Tag: bettino craxi

Il noto servizio. Le spie di Giulio Andreotti (e il suo legame con Berlusconi)

In questi giorni è in libreria “Il noto servizio. Le spie di Giulio Andreotti” (qui l’indice). Si tratta della nuova edizione aggiornata del precedente “Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro”, che ho voluto ripubblicare aggiornato e ampliato, alla luce del fallimento del precedente editore. Questa nuova versione, aggiunta dell’indice dei nomi, assente nella precedente, presenta alcuni capitoli del tutto nuovi ed originali, di cui vi propongo alcuni passaggi di seguito, in cui ho cercato di tracciare un bilancio della storia politica di Giulio Andreotti, sottolineando, grazie anche a nuovi documenti, il rapporto profondo che esiste tra Andreotti e Berlusconi, a differenza della vulgata dominante che vorrebbe le fortune del cavaliere legate a doppio filo a Bettino Craxi.

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Berlusconi, l’incompatibilità e le responsabilità dei suoi “oppositori”

Riflettevo in questi giorni sulla questione della ineleggibilità di Berlusconi e sulla proposta di “mediazione” fatta dal Pd (direi fuori tempo massimo: perché non ci hanno pensato in questi 20 anni?). Nel merito, posso ricordare un episodio di cui sono stato testimone. Nei primissimi del 1994, mentre si profilava lo scioglimento anticipato delle camere, ricordo di aver collaborato con l’allora deputato del Pds Nicola Colaianni a studiare l’ipotesi di sostenere l’incandidabilità di Berlusconi proprio in base alla legge del 1957 che regola le concessioni pubbliche. Dopo alcuni giorni, pur ritenendo che ci fossero margini per sostenere con successo la sua ineleggibilità, notammo che la legge non era univoca e si prestava ad un contenzioso, che non sarebbe stato possibile sostenere di fronte ad elezioni ormai incombenti, per cui Colaianni pensò di abbozzare una proposta di legge ad hoc e la sottopose all’allora segretario del partito Occhetto.

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Tonino Correale. Un ricordo

Avrei voluto scrivere un pezzo sulle questioni sollevate da David Arboit a proposito del Pd e delle scelte di governo (lo farò prossimamente), ma mi giunge improvvisa la notizia della morte di uno dei miei più cari amici (e forse più che un amico, un generosissimo fratello maggiore), Tonino Correale, segretario generale della Feneal, il sindacato dell’edilizia della Uil di cui ho fatto parte sino ai primi anni novanta. Tonino faceva parte di un gruppo di sindacalisti la cui storia merita d’essere ricordata. Nei primissimi anni ottanta si formò nella Feneal un gruppo legato alla sinistra lombardiana del Psi che conquistò prima le federazioni di Pescara, Napoli (dove operava Peppe Galasso insieme a Tonino Correale) e Bari (poi Firenze), aggregando le federazioni di Perugia, Bolzano, Treviso, Genova, Catanzaro, Cosenza, Asti, Viterbo. Il gruppo mi accolse, nonostante la mia dichiarata posizione di estrema sinistra vicina a Dp e mi affidò compiti nel centro studi e formazione quadri, poi nel 1985 entrai anche nel Comitato Centrale dell’organizzazione.

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Riforma elettorale: si sono incartati

Dopo l’ottimismo della settimana scorsa, che dava per fatto l’accordo fra partiti sulla legge elettorale, nuova battuta d’arresto e le probabilità di una riforma prima del voto sono ridotte al lumicino. Per la verità, l’ottimismo dei giorni scorsi era del tutto immotivato: l’accordo sembrava fatto, salvo che per qualche dissenso su dettagli come l’entità del premio di maggioranza, se attribuirlo al singolo partito o alla coalizione, il voto di preferenza e i collegi uninominali. In pratica, tutto, esattamente come prima dell’estate. E così sono restate le cose. Non ci metteremo il lutto per questa mancata “riforma” che si prospetta più indecente del “Porcellum” e va detto che le proposte del Pd erano ancora più oscene –da un punto di vista democratico- di quelle del Pdl e dell’Udc. Il Pd ha ereditato solo le cose peggiori del Pci, come, ad esempio la totale mancanza di laicità e la sostanziale incomprensione della democrazia pluralista: una cosa (come il premio di maggioranza o il maggioritario secco) è cattiva se serve agli altri, ma diventa improvvisamente buona se serve a sé stesso. La legge truffa era infinitamente più democratica e rispettosa del principio di rappresentatività, ma all’epoca il Pci condusse una battaglia memorabile in difesa della proporzionale (in silenzioso accordo con Msi e Pdium, va detto, ma la cosa non ci scandalizza affatto). 

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Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo…conclusioni

Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo…conclusioni

Ambiguità ed ombre.

Nella vicenda storica e politica di Craxi luci ed ombre si confondono spesso, creando problemi di interpretazione non facili. E’ il caso dei suoi rapporti con la P2 e del cosiddetto “conto Protezione” (il conto istituito presso l’ Ubs da Gelli e Ortolani a favore del Psi ). Di qui è nata una vulgata per la quale Craxi è stato portato alla segreteria del Psi dalla P2 in attuazione del “Piano di rinascita democratica” e per isolare il Pci. Le cose non stanno esattamente così. Intanto, ricordiamo che dei parlamentari socialisti che risultano nell’elenco P2 4 erano della corrente di De Martino (Manca, Lenoci, Labriola, Monsellato), due erano manciniani (Finocchiaro e Santi) ed uno della sinistra lombardiana (Cicchitto).

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Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo…(4) Errori politici, intuizioni senza seguito, scelte discutibili.

Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo…. (4)
Errori politici, intuizioni senza seguito, scelte discutibili.

Nè la “Grande Riforma” fu l’unica autorete di Craxi. Un altro formidabile errore fu l’appiattimento sulla spinta “emergenzialista” contro il terrorismo, che fece strame delle garanzie costituzionali.
Certo le Br furono sconfitte, ma a che prezzo? Il processo di decostituzionalizzazione dell’ordinamento prese le mosse proprio dalla teorizzazione dell’emergenza (una sorta di “stato d’assedio” attenuato che nessuna norma della Costituzione autorizzava) che generò mostri giuridici come il pentitismo (e cioè, la chiamata di correo eretta a prova regina), il passaggio al rito penale accusatorio (riforma Vassalli) che attribuiva all’accusa un potere di iniziativa senza limiti e spettacolarizzava le inchieste, la dilatazione del reato associativo sino al limite di invertire l’onere della prova (se sei delle Br rispondi di tutti i reati ascritti all’organizzazione, salvo dimostrazione della tua estraneità) ecc.

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Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo…Il modello di partito e la personalizzazione della politica.

Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo… (2)
Il modello di partito e la personalizzazione della politica.

Rispetto alla classica concezione del partito di massa radicata a sinistra, Craxi aggiunse una non irrilevante novità: “sdoganò” il principio personalista. Sino a quel punto, la sinistra aveva anche coltivato il culto della personalità di alcuni suoi dirigenti, soprattutto i segretari di partito, ma questo era sempre attenuato dalla proclamata superiorità dell’istanza collettiva e la personalità del singolo leader era sempre contrappesata da forti elementi di direzione collegiale. Il carisma era spesso un carisma situazionale e non personale: Togliatti godeva di un particolare ascendent, e in quanto segretario del partito, sostenuto da un consenso organizzato dall’apparato. Forse, ad esprimere un carisma personale fu il solo Peppino Di Vittorio, il leggendario capo della Cgil.

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Dedicare una via a Craxi?

Dedicare una via a Craxi?

La questione della strada da intitolare a Craxi ha due distinti aspetti che vorremmo esaminare separatamente: l’uso della toponomastica ed il giudizio storico sul personaggio. Occupiamoci del primo.
L’uso di dedicare strade e piazze a dei personaggi ha acquistato un peso politico sostanzialmente dal XIX secolo; prima i toponimi erano prevalentemente  riservati ai Re, ai Santi, a particolari attività –piazza dei mercanti, via dei falegnami ecc.- oppure indicavano le vie di comunicazione intercomunale –via Padova, via Napoli ecc.-.

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Craxi: le sentenze sono carta straccia?

Le sentenze sono carta straccia?

Compare sul “Corriere della Sera” del 3 gennaio un articolo a firma di Luigi Ferrarella “Carta straccia le sentenze su Craxi?” nel quale, sostanzialmente, si riprende l’ interrogativo di altri (fra cui Francesco Saverio Borrelli): “Come fa uno Stato a condannare penalmente una persona con una mano ed a celebrarla con l’altra?”. Le sentenze non possono essere ridotte a carta straccia pena la delegittimazione della giustizia penale che darebbe via libera ad ogni condotta antisociale.
In linea di massima, il ragionamento non fa una piega, tanto più che la cultura della legalità appare piuttosto in ribasso negli ultimi tempi e una battaglia in sua difesa appare più che urgente.
Ma questa faccenda non può essere liquidata con un giudizio così secco e privo di sfumature.

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