Con sincero e grande piacere, torno a proporvi un articolo di Angelo Zaccaria, di rientro da un lungo viaggio in Argentina, di cui ci propone una cronaca appassionata, approfondita e come sempre mai banale. Grazie Angelo e buona lettura! A.G.
Mi azzardo per la prima volta a scrivere sull’ Argentina, dove mi recai per la prima volta 15 anni fa, e dove sia quest’anno che l’anno scorso ho soggiornato per due periodi abbastanza lunghetti. Per questo azzardo devo ringraziare amici ed amiche, argentine e non, che vivono da quelle parti, per le loro preziose parole, racconti, consigli. Un ringraziamento particolare va a Marcela, Fabiana, Norma, Blanca, Nico, Carlos, Guillermo e Dario Clemente.
Di Angelo Zaccaria. Proviamo a fare il punto della situazione, a poco più di due anni dalla scomparsa di Hugo Chavez ed a poco meno di due dalla elezione alla presidenza di Nicolas Maduro. Procedo per punti, il che forse aiuta ad essere più sintetici. A fine anno si vota in Venezuela per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale, la quale seppure in un paese con un ordinamento fortemente presidenzialista come quello venezuelano, rimane l’organo legislativo della Repubblica Bolivariana, nonché il secondo centro di potere istituzionale del Paese.
Il 12 settembre 2001 il quotidiano Le Monde e Il Corriere della Sera titolavano “Siamo tutti americani”, il 17 dicembre di quest’anno Barack Obama dichiarava “Todos somos americanos”. Queste due frasi sono uguali, eppure diversissime. Il presidente U.S.A. che si rivolge in spagnolo al pubblico mentre annuncia di voler modificare i termini dei rapporti tra Washington e l’Havana non ha niente a che vedere con le servili traduzioni francesi e italiane del “we are all americans”
Martedì 8 dicembre all’Universidade Nova de Lisboa si è tenuto un seminario sul linguaggio politico di Pablo Iglesias. Lo stesso giorno è uscito in Italia “Podemos, la sinistra spagnola oltre la sinistra”, un libro dei giornalisti Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena. Semplice casualità? Certo. Ma questi due fatti dimostrano una cosa: Podemos non è solo un fenomeno spagnolo, ma sta diventando un fenomeno di interesse internazionale.
Nel suo penultimo libro, “Brasil Potencia. Entre la integración regional y un nuevo imperialismo” (l’ultimo e’ Preservar y compartir. Bienes comunes y movimientos sociales, con Michael Hardt), inedito in Italia, il giornalista e scrittore uruguaiano Raul Zibechi abbandona per un attimo l’analisi dei movimenti sociali sudamericani per dedicarsi alla novità geopolitica più rilevante per il continente dalla fine della Guerra Fredda: l’inarrestabile ascesa del Brasile Potenza.
I primi sconfitti di questa tornata elettorale in Brasile sono i sondaggi. Dopo essere stata indicata come una solida contender per la rielezione di Dilma, addirittura in vantaggio al secondo turno, la candidata del Partito Socialista Marina Silva al momento della verità ha visto “sgonfiarsi” le sue percentuali fino ad un modesto 21%, pressappoco lo stesso risultato ottenuto 4 anni fa con il Partito Verde.
Intervista a Rosario Touriño, redattrice del settimanale di sinistra “La Brecha”. Dall’Argentina, Dario Clemente
A venti giorni dal voto (26 ottobre) il Frente Amplio guidato dall’ex presidente Tabarè Vazquez conduce i sondaggi, quali sono le sue previsioni sul risultato delle elezioni?
Lo scenario più probabile a mio avviso è che il Frente Amplio si confermi al potere vincendo al secondo turno, senza raggiungere però la maggioranza parlamentare di 50 deputati per uno o due.
Dario Clemente torna a scriverci dall’America Latina, con un pezzo sull’Uruguay. Seguitelo anche sul suo sito e buona lettura!
L’immagine del presidente uruguayano Pepe Mujica in Italia si divide tra due opposte e monolitiche narrazioni. Viene attaccato, da destra, con il tipico argomento riservato per anni a Chavez: populista, utopista romantico, rottame di una sinistra ormai tramontata. Fino al killeraggio mediatico dallo scarso spessore analitico e dal molto livore ideologico. Per la sinistra e’ invece una specie di santo socialista. Ex-guerrigliero Tupamaro, lider pacato di un piccolo paese di 3 milioni scarsi di abitanti, la democrazia piu’ resistente del sudamerica, candidato al nobel per la pace dal quotidiano inglese “The Guardian”.
Vi propongo un nuovo pezzo di Dario Clemente dall’Argentina, oggi incentrato sul recente viaggio di XiJinping e Putin nel continente sud americano. Buona lettura e grazie a Dario per le sue corrispondenze! Ecco il suo blog.
Cosa ci fanno XiJinping (e Putin) in America Latina
I presidenti di Cina e Russia hanno partecipato al sesto meeting BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) a Fortaleza, in Brasile, il 15 e 16 luglio passati. Entrambi hanno pero’ realizzato anche numerosi incontri bilaterali in sud e centro-america per firmare accordi commerciali e stringere allenze strategiche.