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L’afasia degli intellettuali europei.

Nella vicenda dello scontro con gli islamisti si distingue con nettezza quel fenomeno che definiamo  “afasia degli intellettuali” e che cercheremo di spiegare proprio a partire dalla vicenda di  Charlie.

Ovviamente, rimane fermissima la condanna morale del massacro ed il rifiuto intransigente di ogni censura alla satira, ma, superata l’immediatezza del fatto, chiediamoci: “Le vignette di Charlie erano politicamente opportune? Quale è stata la loro oggettiva funzione politica?”.

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Strage di Parigi: breve guida al Mondo Islamico

L’attentato parigino ha portato allo scoperto molti nervi sensibili della nostra società: la paura del diverso nel quale si vede una minaccia alla propria identità, l’opportunismo dei leader populisti che prosperano su questa paura, lo smarrimento degli intellettuali, l’incapacità della classe politica, la pochezza di idee degli apparati dell’antiterrorismo, la sciatteria dei mass media, troppo sotto il livello che sarebbe necessario, l’infantilismo di una certa sinistra che ragiona come Salvini e Ferrara, ma cambiando il segno iniziale da meno a più, l’incapacità di affrontare la discussione evitando toni da tifoseria da stadio, il livello di informazione infimo dell’opinione pubblica sul tema dell’Islam.

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Strage di Parigi: noi e gli islamici.

La strage parigina è stato uno straordinario reagente che ha portato in chiaro quello che l’inchiostro simpatico del taciuto (o del parzialmente detto) aveva scritto nel subconscio di molti: l’immagine indistinta dell’ “islamico”, che appiattisce tutto nella paura, o, all’opposto, il senso di colpa verso gli immigrati che spinge ugualmente ad un acritica incapacità di distinguere.

Parlo, ovviamente, del “sentire” mediano, non di chi fa aperta professione di fede in un senso o nell’altro e, tantomeno, di quelli che vivono e lucrano sull’ “industria della paura come la Lega.

Solo una capra come Salvini può dire un’enormità del tipo che “ci sono milioni di islamici pronti ad ucciderci sul pianerottolo di casa”!

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Che limiti ha la “libertà di espressione”?

Nell’immediatezza del fatto era inopportuno qualsiasi distinguo sul merito delle vignette di Charlie Hebdo, così come ha fatto il “Financial Times”. Sul momento, il punto da tenere fermo era la difesa intransigente della libertà di espressione ed in questo senso mi sono espresso partecipando ad una puntata di Tgcom24. Ora il fatto si allontana ed è possibile una riflessione più sfaccettata, in parte sollecitata dalla dichiarazione del Papa sui limiti della libertà di espressione.

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Rivendicazione di Al Quaeda per la strage di Parigi. Cosa ne deduciamo?

Al Quaeda della Penisola Arabica –Aqpa- (ex Al Quaeda Yemen) ha rivendicato l’attentato a Charlie, con un video, sulla cui autenticità non mi pare possano esserci dubbi. E’ interessante notare che non si parla di una cellula di “Lupi solitari”, ma si dice esplicitamente che la decisione è venuta dal numero uno di tutta Aq Ayman al-Zawahiri e che l’azione è stata ordinata ai fratelli Kouachi (secondo la dichiarazione di Nasser bin Ali al-Ansi (dirigente del braccio operativo di Aqpa).

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Strage di Parigi: una prima interpretazione.

A tre giorni dalla strage, e dopo l’uccisione di tutti i terroristi coinvolti nella vicenda, possiamo tentare un primo bilancio per cercare di capire cosa è successo e che sedimento politico ha lasciato l’episodio.

Dico primo bilancio perché non sappiamo se la cosa è finita qui. Preoccupa molto la manifestazione di oggi: centinaia di migliaia di manifestanti, con alla testa 45 capi di stato e di governo di tutto il mondo sono un obiettivo golosissimo da colpire e, purtroppo, molto facile, più facile della strage di Charlie.

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Strage di Parigi: complottismo?

Ci sono due forme di imbecillità perfettamente speculari: il complottismo e l’anticomplottismo. Il complottista ideologico pensa che nulla accada per caso, si ritiene furbo perché convinto che quel che appare sia sempre e solo finzione e che dietro ci sia sempre una qualche macchinazione di poteri forti, magari ai massimi livelli mondiali in cui si immagina esista un vertice unico ed onnipotente. L’anticomplottista, parimenti ideologico, non sopporta spiegazioni che cerchino di andare al di là delle apparenze, i bollettini di Questura sono la sua Bibbia, si ritiene furbo perché deride sistematicamente qualsiasi dubbio e chi lo formula. Lui ha solo certezze.

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L’Attentato a “Charlie Hebdo”, il jihadismo europeo e la nostra sicurezza nel contesto internazionale

Un sincero ringraziamento a Lorenzo Adorni per gli articoli molto interessanti e dettagliati con cui sta contribuendo all’analisi in questi giorni. Aldo Giannuli

Il grave attentato alla redazione del giornale “Charlie Hebdo” ha dato luogo non solo a numerosi interrogativi su quanto è accaduto, ma ha anche posto notevoli domande sulla reale pericolosità del fenomeno jihadista in Europa. E’ utile valutare questi aspetti alla luce di quanto accaduto in passato e analizzando la recente storia del contrasto al terrorismo islamico in Europa.

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