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Come funziona il segreto di Stato? Declassificare gli archivi, i fascicoli o i documenti? E gli archivi della Nato?

Come funziona il segreto di Stato?
La prima parte: Come funziona il segreto di Stato e quali sono i problemi da risolvere per la pubblicità dei documenti

Seconda parte.

3. Declassificare gli archivi, i fascicoli o i singoli documenti?

Un primo ordine di problemi è come procedere relativamente all’unità archivistica da prendere in considerazione.

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Come funziona il segreto di Stato e quali sono i problemi da risolvere per la pubblicità dei documenti

Prima parte (mercoledì 30 aprile la seconda!)

Sino a questo punto, la questione della pubblicità dei documenti custoditi negli archivi “scottanti” è stata trattata molto superficialmente dai mass media, che hanno alimentato l’idea che si tratta solo di spostare qualche migliaio di fascicoli, dagli archivi dei servizi a quelli accessibili al pubblico (Archivio Centrale di Stato in primo luogo): due firme ed è tutto risolto.

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Ma chi e perché resiste all’apertura degli archivi?

Al di là del carattere più o meno elettorale della sortita renziana, conviene fare qualche considerazione più generale sull’apertura degli archivi dei servizi, delle forze di polizia e di “tutte le amministrazioni dello Stato” (Ministero degli Esteri? Del Commercio con l’Estero? Banca d’ Italia? Banche pubbliche ed enti a Ppss del tempo? Dove ci fermiamo?) e sugli interessi che si scontrano intorno a questo nodo. Quando si parla di archivi di polizia e servizi, subito la mente va alle stragi ed al terrorismo. Ma, a costo di dare una grave delusione a chi mi legge e spera nella “grande rivelazione”, questa è, probabilmente, la parte meno rilevante e quella che spiega meno le tenaci resistenze che si oppongono all’apertura degli archivi.

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Segreto di Stato: Renzi, al solito, vende fumo. Vi spiego perché

Squilli di trombe, rulli di tamburo: Renzi cancella il segreto di Stato sulle stragi. Era ora! Solo che si tratta di chiacchiere perché:

a- già da una ventina di anni, il segreto di Stato non è opponibile alla magistratura che procede per reati di strage o eversione dell’ordine democratico;

b- di conseguenza, la magistratura, sia direttamente che tramite agenti di pg e periti, ha abbondantemente esaminato gli archivi dei servizi e dei corpi di polizia, acquisendo valanghe di documenti che sono finiti nei fascicoli processuali;

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Gli archivi e la memoria

Il 12 ottobre si è tenuta una significativa giornata di protesta di archivisti e storici sul tema dell’apertura e conservazione degli archivi. Non potendo partecipare in prima persona, ho inviato questo intervento.

Questa giornata di protesta giunge estremamente opportuna (e molte altre iniziative del genere dovremo fare ancora) per far capire agli italiani che lo stato di degrado degli archivi non è una piccola questione settoriale che può riguardare, al massimo, gli archivisti, gli storici e qualche studente tesista, ma una questione politica di primaria importanza che riguarda gli stessi presupposti della identità nazionale.
Un popolo che non coltiva e completa costantemente la memoria del suo passato è destinato a veder evaporare la propria identità ed a perdere le ragioni dello “stare insieme”. Ed un segnale molto inquietante di tutto ciò è venuto proprio dal sostanziale fallimento delle celebrazioni del 150° dell’unità nazionale, consumato (salvo rarissime lodevoli eccezioni)  fra celebrazioni retoriche e sguaiataggini leghiste, senza affrontare il nodo del perchè lo stato nazionale unitario abbia ancora ragion d’essere.
A minare lentamente -ma costantemente- questo senso di appartenenza  è stato anche il degrado della memoria storica, soprattutto del sessantennio repubblicano.

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