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Consigli di lettura #13: come cambiano le città?

Nelle ultime settimane è tornato all’attenzione del dibattito pubblico il tema dello sviluppo delle città. Ne ha scritto Aldo Giannuli, qui sul blog, in merito al possibile trasferimento della City Finanziaria da Londra a Milano, ma se ne sta discutendo molto anche in queste ore intorno al progetto del nuovo stadio della Roma. Per provare ad alzare un po’ lo sguardo dal quadro, come è stile di questo sito, vi proponiamo dunque due consigli di lettura pubblicati proprio di recente sul sito di “Che fare”, il prezioso magazine online dell’omonima associazione che si occupa di trasformazione culturale.

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Sinistra radicale: “che proponi”? Dieci cose da fare.

Uno degli interventori di questo blog, commentando il mio pezzo sulle prospettive della sinistra radicale, mi chiede secco secco: “bè allora cosa proponi in concreto?”. Giustissimo:; se uno fa critiche deve dare almeno un minimo di alternativa e non voglio fare l’ingraiano della situazione che fa analisi che spaccano il capello in sei, ma poi non propone nulla di pratico e di comprensibile.

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Che fare? Un punto di partenza: una sinistra senza idee non serve a niente.

Se vogliamo uscire dal disastro in cui siamo, dobbiamo capire cosa c’è che non funziona nel nostro modo di fare politica: dalla scelta dei gruppi dirigenti alla definizione della linea politica, dalle forme di comunicazione a quelle di lotta, dai modelli organizzativi alla cultura politica.
Ed iniziamo proprio dalla questione della cultura politica della sinistra che ormai è il fantasma di sè stessa.
Per circa trenta anni la sinistra ha smesso di studiare, pensare, produrre idee: il panorama delle riviste di sinistra è semplicemente desolante, non si ricorda un solo convegno degno di nota da almeno tre decenni, i congressi sono delle fiere della banalità: la nostra capacità progettuale è a zero.
Il Pd è tutto interno alla cultura neo liberista, ormai prende la linea da Boeri che è l’avvocato difensore delle banche e da Giavazzi che ci spiega che “Il liberismo è di sinistra”: Come dire che è più di sinistra Tremonti che, almeno, qualche sparata contro le banche e sulla globalizzazione ogni tanto la fa, anche se si tratta di innocui sfoghi verbali.

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Facciamo il punto: quello 0,014% che fa la differenza.

Vedo che il  dibattito sui risultati elettorali ha –come è prevedibile- suscitato diversi interventi ed uno mi chiede: “Che fare?”. Non so perchè, ma ho l’impressione di aver già sentito questa domanda…
Ma per sapere che fare dobbiamo prima alzare lo sguardo sul campo  e fare il punto della situazione.
Anche se elezioni amministrative, queste sono state elezioni con portata pienamente politica e segnano un punto di non ritorno.
In politica i numeri contano, ma i simboli contano ancora di più e, nel nostro caso, la differenza fra un risultato discreto ed una disfatta sta in un miserabile  0,014%: quella piccolissima frazione di voti che avrebbero permesso a Bonino e Bresso di essere elette.

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