Tag: corruzione

Capire la corruzione in Italia. 6. Anni 2000: iper corruzione finanziaria.

Dopo le turbolenze del periodo 1992-1996 il sistema politico trovava un suo assestamento con nuovi partiti e schieramenti politici. Per la verità, la promessa di governi stabili di legislatura –che il sistema elettorale maggioritario avrebbe dovuto garantire- è stata sostanzialmente mancata: in  16 anni, dal 1994 ad oggi, si sono succeduti 9 governi  di durata media di circa 515 giorni per uno, considerato che nel periodo della prima repubblica la durata media fu di 352 giorni, siamo ad una maggiore durata che resta molto al di sotto dei 1.825 giorni che dovrebbe avere un governo di legislatura. In compenso, è cresciuto in modo esponenziale l’indice di distorsione del sistema elettorale, per cui il nostro Parlamento è uno dei meno rappresentativi del Mondo democratico: la coalizione di centro destra con circa il 45%  sul totale dei votanti (ed il 36% sul totale degli elettori) si è aggiudicato il 54% dei seggi, mentre 3 milioni e mezzo di elettoti ( il 9% circa dei votanti) è restato completamente privo di rappresentanza parlamentare.

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Capire la corruzione in Italia. 5. Il crollo del sistema e la metamorfosi del fenomeno.

Prima metà anni novanta- fine anni novanta. Nella seconda metà degli anni ottanta il sistema iniziò ad andare in crisi. L’eccessiva frammentazione correntizia dei partiti, la falsa democrazia della loro  vita interna, la produttività sempre più scarsa del sistema politico, l’incomprensibilità dei suoi riti  (in particolare in occasione delle crisi di governo), iniziarono a produrre un forte rigetto. A partire dal 1979, l’astensionismo elettorale iniziò a crescere sensibilmente, mentre i tassi reali di adesione ai partiti (iscrizioni, vendita della stampa di partito, sottoscrizioni, partecipazione a manifestazioni di partito ecc.)  crollarono  parallelamente.

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Capire la corruzione in Italia. 3. La “corruzione generalizzata”.

Terzo periodo: dalla fine anni sessanta alla metà settanta: corruzione generalizzata

Con l’affermarsi del centro sinistra, il Pci restava praticamente senza possibili alleati (salvo il piccolo Psiup) e condannato a crescere su sè stesso per guadagnare la prospettiva di possibile partito di governo.  Ne conseguiva un deciso sforzo organizzativo affiancato dalla ricerca di alleanze a livello periferico (negli enti locali) o in ambiti settoriali (come il sindacato). Allo sforzo del Pci corrispose un tentativo dei partiti di governo di contrastarne la forte avanzata elettorale, ma con difficoltà accentuate dal progressivo calo dei tassi di militanza prima nella Dc e poi nel Psi (in particolare dopo la scissione psiuppina).

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Capire la corruzione in Italia. 2. La “corruzione diffusa”.

Secondo periodo: dalla metà anni cinquanta alla metà sessanta: corruzione diffusa.

Intorno alla metà degli anni cinquanta, il sistema politico si consolidava ed i partiti si davano apparati autonomi e fortemente strutturati.
In particolare, con la segreteria Fanfani, la Dc si autonomizzava dalla rete organizzativa della Chiesa, dandosi sedi distinte, propri funzionari, ecc.
Ovviamente questo implicò un volume di spese maggiore del passato,  per cui le precedenti sovvenzioni americane o confindustriali non furono più sufficienti da sole.

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Per capire il perchè della corruzione in Italia. 1. La “corrusione endemica”.

Per battere la corruzione politica –come per ogni altro fenomeno sociale o politico- occorre capire di che si tratta e studiarlo. Al contrario le analisi che si leggono in questo periodo sembrano sconfortantemente piatte, banali e prive di qualità analitica. Sembra che la corruzione ci sia sempre stata, sia sempre stata uguale a sè stessa e dipenda da una sorta di tara razziale degli italiani. In realtà il fenomeno –che certamente è una delle costanti della nostra storia nazionale- è molto più complesso di quanto non si creda ed è stato molto variabile nel tempo.

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Cappuccino, brioche e intelligence n°14. Anemone: che strana storia!

Berlusconi, preoccupatissimo, ammette che troppa gente si è arricchita dietro di lui, che i giudici possono anche aver ragione, che indagherà lui per “licenziare” gli eventuali corrotti dal governo.
Strano: di solito sbraita contro le “toghe rosse” protagoniste di chissà quale complotto e giura che i suoi sono una schiera di cherubini.
Berlusconi chiede che cessi la gogna mediatica. Strano: il più scatenato sulla lista dei beneficiati di Anemone è il “Giornale”  che, se non ci ricordiamo male, è del fratello del Cavaliere.
Anemone fa un sacco di regali  e favori, tiene la lista dei beneficiati, ma non si capisce bene cosa riceva in cambio da molti di loro. Strano: di solito un traffico di tangenti è finalizzato ad una qualche illecità utilità del corruttore. Forse da bambino pensava che sarebbe diventato Babbo Natale.

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Ma perchè non si riesce a domare il fenomeno della corruzione politica?

Ma perchè non si riesce a domare il fenomeno della corruzione politica?

In questi giorni cade il 18° anniversario dell’apertura di “Mani Pulite” ed il quadro generale è semplicemente desolante: la pianta della corruzione –che quella mega inchiesta  avrebbe dovuto sradicare una volta per tutte- è più rigogliosa che mai. Non sto a fare l’elenco degli ultimi casi, che, peraltro seguono ad una serie infinita ed ininterrotta. Insomma diciamocelo: Mani Pulite ha fatto fuori una classe politica ma quella che è venuta ha ripreso le vecchie care abitudini senza perdere un secondo. La corruzione non si è mai arrestata.
E si è iniziato a discutere del perchè.

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Di Pietro, Pennisi, Bertolaso, Verdini: una nuova stagione dei veleni?

Di Pietro, Pennisi, Bertolaso, Verdini: una nuova stagione dei veleni?

Non si può dire che la politica italiana si faccia mancare il suo scandalo settimanale: prima abbiamo cominciato con le rivelazioni su Di Pietro, ad una incollatura è partito il caso dell’assessore milanese Pennisi, poi sono arrivati gli arresti alla Protezione civile che hanno aperto il caso Bertolaso, poi l’inchiesta si è rapidamente allargata ed ha coinvolto Verdini, l’amministratore del Pdl. Sono dei complotti? Sono coincidenze casuali? Al solito le cose sono sempre un po’ mescolate. Ci mancano molte informazioni, ma ragioniamo su alcune evidenze, iniziando da Di Pietro:
1- il libro di Mario di Domenico, con le sue rivelazioni al cianuro, può essere frutto del rancore di un amico che, a torto o a ragione, può essersi sentito tradito. Ma le foto chi gliele ha date? Non ci risulta che i paparazzi girino liberamente per le caserme dei carabinieri per cui, dato che la foto è scattata nella mensa di una caserma della Benemerita, di fronte a commensali in bella posa, l’unica deduzione logica è che a scattarle sia stato una carabiniere. Ed è altrettanto logico che la foto ricordo sia finita nei cassetti degli ufficiali ritratti con l’illustre ospite. Ed è forte il sospetto che sia uscita da qualcuno di quei tiretti.

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