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Si può fare il referendum sull’Euro e come?

Come si sa, Grillo ha annunciato la richiesta di un referendum sull’Euro da parte del M5s, con l’intento di recuperare la sovranità monetaria. Ed, ovviamente, si è posto subito il problema di come farlo e del se sia ammissibile. I problemi sono questi:

-una funzione essenziale come quella monetaria non può essere bloccata e, siccome il referendum abrogativo non comporta di per sé il ripristino della situazione quo ante, non sarebbe possibile dar corso ad un eventuale risultato favorevole all’abrogazione, per cui il referendum sarebbe dichiarato inammissibile al 100% delle probabilità;

-in secondo luogo, l’Euro è il risultato di un ponderoso trattato internazionale che è materia esplicitamente esclusa dalle consultazioni referendarie, dall’art. 75 II c. della Costituzione.

La materia è spinosa e merita di essere approfondita. Si può sostenere che il referendum sull’Euro potrebbe essere un referendum “di indirizzo”, per cui l’elettorato dà una indicazione al Parlamento che ha poi l’obbligo di dare esecuzione a quando deciso (magari istituendo nuovamente la lira).

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L’accordicchio sull’Euro

Fra gli addetti ai lavori, il 9 dicembre era una sorta di “giorno del giudizio universale” che ci avrebbe detto se l’Euro sopravviverà o no. I resoconti sull’esito possiamo sintetizzarli così: <<La riunione è terminata e l’accordo c’è, ma non completo; è parziale e non unanime, cioè quasi unanime (manca solo l’Inghilterra) però dobbiamo prevedere che la Grecia è destinata ad uscire. E l’accordo non è immediato, perchè poi lo definiamo a marzo. Più che altro è la premessa di un accordo che c’è, ma forse non c’è. Però può migliorare, se non peggiora. >>
Ci avete capito nulla?
Veniamo ai dati di fatto.

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