Tag: corte costituzionale

La Sandulli alla Corte Costituzionale? Volevo ben dire…

Quando sono iniziati a circolare i nomi della Sciarra e della Sandulli per la Corte Costituzionale, amici del M5s mi hanno chiesto cosa ne pensassi e ne sapessi. Per Silvana Sciarra nessun problema: la conosco personalmente dagli anni settanta, quando era nell’istituto di diritto del Lavoro di Bari (la scuola di Gino Giugni) e ne ho sempre avuto un’ottima considerazione,

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L’autodeterminazione dei popoli e la lezione scozzese.

Molti commentatori del recente referendum scozzese hanno osservato che esso è stato la consacrazione definitiva del principio dell’autodeterminazione dei popoli. Lo stesso principio è invocato dai catalani, dai baschi, dai corsi ecc. Ugualmente allo stesso sacrosanto principio si appellano gli ucraini rispetto ai russi, ma che non sono affatto disposti a riconoscerlo ai russofoni delle loro provincie orientali. Ed è tutto un convenire, da una parte e dall’altra degli schieramenti, sulla intangibilità di questo principio (salvo che per i palestinesi che, non si capisce perché, non sarebbero titolari dei diritto di darsi un proprio ordinamento statale, su un qualche territorio dotato di qualche riconoscibilità). E noi non possiamo che convenire, ma ci poniamo un problema: quale è il nesso che passa fra autodeterminazione e nazione?

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Grande Circo Istituzioni: “Venghino Siori, che più gente entra e più bestie strane si vedono!”

Questo è un paese impazzito, lo sappiamo da tempo, ma ormai siamo ai fuochi di artificio. Partiamo da questa fotografia:

-un Presidente della Repubblica: unico caso di eletto per un secondo mandato, che però ha sempre detto di ritenersi inquilino temporaneo del Quirinale e, nel frattempo, incassa bordate di rara potenza (Friedman, Geithner) ma non si sa cosa altro sia in arrivo;

-un Parlamento delegittimato dalla Corte Costituzionale che lo dichiara frutto di un sistema elettorale illegittimo, che continua come se nulla fosse, pretende di mettere mano alla Costituzione e fa una legge elettorale identica a quella appena bocciata

-un Presidente del Consiglio non eletto da nessuno, che non controlla neppure i gruppi parlamentari del suo Partito, che sognano di liberarsene alla prima occasione. Segretario di un partito che ha stravinto le elezioni, ma che non sa come usare questo successo e dove andare.

In questo quadro, già di per sé desolante, piovono avvenimenti che allargano a macchia d’olio il caos istituzionale presente.

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Ma questo Parlamento può fare una nuova legge elettorale o no?

Recentemente ho rilasciato un’intervista a “La Repubblica” (6 gennaio 2014) che, a causa di qualche taglio, può aver ingenerato qualche equivoco che qui mi sembra il caso di dissipare. Il giornalista mi ha chiesto se ritenevo il Parlamento illegittimo e, pertanto, non in grado di occuparsi della riforma elettorale. Come in altre interviste (ad es. data a “La 7” il giorno 7 gennaio) ho precisato che la questione si pone su due piani diversi, che occorre non confondere: quello giuridico e quello politico.

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Le proposte di riforma elettorale di Renzi

Ma che paese è questo dove, a seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale di quella portata, si inizia a discutere delle proposte di riforma prima di leggere le motivazioni della Corte? Qui non si è capito che non possiamo permetterci un’altra legge elettorale che, dopo un po’, viene di nuovo dichiarata illegittima, a meno che non vogliamo portare le istituzioni repubblicane al crollo. Anche perché, questa volta non occorrerebbero sei anni per arrivare alla Corte Costituzionale, ma basterebbero pochi mesi: la volta scorsa il ritardo è stato causato dai tribunali ordinari che hanno bocciato l’eccezione di costituzionalità ritenendo che un quisque de populo non possa sollevare eccezione di costituzionalità sulle leggi elettorali.

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Posso dire che Grillo mi ha lasciato un po’ perplesso?

Innanzitutto auguri per il 2014: ne abbiamo davvero bisogno perché non è un anno facile quello che si presenta. Ma, i colpi di fortuna sono sempre possibili e ci speriamo. Ho ascoltato il discorso di Grillo che, per molti versi era del tutto condivisibile e, devo dire, di tono più tranquillo del solito. Come non essere d’accordo sul fatto che c’è stato un terremoto elettorale e che la classe politica fa finta di nulla? Come non dargli ragione sulle dimissioni di Napolitano o l’Euro? O come non concordare sulle critiche ai disastri combinati da Monti? Dunque, su gran parte del discorso non ho nessun problema e sottoscriverei. Tuttavia ci sono tre o quattro punti che mi lasciano molto perplesso a cominciare dalla Corte Costituzionale, alla quale si fa un addebito falso: averci messo sei anni per dichiarare l’incostituzionalità del Porcellum.

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La sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum: crolla tutto

Avrei voluto scrivere un pezzo conclusivo della discussione sul Pd, ma il sopraggiungere della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale mi impone di rinviare alla prossima occasione ed occuparmi ora di questa faccenda le cui implicazioni sono, forse, molto sottovalutate.  Al di là della soddisfazione per l’esito della vicenda che, finalmente, chiarisce come da venti anni la legge elettorale sia in contrasto con la Costituzione (ho sempre detto che il referendum Segni-Occhetto del 1993 fu un colpo di Stato mascherato), c’è il problema di chiarire la serie di problemi costituzionali che ne derivano.

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Dell’Utri può essere arrestato?

Il Palazzo e la Costituzione: su Dell’Utri e su Ainis

DELL’UTRI. L’ “Espresso” riferisce che il senatore Marcello Dell’Utri è in procinto di trasferirsi a vivere nella Repubblica di Santo Domingo –di cui avrebbe preso la cittadinanza- prima dell’arrivo della sentenza d’appello sulla sua vicenda (sin troppo nota perché se ne debba dire in questa sede).  Se si trattasse di un comune cittadino, andrebbe incontro ad un mandato di cattura, essendo concreto (e direi certo) il rischio di fuga all’estero. Essendo parlamentare in carica, gode dell’immunità, per cui non gli si può impedire di andare a Santo Domingo o dove gli pare. Va bene: l’immunità parlamentare è un istituto a presidio della separazione dei poteri e pensato, inizialmente, come tutela delle opposizioni; non staremo qui a sollevare problemi su questo punto. La questione è un’altra: siamo sicuri che si possa prendere la cittadinanza di un altro stato e che questo non comporti automaticamente la decadenza della cittadinanza italiana?

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Se lo Scudo diventa uno scudetto…

Brutto compromesso questo della Corte Costituzionale sul “legittimo impedimento”: dà torto al Cavaliere, ma non troppo e spalanca le porte ad una catastrofe giudiziaria senza precedenti.
Ragioniamoci un po’ su: se il legittimo impedimento è qualcosa che riguarda il solo Presidente del Consiglio, allora è una sorta di immunità che non può essere stabilita per legge ordinaria, ma con legge di revisione costituzionale, ed allora il provvedimento doveva essere bocciato senza se e senza ma, in applicazione da quanto stabilito dall’art. 138 della Costituzione.

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Governo diverso da quello uscito dalle urne: che dice la Costituzione?

E’ sin troppo prevedibile che la destra gridi al colpo di Stato nel caso si formi un governo “tecnico”, di “tregua istituzionale” o comunque diverso dal governo Berlusconi. L’argomento sarebbe quello della violazione della sovranità popolare che si è espressa attraverso delle votazioni nelle quali il nome del candidato presidente del consiglio era scritto sulla scheda.
Entriamo nel merito.

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