usciremo dalla crisi del debito, come osserva Adrien De Tricornot. Questo per diversi ordini di ragioni. In primo luogo perché se la bilancia commerciale continuerà a restare in rosso, il debito pubblico diventerà fatalmente insostenibile: una bilancia commerciale in passivo significa che un paese sta consumando più di quello che produce, per cui i debiti (anche privati) non possono far altro che aumentare. Di conseguenza, si innesca l’effetto “Regina Rossa” (o “tapis roulante contromano”).

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Crisi: le origini del disastro.

La crisi, come si sa, ha avuto origini finanziarie,  ma questo non spiega tutto. Ci sono ragioni molto più profonde che si riferiscono all’evoluzione dell’economia reale. Dalla fine degli anni settanta, si è manifestata a livello mondiale una  tendenza al calo dell’occupazione manifatturiera, nonostante un forte incremento assoluto di produzione industriale; e questo è in larga parte spiegabile con il “salto” tecnologico prodotto dalla combinazione fra robot ed informatica, che ha ridotto la domanda di forza lavoro.

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Crescita economica: tre modelli e il resto del mondo. I modelli

Parte prima (consigliata prima della lettura della seconda parte): “Crescita economica: tre modelli e il resto del mondo. Inquadramento”
Parte seconda: i modelli. Di Lamberto Aliberti. Il PIL è la somma algebrica di 5 componenti, 4 positive e l’import di beni e servizi negativo. Espressi a prezzi costanti, sono la manifestazione della crescita reale di un paese. Il loro peso sul Pil cambia nel tempo, ma tende a caratterizzarsi in modo diverso da paese a paese.

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Crescita economica: tre modelli e il resto del mondo. Inquadramento

Di Lamberto Aliberti. Parte prima: inquadramento. La crescita. In questi giorni ne cerchiamo gli accenni, con infinita pazienza e crescente speranza. Ne hanno bisogno i governanti, senza la quale rischiano lo strappo definitivo. Ne ha bisogno la società, sull’orlo del precipizio verso il caos. Ne ha bisogno l’Europa, ora che si ritrova sulle spalle la zavorra di un debito pubblico, al limite della sostenibilità, per non dire che l’ha già superata.

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Si può ridurre il debito con la crescita?

C’è una sorta di mantra per il quale il modo “vincente” per risolvere il nodo del debito pubblico è solo quello di puntare sulla crescita del Pil: se io ho un debito di 160 ed un Pil di 100 vuol dire che il mio debito è il 160% del Pil, ma se il mio Pil diventa di 200 vuol dire che il debito, pur restando fermo, è diventato l’80% del Pil e se arrivo a 400 si è abbassato al 40%. Man mano, il gettito fiscale dovrebbe crescere in cifra assoluta così da permettere la graduale riduzione del debito e dei relativi interessi, per cui, già dopo i primi anni (sempre che non ci sia un ulteriore disavanzo statale da finanziare con nuovo debito) il capitale inizierebbe ad essere gradualmente rimborsato e, via via, ridotto.

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