Tag: brigate rosse

Ultime del caso Moro: che bolle in pentola?

La Procura Generale di Roma ha archiviato l’inchiesta relativa ai due della moto Honda che spararono in via Fani: una inchiesta basata sul nulla che non si manteneva né in piedi, né seduta né sdraiata, come avemmo a scrivere a suo tempo su questo blog prevedendone l’infausto esito esattamente come negli altri recenti casi di “testimoni tardivi”, tutti caduti come birilli uno dietro l’altro.

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L’attentato contro Alba dorata

Cappuccino, brioche e intelligence n°40

E’ un po’ di tempo che non coltivo la rubrica “cappuccino, brioche ed intelligence” e mi sembra il caso di riprenderla ora che la cronaca fornisce ogni giorni motivo per riparlarne. Iniziamo da questo strano caso dell’uccisione di due giovani attivisti di Alba Dorata, a Neo Iraklio, sobborgo di Atene, l’1 novembre scorso. Alba Dorata pratica da tempo uno squadrismo che è arrivato all’omicidio di alcuni immigrati e, da ultimo, di un greco, un rapper di sinistra.

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Novità sul caso Moro

Ancora novità sul caso Moro: un artificiere Vitantonio Raso ha scritto in un libro di memorie, che sarebbe stato chiamato il 9 maggio 1978 in via Caetani sino dalle 10 per esaminare l’R4 nella quale avrebbe, per primo, scoperto il cadavere di Moro, il cui sangue “era ancora fresco”. Sul posto sarebbe immediatamente giunto Cossiga che “sembrava sapere già tutto”. Questa versione sarebbe poi stata confermata da altro componente del corpo ed, in una certa misura, dall’ex vice segretario socialista Claudio Signorile che sostiene di essere stato nello studio del Ministro quando, intorno alle 11, sarebbe giunta la telefonata che annunciava il ritrovamento del cadavere di Moro. Che gli orari della versione ufficiale non quadrassero si era capito da tempo anche a causa di una serie di particolari di cui riparleremo in altra occasione.

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Le memorie di Delle Chiaie e una curiosità sul caso Moro

Sono recentemente uscite le memorie di Stefano Delle Chiaie, leader e fondatore di Avanguardia Nazionale, il secondo gruppo, per importanza, della destra extraparlamentare negli anni sessanta e settanta.
Il libro è molto interessante, anche se l’autore si mette un po’ troppo, in bella copia, sorvolando su molte pagine che vorrebbero altro approfondimento, aggiustando e correggendo cose già dette e non sempre consonanti, mettendo nella luce migliore ogni sua decisione ecc. Ma, diciamo la verità: sarebbe stato ingenuo attendersi il contrario. Sono assai pochi quelli che hanno scritto con una certa onestà del proprio passato (qui ricordo Alberto Franceschini, Vincenzo Vinciguerra, Carlo Ripa di Meana, Tomaso Staiti di Cuddìa, Rossana Rossanda), nella maggior parte dei casi di esponenti politici e terroristi di destra e di sinistra prevalgono nettamente autodifese e rimozioni sulla volontà di dire qualcosa di quel che si sa e che gli altri non sanno. E, in questo senso, avremmo serie difficoltà ad assegnare la palma d’oro fra quanti hanno scritto molto senza nulla dire fra Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Armando Cossutta, Mario Moretti e Fulvio Martini. Non includiamo nella graduatoria Pietro Ingrao solo perché l’uomo non ha mai avuto molto da dire anche prima delle memorie.

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Sentenza di Brescia e giustizia in Italia: ne vogliamo parlare?

Ce lo aspettavamo: assoluzione per tutti. Leggeremo le motivazioni, ma già temiamo di sapere quel che leggeremo (anche se, in primo grado, il collegio giudicante ci riservò la sorpresa di un testo peggiore delle aspettative, già molto basse). Ma restiamo ugualmente in attesa non pregiudiziale.
Quando arriveranno le motivazioni, potremo capire perché, quello che a noi appariva come un convincente quadro indiziario grave, univoco e convergente (sufficiente a condannare a norma del cpp), non è apparso tale al collegio giudicante ed, eventualmente, formuleremo le nostre obiezioni oppure riconoscere le ragioni di chi ha assolto. Prima ancora che garantisti siamo laici ed, in quanto tali, riconosciamo che un giudizio corretto lo si può formulare solo dopo aver ascoltato senza pregiudizi le ragioni altrui, per cui, pur conoscendo bene il fascicolo processuale ed essendo convinti, per ora, di certe cose, attendiamo il ragionamento della corte per verificare le nostre convinzioni. Ma, quale che sia l’esito di questo specifico caso, resta un problema: come mai, sistematicamente, i processi per strage si concludono con sentenze assolutorie e non si riesce mai a trovare i colpevoli?

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