Tag: banca d’italia

Il divorzio Tesoro – Bankitalia #6

Veniamo ora a parlare di quelle che furono le conseguenze di tale scelta, perché in fondo, dopo tutto questo parlare della filosofia e del come, ci interessa sapere che effetti produsse questa divisione. Beh l’effetto più evidente e che tutti conosciamo è l’incremento in maniera smisurata del nostro debito pubblico, che in poco più di un decennio raddoppiò, passando dal 56,27% sul PIL nel 1981 al 117,2% nel 1994.

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Il divorzio Tesoro – Bankitalia #4

Concluso quello che è il discorso sull’indipendenza della Banca Centrale, e vedendo quello che era il discorso a livello accademico e ideologico, veniamo a quello che successe in Italia. Per parlare di divorzio, evidentemente è necessario specificare che ci fu anche un “matrimonio” tra i due enti. Questo avvenne esattamente il 21 marzo del 1975 all’interno del CICR, comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Che deliberò la nuova funzione di “prestatore di ultima istanza” della Banca d’Italia.

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Ma perché Renzi attacca Bankitalia?

Che un segretario di partito attacchi a testa bassa Bankitalia, chiedendo il siluramento del governatore, è cosa che non ha precedenti. Era capitato, al tempo del centro sinistra, che ci fosse qualche mugugno dei socialisti compreso qualche ministro) o dell’opposizione di sinistra contro l’allora governatore Carli, ma subito il Presidente del Consiglio ed il ministro del Tesoro (invariabilmente democristiani) scattavano in sua difesa e nessuno osava chiedere l’augusta testa di via Nazionale.

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In morte di Carlo Azeglio Ciampi.

Quando muore un personaggio della statura di Ciampi, i pericoli sono sempre due: l’agiografia acritica per cui il defunto è caricato di ogni merito al di là di ogni ragionevolezza e con una vis laudatoria tanto esagerata da sfociare nell’oltraggio, e, dall’altro lato, l’offesa gratuita, l’irragionevole addebito di colpe esagerate o inesistenti. Al solito: il servo encomio ed il codardo oltraggio dai quali vorremmo restar lontani.

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Commissione di inchiesta: Renzi se la prende troppo calda per essere solo una questione di banche di provincia.

La pausa natalizia, come era prevedibile, ha messo la sordina su tutta la politica interna ed in particolare sulla questione delle banche. Ora vedremo se la storia riparte, ma nel clima dei giorni precedenti alle feste, c’è stata poca attenzione ad una serie di avvenimenti più o meno piccoli che, messi in fila, meritano d’essere meditati.

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Quirinale: no ad un Napolitano ter.

Nonostante non ci sia mai da essere sicuri di certe cose, non penso che, magari dopo una ventitreesima votazione caos, si giunga a rieleggere l’eterno re Giorgio. A tutto c’è un limite. Quando parlo di “Napolitano ter” parlo di un Capo dello Stato in continuità con l’uscente. Ma che caratteristiche dovrebbe avere il Presidente ideale? Diamoci dei criteri.

Il Foglio commentava il recente discorso di Napolitano lodandone lo spirito “rottamatore” della Costituzione vigente. E, lodi a parte, aveva ragione: Napolitano ha svolto una critica acuminata della struttura dello Stato disegnata dalla Carta costituzionale, prospettandone con chiarezza la necessità di sostituirla. Non che non si possa criticare l’attuale Carta, o proporre di cambiarla, ma spetta proprio al Capo dello Stato farlo?

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Caso Bankitalia: il regalo alle banche è il meno

Il decreto relativo a Bankitalia è passato nella disinformazione generale. Cerchiamo prima di tutto di capire cosa prevede, partendo da un brevissimo excursus storico (ci scusi il lettore già informato, che può saltare a piè pari queste righe). La Banca d’Italia è una banca di diritto pubblico che, per tutto il periodo repubblicano, ha avuto un consiglio di amministrazione espressione delle banche del paese, ma questo aveva molti contrappesi: il consiglio aveva (ed ha ancora) poteri molto limitati, Bankitalia aveva un rapporto di dipendenza dal Ministero del Tesoro, le quote non erano commerciabili e le tre principali banche (Credit, Bancoroma e Comit) erano di proprietà dell’Iri.

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Il golpe della Boldrini e Bankitalia

Chiedo scusa ai lettori tutti ed ai compagni di Sel per l’errore in cui sono incorso scrivendo che Sel aveva votato a favore dello sciagurato decreto. Sono stato tratto in inganno da una mia cattiva lettura dei giornali on line di questa mattina (che per la verità non eccellevano per chiarezza) e dall’appartenenza a Sel del Presidente della Camera Boldrini che rendeva verosimile quella interpretazione. La cosa mi aveva non poco indignato, ma sono contento ci costatare che le cose non stiano così per cui chiedo doverosamente scusa e rimetto il pezzo corretto.

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Sulla Banca D’Italia

In questi giorni si sta discutendo di un progetto di sostanziale modifica dell’assetto giuridico e sostanziale della banca d ‘Italia. Nei prossimi giorni pubblicherò un mio intervento sul tema, intanto vi segnalo la lettera che il Prof. Gianfranco d ‘Atri ha inviato a diverse personalità e senatori chiedendo di fermare il decreto.

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La manifestazione di Roma: solito dejavu?

Giovedì scorso entrando a Roma, mi accorgevo che c’era qualcosa di assolutamente anomalo nel traffico: dall’inizio di via Nomentana a piazza Esedra c’era un unico immenso ingorgo di traffico; per fare 100 metri ci si potevano mettere anche venti minuti. Ragione: dato che un gruppo di giovani del movimento (non più di 2-300 persone) aveva occupato il tratto di via Nazionale antistante alla Banca d’Italia, polizia e vigili avevano chiuso al traffico quasi tutto il centro, da piazza Barberini a Torre argentina ed al Tevere. Una misura assolutamente spropositata, che otteneva come effetto quello di paralizzare il traffico dell’intera città.
Forse un eccesso di prudenza? L’impressione netta che si riceveva era piuttosto un’altra: provocare il massimo di esasperazione della gente indirizzandola contro i manifestanti.
Una prova generale in vista di sabato? A giudicare da quello che è successo direi che il sospetto non è infondato: la polizia non ha preso alcuna precauzione e si è fatta cogliere “impreparata” (così parrebbe), al punto che la solita “falange nera” è potuta arrivare alla manifestazione in divisa regolamentare da black blok, con tanto di zainetti pieni di chissà cosa.

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