Tag: austerity

Diavolo d’un greco, paga i debiti coi soldi del creditore

Di Lamberto Aliberti. La storia. I primi di maggio sembrano ripetere i primi di aprile (vedi il mio pezzo precedente). Per il 12 ci sono da rimborsare 750 milioni di euro all’IMF, un 50% in più della tranche precedente.  E cominciano a girare le stesse voci: “Non ce la faranno mai. Sarà default”. Invece va più liscia di prima: saldo intero, in anticipo di un giorno.

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Ma siamo sicuri che non debba riprendere l’intervento Statale in economia?

Uno dei caspisaldi ideologici del neo liberismo (e forse il principale) è stato l’espulsione dello Stato dall’economia: le grandi holding statali (come le Partecipazioni Statali in Italia), dove c’erano, sono state smantellate e in gran parte privatizzate; alcune grandi aziende pubbliche, come quelle nel settore dell’energia e dei trasporti in alcuni paesi (come Francia e Italia) sono state trasformate in società per azioni  di cui lo Stato è l’unico azionista o comunque quello di riferimento, ma con la tacita intesa che, prima o poi si sarebbe privatizzato tutto.

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Perché il nemico da battere è il Pd.

Probabilmente chi simpatizza per il Pd, una volta letto il titolo, non leggerà il pezzo, indignato. Ma farebbe molto male, perché la lettura potrebbe risultargli utile per capire il clima con il quale il Pd (ma forse il “Partito della Nazione”) dovrà misurarsi sempre più nei prossimi anni e perché. Comunque, fate pure come vi pare, sono abituato a dire quello che penso senza giri di parole. Ed allora, perché sostengo che il Pd sia il nemico peggiore?

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Il giorno del giudizio per la Grecia

Di Lamberto Aliberti. Il 9 aprile, nelle stanze di palazzo Berleymont, non si trovava un funzionario disposto a scommettere un euro sulla sopravvivenza – economica s’intende – della Grecia. Scadeva il debito di 496milioni di dollari verso il Fondo Monetario Internazionale (IMF). E le fonti elleniche si erano ormai prosciugate. Il primo ministro, Tsipras, era in Russia. “Non a battere cassa”, s’era affrettato a spiegare, con la conferma di Putin. Varoufakis, ministro dell’economia, giusto pochi giorni prima, il 4, era volato a Washington: appuntamento in serata con Christine Lagarde, direttore IMF, e il giorno dopo con rappresentanti del Tesoro Usa. A che fare?

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Le ragioni geopolitiche dell’austerità. Un commento.

Il Dott. Giuseppe De Paolini, economista, già docente dell’Università di Torino, ci invia molto gentilmente un interessante commento al recente articolo di Lamberto Aliberti “L’Austerity: se non guarisce, uccide“. Lo ringrazio vivamente e auguro buona lettura!

Di Giuseppe De Paolini. La conclusione dell’articolo, desunta dal ragionamento e dall’intreccio di statistiche reali e finanziarie con modelli econometrici  (di cui in questo momento non conosco compiutamente la struttura) è sicuramente condivisibile nella sostanza. Mi permetto solo di osservare che la genesi delle politiche di austerità è spesso  di natura geopolitica  per cui la loro durata e pesantezza dipendono da  questo fattore.

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Parole e numeri. Una risposta ai commenti.

Le reazioni dello sparuto gruppo di commentatori al mio recente articolo sull’austerity, che analizza le vicissitudini della Grecia, mi hanno colpito, perché mettono in gioco un principio: che un numero valga più di 1000 parole. E pensare che lo ritenevo dimostrato. Anzi dico che con 35 anni di collaborazione fattiva e soddisfacente con le principali aziende europee lo continuo a ritenere dimostrato. E prima di rassegnarmi mi chiedo – e vorrei l’aiuto di tutti – se non sia io ad usare un linguaggio sbagliato, quei diagrammi su assi cartesiani, che altrove mi hanno sempre funzionato a meraviglia.

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L’Austerity: se non guarisce, uccide

Molto volentieri torniamo ad avere ospite Lamberto Aliberti, che ci propone come sempre una analisi molto accurata dei conti greci e delle reali possibilità per Tsipras, Varufakis ed il governo greco. Buona lettura!

Aggiornamento 6 marzo 2015: Parole e numeri. Una risposta ai commenti.

Il patto.
In realtà sono due e vedremo presto se Tsipras riesce ad ottenerne un altro. Per ora siamo su un accordo molto parziale e provvisorio: mantenimento del programma  di aiuti in vigore per 4 mesi, in cambio di impegni, piuttosto misteriosi. Il primo accordo fu siglato il 3 maggio del 2010 fra il primo ministro greco George Papandreou e tre contraenti: la Commissione Europea, per conto dell’Eurogruppo, la Banca Centrale Europea (ECB) e il Fondo Monetario Internazionale (IMF). Si era in emergenza: la Grecia era sull’orlo del default. La posta: aiuti finanziari, in cambio di drastici interventi sul bilancio e sull’economia, nonché il riavvio  della crescita, per far bene ai greci, ma anche evitare il rischio di contagio per l’intera Unione Europea o almeno i suoi membri deboli.

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Sulla sostenibilità del debito.

Il mio intervento sulla questione della solvibilità e sostenibilità del debito ha sollevato obiezioni che non intendo ignorare ed alle quali preferisco rispondere collettivamente. Mettiamo in chiaro una cosa che mi pare sia stata fraintesa: la mia citazione del libro di Rogoff e Rehinart non implica una mia accettazione né della loro impostazione né delle ricette che propongono.

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La dimensione Europea del conflitto non è un optional

Molto volentieri pubblico l’articolo di Luciano Muhlbauer che sul suo sito risponde ai miei dei giorni scorsi e di cui però condivido in pieno lo spirito, cioè di tenere vivo ed alimentare un dibattito sull’Europa non solo tra me e lui, ma allargato il più possibile alla sinistra, ai movimenti ed a tutti coloro che in diverse sedi stanno fornendo i loro contributi. Buona lettura! AG

La dimensione Europea del conflitto non è un optional

Il dibattito sull’Europa e sul che fare, anche in vista delle elezioni europee che si terranno il 25 maggio prossimo, è più che mai aperto e nel suo piccolo lo dimostra anche la polemica che si è aperta tra me e il mio amico Aldo Giannuli, il quale ha pubblicato sul suo blog lunedì e martedì due articoli in risposta al mio intervento di settimana scorsa, scritto per MilanoX e intitolato Con Tsipras, senza esitazione, per un’altra Europa.

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