Giornali e Tv parlano, con una certa enfasi, di “approvazione della riforma del Senato e del Titolo V”, in realtà si tratta solo del primissimo passo: l’approvazione in Commissione, dopo di che il ddl deve andare in aula (dove le cose non sono scontatissime), per passare alla Camera, quindi, dopo tre mesi, deve tornare al Senato, per poi tornare alla Camera nuovamente. Sempre che fra un passaggio e l’altro non ci scappi qualche emendamento che fa ricominciare il giro. E non è affatto escluso che non si debba tenere un referendum confermativo, visto che appare poco probabile una maggioranza dei due terzi in entrami i rami del parlamento alla votazione finale. Insomma la strada è ancora lunga. Però è fatto il primo passo, quello più importante, che definisce l’accordo Pd-Fi-Lega con il codino del Ncd (che non si capisce perché voti una cosa del genere da cui ha tutto da perdere e nulla da guadagnare). Lasciando da parte la questione del Titolo V, su cui torneremo con una riflessione specifica, la riforma prevede questi punti.
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