Quando si parla di questione morale, di voto di scambio, di compromissioni con le mafie, quelli del Pd possono aprire bocca solo per dire “mi vergogno”. Dopo mafia capitale, dopo gli scandali bancari toscani (ho usato il plurale), dopo le decine di casi di amministratori beccati con le mani nella marmellata, un partito dovrebbe avere il buon gusto di non partecipare a certe discussioni, ma siccome al Pd non è la faccia quello che manca, adesso dà lezioni di morale al M5s per la vicenda di Quarto.
La politica esige spirito di parte, questo è ovvio, e siamo tutti un po’ partigiani e un po’ tifosi, portati ad essere indulgenti con la propria parte e severi con gli avversari, a ingigantire la pagliuzza nell’occhio altrui ed ignorare la trave nel proprio. Va bene: ci sta. Ma ci sono limiti oltre i quali la partigianeria sfocia nell’autolesionismo e questa tornata elettorale è il banco di prova.
Molto volentieri segnalo un articolo di Ciro Dovizio, mio collaboratore presso l’Università degli Studi di Milano ed esperto conoscitore e studioso dei fenomeni criminali. L’articolo è stato pubblicato tradotto anche dalla rivista accademica spagnola “Tiempo devorado”, che vi senalo. Buona lettura! A.G.
Riflessioni sulla storia delle mafie in Italia: un’ipotesi interpretativa
Continuo a non ritenere probabile il coinvolgimento di una delle Mafie tradizionali nella strage brindisina (e, a questo punto, credo che neanche i magistrati ci pensino più), questo non vuol dire che non possa trattarsi di una qualche scheggia partita dalla Mafia locale, la Sacra Corona Unita e lasciamo per ora impregiudicato se si tratti solo di giovanotti che sgomitano per conquistare la prima fila o se dietro di loro possano esserci dei mandanti (ipotesi di secondo grado). Qualche elemento interessante può venire dalla storia della Scu, sconosciuta alla grande maggioranza degli italiani, a differenza di Mafia, Camorra e N’drangheta di cui si sa di più. La Scu è nata molto recentemente (1981) da un processo di confluenza di varie organizzazioni criminali a loro volta filiazioni delle mafie storiche: fra la fine del 1980 ed i primi del 1981, Pino Iannelli e Alessandro Fusco, su mandato di Raffaele Cutolo cercarono di costituire una “Nuova Camorra Pugliese” come filiazione del clan partenopeo. Va detto che in provincia di Foggia operava nel settore granario la ditta Casillo, il cui titolare era il fratello del più noto Enzo Casillo, braccio destro di Cutolo, ucciso da una bomba nella sua auto il 29 gennaio 1983 subito dopo essere uscito dalla sede del Sismi. La ditta fu poi coinvolta, a fine anni ottanta, nello scandalo del riciclaggio del grano radioattivo proveniente da Chernobyl.
Il Procuratore della Repubblica di Brindisi, dott. Marco Dinapoli ha comunicato che esiste un filmato in cui si distinguerebbe il killer mentre preme il telecomando determinando l’esplosione. Dunque, niente timer e la cosa già sembra un po’ meno rudimentale, anche se le bombole di gas restano un mezzo esplodente piuttosto artigianale. La pista mafiosa si sgonfia – è durata meno di 24 ore- e ci si indirizza verso la pista del delitto individuale. Conosco e stimo Marco Dinapoli avendolo conosciuto già molti anni fa e non ho dubbi che lavorerà al meglio per scoprire il responsabile della strage. La conferenza stampa, che ho seguito sul sito del “Corriere della Sera” fornisce diversi elementi utili ad iniziare ad orientarsi.