Tag: costituzione

Napolitano, Grillo, i saggi e la Costituzione: questa crisi è grave ma non è seria

Grillo ha proposto di iniziare a far lavorare il Parlamento, “congelando” in qualche modo la crisi di governo e l’esempio citato è quello del Belgio che è da due anni “senza governo” e tira avanti lo stesso. Quasi tutti i costituzionalisti, a parte Cheli, hanno bocciato la proposta ritenendola costituzionalmente impraticabile. Nello stesso tempo, il Presidente della Repubblica ha fatto una proposta in qualche modo convergente: intanto lasciamo il governo Monti che è “pienamente operativo” (si badi all’aggettivo) e facciamo un comitato di saggi che spiani la strada ad un governo di larghe intese, mettendoci  dentro alcuni economisti e costituzionalisti di chiara fama, insieme ad un esponente di ciascun partito (meno il M5s), in modo che trovino una intesa sul programma. Poi, aggiunge, ”io non mi dimetto sino alla fine del mandato” cioè il 15 maggio, il che, in soldoni, significa che prima di settembre non si vota. Dunque questa situazione di “sospensione” potrebbe durare anche altri 5-6 mesi, durante i quali, il governo c’è: Monti.

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Non è la faccia quello che manca, senatrice Finocchiaro

Prosegue il sostanziale ostruzionismo del Pd contro la riforma elettorale ed in difesa del Porcellum: una scelta sbagliata, di destra, anti democratica, ostile alla Costituzione ma, pur sempre legittima, perché un partito ha diritto a scegliere una posizione anche sbagliata o incoerente. La dialettica democratica si basa su questo e, per quanto si possano combattere le singole proposte è pur sempre indiscutibile il diritto di un partito di difenderle. Dunque non staremo a far questione su questo, salvo sottolineare, sul piano del giudizio politico, che si tratta, appunto di una posizione di destra, antidemocratica e anti costituzionale. Quello che si sopporta di meno è l’insincerità con cui si difendono quelle posizioni: se io mi batto per il primato del partito sugli eletti dico chiaramente che l’elettore ha solo il diritto di scegliere il partito ed è questo che nomina parlamentari che lo rappresenteranno. E che si tratti di un solo candidato per circoscrizione (uninominale) o di un listino più o meno ampio, non cambia nulla: il cittadino sceglie il partito e non ha diritto a dir nulla sulla persona. Ne deriva che il Parlamento sarà un parlamento di nominati come quelli dal 1994 in poi.

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Riforma elettorale: vi ricordate che c’è anche la Costituzione?

Brutta estate questa: fa troppo caldo, non piove ed i colpi di sole sono micidiali.
Michele Ainis, che è un costituzionalista fine e competente, propone (“L’Espresso” 16 agosto 2012 p. 11) di sbloccare il dibattito sulla riforma elettorale con un decreto legge che riporti in vita il vecchio Mattarellum, sostituito dal Porcellum. Lo stesso Ainis dice che qualche difficoltà tecnica ci sarebbe, perché l’art. 15 l. 400/1988 esclude la materia elettorale dalla decretazione. Però, in fondo, in passato la questione è stata superata con l’accordo dei “giocatori” che consentirono al governo di modificare aspetti della legge elettorale come la disciplina delle campagne elettorali. Certo, ci sarebbe anche un altro piccolo problema: a fare il decreto dovrebbe essere un governo di tecnici mai eletto dal popolo, il che è un po’ forte. Ma anche a questo c’è rimedio: il decreto –sempre con il consenso dei “giocatori”- rimette in vigore il vecchio Mattarellum a suo tempo votato dal Parlamento, così non si assume la responsabilità di fare scelte di merito fra preferenze, collegi uninominali, proporzionale, maggioritario ecc. Geniale! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?!

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Grillo e Napolitano

Grillo, reagendo ad alcune dichiarazioni di Napolitano contro  “la demagogia antipolitica” che alludevano al Movimento 5 stelle,  ha attaccato il Presidente  della Repubblica: “Ci si mette anche questo presidente dei partiti, ma qui è in gioco la Costituzione. Noi non siamo l’antipolitica, abbiamo già 130 consiglieri, lui deve stare super partes”. Immediate le critiche e dissociazioni di Di Pietro, Bersani ecc. che parlano di insulti al Presidente e di critiche inammissibili. La definizione di Napolitano come “presidente dei partiti” non mi sembra esatta (semmai tende a prevaricare le forze politiche ed essere più sensibile verso le ragioni della finanza), ma sinceramente di insulti non ne vedo, tanto più che si tratta della reazione ad un “intervento a gamba tesa” del Presidente nei confronti del loro movimento. Non intendo occuparmi qui della protesta grillina e del suo carattere più o meno antipolitico (ne parleremo in un prossimo pezzo) qui il punto da capire è: “il Presidente della Repubblica è criticabile? Ed entro quali limiti?”.

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Sulla contestazione a Giannino e la libertà di espressione

Il 1° dicembre scorso gli studenti di Azione Universitaria (l’organizzazione universitaria di Alleanza Nazionale poi confluita nel Pdl) avevano organizzato nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano (nella quale lavoro) un convegno cui avrebbe dovuto partecipare anche Oscar Giannino. Ma un gruppo di studenti di sinistra (“Assemblea di Scienze Politiche”) ha accolto con un lancio di uova e pomodori il giornalista che decideva di andare via. A seguito di questi fatti, il Preside della facoltà ed un gruppo di docenti diffondevano una lettera di condanna dell’avvenuto, invitando anche gli altri componenti la Facoltà ad aderire. Per parte mia non ho aderito, preferendo inviare questa lettera aperta al Preside.

Lettera aperta al preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano.
Milano 18 dicembre 2011

Caro Daniele,

come forse avrai notato non ho sottoscritto l’appello a proposito dei fatti del 1° dicembre 2011. Non vorrei che questa mancata adesione suonasse in modo sbagliato: anche io sono per la più completa libertà di espressione del pensiero e tanto più nel caso di una facoltà di Scienze Politiche, dove dovrebbe essere  pratica costante il più libero confronto delle diverse posizioni politiche e scientifiche. Se si trattasse solo di questo, non avrei nessuna difficoltà a sottoscrivere che “nessuno ha il diritto di stabilire quali sono le idee giuste e quelle sbagliate e chi ha diritto di parlare e chi no”. Il problema è se questa sia l’occasione migliore per ribadire questo elementare principio di democrazia.

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Caduta delle dittature e assalto alla democrazia: un paradosso sul tema del potere.

Questo abbozzo di riflessione, limitata al terreno teorico – politico, ci è stata suggerita dal presentarsi, nella stretta attualità, di un apparente paradosso: mentre nel Nord-Africa cadono le dittature, tra rivoluzioni di “velluto” e incredibili bagni di sangue, in Italia si sta preparando l’ennesimo assalto alla democrazia, principalmente sul terreno della divisioni dei poteri, quella storica individuata dall’Illuminismo.
Questo perché, davvero, nella settimana prossima il tema della giustizia sarà affrontato, proprio nel nostro Paese, in quella direzione tentando di completare un antico sogno: l’immunità per “l’unto del signore” (perfezionando così un meccanismo di detenzione del potere in forma “personale”, quasi mutuato da quel tipo di forma del potere che sta crollando – appunto – in Nord Africa e che rimane in piedi nei paesi dell’ex-URSS) e la soggezione del potere giudiziario a quello politico.

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Governo diverso da quello uscito dalle urne: che dice la Costituzione?

E’ sin troppo prevedibile che la destra gridi al colpo di Stato nel caso si formi un governo “tecnico”, di “tregua istituzionale” o comunque diverso dal governo Berlusconi. L’argomento sarebbe quello della violazione della sovranità popolare che si è espressa attraverso delle votazioni nelle quali il nome del candidato presidente del consiglio era scritto sulla scheda.
Entriamo nel merito.

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