Tag: beppe grillo

Commento ai risultati elettorali

C’è poco da commentare: sono risultati che si commentano da soli. I calcoli sono fatti sui risultati provvisori, per cui possono rivelarsi un po’ imprecisi, ma il senso politico rimane.

Pd: il “vincitore” perde 4.760.877 voti rispetto alle elezioni del 2008 (più di un voto su tre di quelli che raccolse 5 anni fa) e, pur avendo pronostici largamente favorevoli, scende al 25% contro gli oltre 30 punti attribuitigli da tutti i sondaggi, ottenendo 64.165 voti in meno del M5s che è una lista che si presenta per la prima volta e che non ha neppure un decimo dell’apparato organizzativo e delle risorse del Pd. Grazie all’ortopedia del sistema elettorale ottiene la maggioranza dei seggi alla Camera, ma non se ne fa nulla perché al Senato non fa maggioranza neppure con Monti. La chiamiamo vittoria? Se è così, somiglia molto ad una catastrofe.

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La difficile partita del Quirinale

L’elezione del Presidente della Repubblica sarà il primo banco di prova su cui la (probabile, ma non sicura) maggioranza di sinistra si dovrà misurare. Come si sa, il collegio elettorale è composto da 630 deputati, 315 Senatori, più i 4 senatori a vita attuali, Napolitano (ma di solito il Presidente uscente non vota) e 58 delegati regionali, per un totale di 1008 elettori, la maggioranza richiesta nei primi tre turni è di 672 voti, dalla quarta in poi 505. Se la sinistra vincerà alla Camera (come ancora sembra…poi chissà), si aggiudicherà 340 seggi, cui dovrebbero sommarsi i 140-160 del Senato ed i circa 30 delle regioni (compresi Uv e Svp), ed un paio di  senatori a vita: per un totale di 513-533 “grandi elettori”: troppo pochi per i primi tre turni ma abbastanza per il quarto. Ma con un margine non gradissimo: al massimo di 25 voti, al minimo di 5. Probabilmente, intorno alla dozzina. E qui si aprono i problemi.

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Cosa votare? Concludendo, per quel che mi riguarda, la prima parte del discorso

Diversi intervenuti mi sollecitano ad esplicitare la mia posizione sul voto (il particolare il mio amico Franco De Mario che mi sembra assai impaziente). Per quanto mi riguarda, posso iniziare a restringere il campo delle possibili opzioni, escludendo due delle quattro ipotesi iniziali: Pd-Sel da un lato e M5s dall’altro. Di Pd e Sel non c’è bisogno di aggiungere molto a quanto già detto, se non il fatto che vedo la coalizione sempre più “montiana” e spostata al centro. M5s: mi sembra poco generoso accusarmi di scarsa attenzione verso questo movimento al quale ho dedicato parecchi pezzi di analisi e verso il quale ho avuto un atteggiamento abbastanza aperto e, direi, tutt’altro che pregiudizialmente ostile.

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Cosa votare? La Camera

Chiedo scusa se non riesco a rispondere ai molti interventi che mi sollecitano su questo o quel problema, ma fra mail ed interventi sul blog  ho un certo arretrato e devo dare la precedenza agli studenti (siamo in periodo di chiusura tesi), per cui vi chiedo di aver pazienza se rispondo in ritardo e qualche volta non rispondo affatto. Molti (più per mail che nel blog) mi chiedono cosa votare e, soprattutto, cosa voterò. Sinceramente non ho ancora deciso e mi fa piacere discuterne con voi. In primo luogo, penso che la questione si ponga in termini diversi fra Camera e Senato (ed alla Regione per noi qui in Lombardia), per cui inizierò dalla Camera dicendo quello che NON mi convince in ciascuna delle opzioni possibili (ovviamente escludo a priori Monti o Berlusconi, su cui credo sia necessario spendere una parola) e dunque: Pd, Rivoluzione Civile, M5s, astensione, dispersione.

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La solita, vecchia trappola del voto utile

Sinceramente, questa volta non so proprio cosa voterò, forse M5s, forse mi asterrò a modo mio, forse voterò una lista di sinistra tipo De Magistris (se ci sarà); aspetto di vedere che scheda si presenterà per decidere. Una cosa però, la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per qualsiasi suo alleato. D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in considerazione il padrone di casa, non la servitù. Il discorso potrebbe essere diverso per la Regione, ma anche qui vediamo che minestra si prepara. Ma, per le politiche il discorso è chiuso in questo senso. Come immaginavo, sugli spalti ci sono già ci sono i tifosi che incitano al voto utile per sbarrare la strada al ritorno del Caimano. Di fronte ad una tale orrenda prospettiva, astenersi o non votare per chi potrebbe sbarrare la strada al mostro, è masochismo? Calma e gesso.

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Grillo, perché vuoi rovinare tutto?

Prima di addentrarmi negli ultimi sviluppi del movimento 5 stelle, desidero comunicare che sabato parteciperò alle primarie per la scelta del candidato presidente del centrosinistra in Lombardia e voterò Andrea Di Stefano.

Ma veniamo al M5S…

Confesso di essere sconcertato dalla piega che sta prendendo la polemica interna al M5s. E lo sbalordimento non  dipende tanto dal fatto che possa esserci un comportamento più o meno autoritario da parte di un vertice nazionale e nemmeno che questo avvenga in un movimento che si definisce orizzontale e senza vertici di sorta, ma perché non capisco che senso abbia tutto questo e che convenienza venga, non solo al M5s, ma anche allo stesso Grillo da questa immagine dispotica e rissosa che sta dando. Che bisogno ha di fare così?

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Grillo e 5 stelle: le soluzioni di oggi saranno i problemi di domani

Invito tutti a leggere anche il post successivo in cui chiarisco alcune notizie che mi riguardano circolate in questi giorni.

Come i lettori di questo blog sanno (ed alcuni mi hanno rimproverato) seguo il M5s con aperta disponibilità al dialogo, dunque, non credo d’essere accusabile di pregiudizi ostili nei suoi confronti; questo, però, non significa che non  abbia critiche da fare e riserve da sciogliere e sarebbe sleale tacere le une e le altre. In particolare, ritorno sul punto delle soluzioni organizzative che il comico genovese ha dato al Movimento ed, in particolare, al ruolo che si autoassegna. Partiamo da questo.

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Articoli in “appalto” e candidature

Leggo sul supplemento settimanale del “Corriere della Sera” (“Sette”) una inchiesta di Mauro Suttora sul Movimento 5 stelle nel quale dice delle sue riunioni durante le quali

<< non si parla mai di politica…Per quello ci sono i post quotidiani di Grillo sul suo portale nazionale. Scritti a volte da lui …o appaltati ad altri: il polemista Massimo Fini, l’anarchico Ascanio Celestini, l’economista della “decrescita felice” Maurizio Pallante, l’esperto di servizi segreti Aldo Giannuli, il prof universitario di matematica torinese Beppe Scienza>>

A parte il fatto che il mio mestiere non è quello di “esperto di servizi segreti” ma di storico che scrive di diversi temi fra cui l’intellicence, apprendo di essere un appaltante di Grillo, che neppure conosco, come non conosco personalmente neppure Casaleggio o qualche esponente del movimento (personalmente non ho mai incontrato neppure Mattia Calise che è studente della mia facoltà e consigliere comunale della mia città). Vorrei precisare che, in vita mia, non ho mai ricevuto (e tantomeno li avrei accettati)  “appalti” di questo genere. Non so se lo abbia mai fatto Suttora, io no.

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Elezioni in Sicilia: terremoto in arrivo e mosse disperate

In sintesi:
-il Pdl si squaglia come un gelato all’Equatore, passando da 900.000 a 247.000 voti (persi più di 2 su 3);
-il Pd “vince” ma perdendo 248.000 voti (1 su 2);
-l’Udc, non solo non intercetta un voto di quelli persi dai partiti maggiori, ma ne perde 130. 000 dei suoi (più di 1 su 3);
-la lista Sel-Federazione della sinistra va malissimo perdendo 25.000 voti sui risultati del 2008 (il peggior risultato in assoluto, rispetto al quale c’era stata una ripresa alle europee dell’anno dopo);
-il Movimento 5 stelle decuplica i voti rispetto a 4 anni fa e sfiora il 15%

L’astensione, per la prima volta nella storia delle consultazioni elettorali dal 1945 in poi, supera la metà degli elettori.

Il quadro mi sembra chiaro: se le formazioni di destra si dissolvono, il Pd non rappresenta alcuna alternativa ed affonda più lentamente del suo concorrente, ma affonda. Non è la crisi della maggioranza di destra, ma la crisi del sistema politico che precipita. Se si trattasse di indicazioni valide a livello nazionale, dovremmo dedurre che i partiti interni al sistema non superano il 35% dei consensi totali. E, infatti, il boom delle astensioni è un evidente segno politico di ritiro della fiducia degli elettori nei confronti del sistema nel suo complesso.

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Grillo, Casaleggio, Favia…

Questa volta mi sembra che Grillo stia sbagliando. Ma cominciamo dal principio. Giovanni Favia, consigliere regionale emiliano del movimento, alla fine di una intervista,  ha fatto una serie di pesanti dichiarazioni fuori onda sulla mancanza di democrazia nel M5s sul ruolo di Roberto Casaleggio, che poi il giornalista (molto scorrettamente) ha mandato in onda, provocando una tempesta di dichiarazioni, smentite, polemiche. Ieri sul blog di Grillo è comparso un intervento del giornalista free lance Maurizio Ottomano che, esaminando la successione oraria dei fatti, sostiene che si è trattato di un finto fuori onda in realtà concordato fra Favia ed il giornalista. E questo perché Favia si starebbe apprestando a passare ad un altro partito (il Pd) ed avrebbe cercato di montare il caso. Ovviamente l’interessato ha smentito, una parte dei grillini lo ha attaccato come un nuovo Scilipoti, altri lo hanno difeso ecc. Sinceramente non so se si è trattato di un vero fuori onda o di una sceneggiata, ma sia in un caso che nell’altro il giornalista è di una scorrettezza totale: nel primo caso perché ha abusato della fiducia di un intervistato, nel secondo perché si è prestato a fare una truffa al pubblico.

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