Con il consueto piacere, torniamo ad ospitare l’amico Angelo Zaccaria che ci aggiorna con puntualità e profondità sulla situazione in Venezuela. Buona lettura! A.G.
Prima di affrontare gli ultimi sviluppi in Venezuela, all’indomani delle elezioni presidenziali del 20 Maggio, partiamo dal titolo. Assistiamo sempre di più nel mondo a situazioni di crisi di egemonia delle classi dominanti, che vengono risolte nel seguente modo: mantenendo un involucro istituzionale formalmente democratico, ma forzandolo verso un meccanismo di verticalizzazione e concentramento del potere nelle mani di governi strettamente legati ai poteri di sempre, economici, finanziari, militari, religiosi etc.
Interrompo momentaneamente la pausa estiva perché l’amico Angelo Zaccaria, che in queste settimane ci ha aggiornato spesso su quando sta avvenendo in Venezuela, mi manda un interessante articolo da Buenos Aires, dove si trova. Buona lettura! A.G.
Gli ultimi sviluppi della situazione venezuelana, mettono sempre più al centro questo nodo: dalla crisi della cosiddetta democrazia rappresentativa, in occidente come in Sudamerica e in Venezuela, si esce in avanti, con più libertà e partecipazione, e non all’indietro.
Maduro, dopo aver sciolto il Parlamento, sembra voglia convocare una improbabile Assemblea Costituente Nazionale per rifare la Costituzione. Non una Assemblea votata da tutto il popolo, ma espressa solo dalle organizzazioni femminili, sindacali, giovanili eccetera. Cioè da un po’ di funzionari di partito che dovranno approvare un testo di sicura ispirazione autoritaria, che sostituisca quella che, ricordiamolo, è la Costituzione “bolivariana” voluta da Chavez nel 1999 e che non si vede perché sia urgente sostituire se non per garantire la dittatura del partito di Maduro. Direi una decisione che rende del tutto evidente la rottura fra Chavez ed il suo scellerato successore che ne disconosce la Costituzione. Da questo punto di vista Maduro è l’Erdogan del Venezuela.
Con interesse e gratitudine torno a proporvi un pezzo di Angelo Zaccaria, sempre attento e documentato studioso di America Latina. Buona lettura! A.G.
Con la sentenza numero 156 emessa nella notte fra il 29 ed il 30 Marzo, il Tribunale Supremo di Giustizia del Venezuela (TSJ), ha dichiarato che il governo venezuelano può costituire imprese miste nel settore degli idrocarburi, senza la necessaria autorizzazione da parte della Assemblea Nazionale (AN), in quanto questa come decretato da precedenti sentenze dello stesso TSJ si troverebbe in stato di “disobbedienza di fronte alla legge”, avendo deciso di incorporare tre deputati eletti nelle ultime elezioni del Dicembre 2015, e sui quali penderebbe un procedimento legale tuttora aperto per brogli elettorali.
Sempre con piacere ed affetto, ospito i contributi sul Venezuela dell’amico e studioso Angelo Zaccaria. Buona lettura! A.G.
Ad un quarto di secolo esatto dal fallito Golpe del “4F” che diede l’avvio alla Rivoluzione Bolivariana.
In un mio precedente contributo di fine Ottobre, prendendo spunto dalla decisione del CNE, l’Ente venezuelano che gestisce i processi elettorali, di sospendere il procedimento di indizione del referendum presidenziale revocatorio voluto dalla opposizione anti-chavista, intravedevo la possibilità che l’eredità lasciata dal defunto presidente Chavez fosse in pericolo.
Subito dopo il risultato delle recentissime elezioni venezuelane, ho chiesto ad Angelo Zaccaria, esperto conoscitore dell’argomento e già ospite in passato del sito, un commento sul voto e sul contesto più generale. Grazie come sempre ad Angelo e buona lettura! A.G.
Premetto che ancora non abbiamo sufficienti elementi di valutazione più in dettaglio, in particolare su come si è spostata la geografia del voto e del non voto nei settori popolari urbani e nelle varie aree socio-economiche e geografiche del paese. Per questi approfondimenti rimanderei ad un ulteriore contributo. Detto questo partiamo dai numeri, e dal confronto con le precedenti elezioni parlamentari del 2010 e le ultime presidenziali del 2013.
In una sola giornata la sinistra riceve due colpi secchi perdendo (e male) le elezioni politiche in Venezuela ed amministrative in Francia. Sono due contesti diversi e due sinistre diverse: neoliberista, europeista, moderata ed elitaria quella francese, populista e altermondialista quella carachegna, ma entrambe incapaci di essere forza di cambiamento e di affrontare una crisi internazionale come questa in corso.
Di Angelo Zaccaria. Proviamo a fare il punto della situazione, a poco più di due anni dalla scomparsa di Hugo Chavez ed a poco meno di due dalla elezione alla presidenza di Nicolas Maduro. Procedo per punti, il che forse aiuta ad essere più sintetici. A fine anno si vota in Venezuela per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale, la quale seppure in un paese con un ordinamento fortemente presidenzialista come quello venezuelano, rimane l’organo legislativo della Repubblica Bolivariana, nonché il secondo centro di potere istituzionale del Paese.
Dario Clemente torna a scriverci dall’America Latina, con un pezzo sull’Uruguay. Seguitelo anche sul suo sito e buona lettura!
L’immagine del presidente uruguayano Pepe Mujica in Italia si divide tra due opposte e monolitiche narrazioni. Viene attaccato, da destra, con il tipico argomento riservato per anni a Chavez: populista, utopista romantico, rottame di una sinistra ormai tramontata. Fino al killeraggio mediatico dallo scarso spessore analitico e dal molto livore ideologico. Per la sinistra e’ invece una specie di santo socialista. Ex-guerrigliero Tupamaro, lider pacato di un piccolo paese di 3 milioni scarsi di abitanti, la democrazia piu’ resistente del sudamerica, candidato al nobel per la pace dal quotidiano inglese “The Guardian”.