1- L’antefatto.
Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993, ma la frana iniziò almeno cinque anni prima, nel 1987. Lo scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’“ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. E tutti iniziarono a manovrare in vista di quella scadenza, perché il nuovo Presidente sarebbe stato scelto dal Parlamento eletto nel 1992.
A novembre scorso è caduto il 25° anniversario della morte di Leonardo Sciascia: pochissimi e freddi i ricordi, così come era stato 5 anni fa per il ventennale. Nelle librerie si fa fatica a trovare i suoi libri. Raro che il suo nome ricompaia in trasmissioni televisive o che siano dati i film tratti dalle sue opere.
A metà anni ottanta Bettino Craxi sollevò il problema della “governabilità”, prontamente soccorso dal prof. Giancarlo Miglio che, statistiche alla mano, dimostrò che l’Italia era un paese patologicamente instabile: la durata dei governi era fra le più basse d’Europa, il processo decisionale fra i più lenti, il Parlamento fra i meno produttivi quanto a riforme di grande portata, mentre eccelleva per la produzione di interesse microsettoriale ecc.
Non sappiamo se il Presidente cederà alle pressioni di Renzi e resterà sino al 1° maggio o si dimetterà già a gennaio, quello che è certo è che si è aperta la grande partita del toto Presidente. Gli interessati, quasi tutti, a cominciare da Prodi, smentiscono di essere interessati, il che è la conferma più sicura che sono candidati.
Da qualche tempo, si sta infittendo il fenomeno di testi che riferiscono “novità” sul caso Moro (sul quale sono spuntati gli artificieri che affermavano essere presente Cossiga in via Fani ben prima della telefonata di Moretti; poi la guardia di Finanza che ha sostenuto che i servizi sapevano della prigione di Moro già da aprile ecc.) e, più recentemente sulla strage di Capaci i cui mandanti sarebbero stati Craxi ed Andreotti. Quale credibilità possiamo dare a questi testi? Forse conviene astrarre da singoli casi per fare una riflessione generale di metodo.
Leggi la 1a puntata: Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi?
Come si sa, la gens berlusconia indica nelle “toghe rosse” l’origine dei guai del Cavaliere. Il ragionamento è questo: negli anni settanta si affermò fra i magistrati una corrente di contestatori (Magistratura Democratica) che, in breve, divenne la longa manus del Pci nel potere giudiziario. Lentamente questa corrente ed i suoi amici nelle correnti confinanti, conquistarono le Procure della Repubblica e –complice il nuovo codice di procedura penale- sferrarono l’attacco che portò alla distruzione di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli (i cinque partiti che assicurarono democrazia e benessere, ha detto di recente Berlusconi). Quella stessa corrente è poi passata all’attacco del Cavaliere nel momento in cui, con la sua “discesa in campo”, egli impedì la vittoria del Pds, che altri non era che il vecchio Pci travestito.
Prima metà anni novanta- fine anni novanta. Nella seconda metà degli anni ottanta il sistema iniziò ad andare in crisi. L’eccessiva frammentazione correntizia dei partiti, la falsa democrazia della loro vita interna, la produttività sempre più scarsa del sistema politico, l’incomprensibilità dei suoi riti (in particolare in occasione delle crisi di governo), iniziarono a produrre un forte rigetto. A partire dal 1979, l’astensionismo elettorale iniziò a crescere sensibilmente, mentre i tassi reali di adesione ai partiti (iscrizioni, vendita della stampa di partito, sottoscrizioni, partecipazione a manifestazioni di partito ecc.) crollarono parallelamente.
A proposito di abuso pubblico della storia: una strada per Almirante?
Il consiglio della zona 8 di Milano (quella in cui abito) sta discutemndo della proposta di dedicare una strada a Giorgio Almirante. Ovvia la protesta della sinistra, ed ovvia anche la mia adesione alla protesta: ho già detto che sono contrario ad una toponomastica celebrativa e preferirei che si adottasse un criterio della rilevanza storica privo di valutazioni encomiastiche, ma sino a quando il criterio è quello valutativo laudatorio direi che la proposta è semplicemente indecente.
Quello, però, che mi colpisce è il tranquillo silenzio con cui la cosa sta passando. Dove sono gli storici, gli opinionisti, i magistrati che hanno espresso il loro autorevole parere contro l’intestazione di una strada a Craxi. Dove è il popolo viola che ha manifestato a piazza Cordusio? Piero Ricca che fa? E Di Pietro non ha nulla da dire?
Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo…. (3)
“La Grande Riforma”
Craxi fu certamente un grande animale politico dotato di grande istinto. Non di altrettanta riflessione teorica, però.
E questo gli giocò un brutto tiro, soprattutto quando fece troppo affidamento sul proprio fiuto politico, in materie in cui questo non basta.
Un grande disegno politico non nasce solo dall’intuizione, più o meno geniale, di un uomo, chiede molto altro.
E questo limite si coglie molto bene in quella che riteniamo la scelta politica più discutibile di Craxi: la cd “Grande Riforma” delle istituzioni, volta a trasformare la nostra in una “democrazia governante”.