La Banda della Magliana deve il nome al quartiere romano di alcuni dei suoi esponenti, ma, in realtà, si trattò dell’aggregazione di diverse bande di quartiere. Sino alla metà degli anni settanta, la criminalità romana era dedita a piccoli traffici (prostituzione, furti, rapine, usura), mentre i grandi affari (droga, sequestri di persona ecc.), era in mano ai clan siciliani ed ai marsigliesi di Allbert Bergamelli e Jacques Berenguer (legati alla P2). Quando, nel 1976, essi vennero arrestati, Francesco Giuseppucci, capo di una banda del Testaccio, pensò che la mala vita romana poteva fare il “salto di qualità”, assumendo direttamente la gestione dei grandi affari. Al primitivo nucleo di Giuseppucci, si aggiunsero man mano altri gruppi di Trastevere e Testaccio (Danilo Abbruciati ed Enrico De Pedis), del Tufello (Gianfranco Urbani), della Magliana (Maurizio Abbatino) di Ostia (Nicolino Selis) .
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