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Le elezioni americane: il crollo dei democratici e l’avanzata populista.

C’è una notizia cattiva: ha vinto Trump. Ed una buona: ha perso la Clinton. Non abbiamo a disposizione i dati disaggregati, soprattutto in cifra assoluta, stato per stato, per cui non possiamo fare che valutazioni molto approssimative, per una analisi un po’ più precisa dovremo aspettare che, anche su internet, compaiano dati più particolareggiati. Per ora possiamo fare valutazioni di massima ed azzardare qualche ipotesi sulle tendenze.

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La caduta degli Dei: D’Alema.

Sono consulente parlamentare dal 1994 (anche se con un intervallo dal 2006 al 2014), per cui mi capita  di circolare per i palazzi del Parlamento ed assistere a piccoli particolare molto istruttivi. Ad esempio, ho scoperto che lo stato di grazia di un politico è perfettamente misurabile, mentre attraversa il “corridoio dei passi perduti”, da tre dati:

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I Paradisi fiscali: un nuovo tipo di “stato canaglia”

La tematica dei paradisi fiscali è destinata ad acquistare una sempre maggiore rilevanza politica e il contenzioso andrà diventando sempre più aspro. La tendenza ha iniziato a manifestarsi già dal 2009, quando la crisi impose di forza il tema all’attenzione degli Stati ed, in particolare gli Usa iniziarono a premere perchè i “paradisi fiscali” comunicassero gli elenchi dei loro facoltosi ospiti.

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Il vuoto strategico americano.

Quando crollò l’Urss, e con essa l’ordine mondiale bipolare, le valutazioni furono in generale assai ottimistiche e molti si spinsero a prevedere che tutto ciò avrebbe portato ad un crollo nelle spese militari, non essendoci più alcuna gara negli armamenti, dirottando ingentissime cifre verso investimenti sociali. Si parlò addirittura di un incombente “Nuovo Rinascimento”. Non pare che le cose siano andate in questo modo: dopo un relativo calo nei primi anni novanta, la spesa militare è invece sensibilmente aumentata, a danno di quella sociale e, quanto al “nuovo Rinascimento”, chi lo ha visto?

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E’ LA GUERRA FREDDA 2.0?

E’ LA GUERRA FREDDA 2.0?

Pechino, 25 gen. – Quasi due settimane di guerra informatica. Due settimane di battaglie mediatiche. Due settimane di ritorsioni. Due settimane in cui la presa di posizione di un colosso privato, Google, arriva a condizionare le relazioni diplomatiche tra le due potenze del secolo, Stati Uniti e Cina: dopo circa 15 giorni di escalation, adesso sappiamo a che cosa potrebbe assomigliare una Guerra Fredda in versione 2.0. E forse, dietro le mosse di Google e le reazioni cinesi, c’è molto di più di quanto appaia in superficie. “Siamo solo all’inizio di un conflitto, e il caso Google-Cina rappresenta uno dei più importanti episodi della guerra che stiamo vivendo in questi anni.

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