Tag: corruzione politica

Poteri deboli: chi comanda in Italia?

Propongo oggi l’articolo che ho curato per l’ultimo numero della rivista “Formiche”, che volentieri segnalo e consiglio ai miei lettori.

Qualche settimana fa, l’Epresso titolava il copertina “Qui non comanda più nessuno” e l’articolo correlato partiva dalla constatazione del declino di tutti quei soggetti che per decenni hanno retto il potere in Italia (Vaticano, partiti, Sindacati, Confindustria, la grande finanza, le imprese multinazionali con targa tricolore, la massoneria…). Soggetti che ancora esistono, ma assai rimpiccioliti ed in via di ulteriore ridimensionamento. Donde la diagnosi di alcuni intervistati riflessi nel titolo di copertina: il potere in questo paese si sta polverizzando, siamo all’entropia di sistema. È una analisi giusta?

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Capire la corruzione in Italia. 4. La “corruzione sistemica” (2a parte)

La prima parte. Fine settanta-primissimi novanta. Se la malversazione ebbe un notevolissimo impatto sul piano economico,  esso fu, naturalmente, ancor maggiore sul piano politico. La corruzione politica, che negli anni sessanta- settanta era andata diventando generalizzata e fisiologica, con gli anni ottanta divenne sistemica. E ciò non solo per l’estesa gamma della tipologia tangentizia o per la diffusione all’intero paese, ma soprattutto per la sua coincidenza con il funzionamento stesso del sistema politico. Sino alla metà degli anni settanta, la corruzione, pur estesissima, tuttavia si concretava in una numerosissima serie di casi indipendenti l’uno dall’altro. Ovviamente, poteva accadere che un certo potentato politico si alleasse  con un altro per condurre a buon fine una determinata operazione di finanziamento illegale, ma questo accadeva episodicamente.

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Capire la corruzione in Italia. 3. La “corruzione generalizzata”.

Terzo periodo: dalla fine anni sessanta alla metà settanta: corruzione generalizzata

Con l’affermarsi del centro sinistra, il Pci restava praticamente senza possibili alleati (salvo il piccolo Psiup) e condannato a crescere su sè stesso per guadagnare la prospettiva di possibile partito di governo.  Ne conseguiva un deciso sforzo organizzativo affiancato dalla ricerca di alleanze a livello periferico (negli enti locali) o in ambiti settoriali (come il sindacato). Allo sforzo del Pci corrispose un tentativo dei partiti di governo di contrastarne la forte avanzata elettorale, ma con difficoltà accentuate dal progressivo calo dei tassi di militanza prima nella Dc e poi nel Psi (in particolare dopo la scissione psiuppina).

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Capire la corruzione in Italia. 2. La “corruzione diffusa”.

Secondo periodo: dalla metà anni cinquanta alla metà sessanta: corruzione diffusa.

Intorno alla metà degli anni cinquanta, il sistema politico si consolidava ed i partiti si davano apparati autonomi e fortemente strutturati.
In particolare, con la segreteria Fanfani, la Dc si autonomizzava dalla rete organizzativa della Chiesa, dandosi sedi distinte, propri funzionari, ecc.
Ovviamente questo implicò un volume di spese maggiore del passato,  per cui le precedenti sovvenzioni americane o confindustriali non furono più sufficienti da sole.

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Per capire il perchè della corruzione in Italia. 1. La “corrusione endemica”.

Per battere la corruzione politica –come per ogni altro fenomeno sociale o politico- occorre capire di che si tratta e studiarlo. Al contrario le analisi che si leggono in questo periodo sembrano sconfortantemente piatte, banali e prive di qualità analitica. Sembra che la corruzione ci sia sempre stata, sia sempre stata uguale a sè stessa e dipenda da una sorta di tara razziale degli italiani. In realtà il fenomeno –che certamente è una delle costanti della nostra storia nazionale- è molto più complesso di quanto non si creda ed è stato molto variabile nel tempo.

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Non è vero che Mani Pulite non sia servita a nulla.

Non è vero che Mani Pulite non sia servita a nulla.

L’avv. Carlo Federico Grosso (“Il Fatto” 18 febbraio 2010), commentando i dato della relazione del Presidente della Corte dei Conti (+ 229% denunce per corruzione, +153% per concussione ecc.) ricava la sconsolata morale che “Mani Pulite non è servita a nulla” perchè la corruzione continua.
Non siamo d’accordo. “Mani Pulite” ha raggiunto il suo scopo che, però, non era e non poteva essere quello di combattere la corruzione, compito che non spetta al giudice. Questa visione è il prodotto di una ideologia irrazionale nata nel periodo del terrorismo, quando la stampa dipingeva giudici con l’elmetto in prima linea nella lotta al terrorismo, poi il clichet venne ripetuto per le inchieste di Mafia e dopo ancora per quelle sulla corruzione politica. Ma si dimentica che, in uno Stato di Diritto, un magistrato non ha il compito di combattere terrorismo, mafia e corruzione, ma stabilire se quel determinato cittadino abbia compiuto reati di terrorismo, mafia o corruzione. Punto e basta.

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Ma perchè non si riesce a domare il fenomeno della corruzione politica?

Ma perchè non si riesce a domare il fenomeno della corruzione politica?

In questi giorni cade il 18° anniversario dell’apertura di “Mani Pulite” ed il quadro generale è semplicemente desolante: la pianta della corruzione –che quella mega inchiesta  avrebbe dovuto sradicare una volta per tutte- è più rigogliosa che mai. Non sto a fare l’elenco degli ultimi casi, che, peraltro seguono ad una serie infinita ed ininterrotta. Insomma diciamocelo: Mani Pulite ha fatto fuori una classe politica ma quella che è venuta ha ripreso le vecchie care abitudini senza perdere un secondo. La corruzione non si è mai arrestata.
E si è iniziato a discutere del perchè.

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