Cari amici, in morte di Nolte, su cui si sono letti diversi articoli sui vari quotidiani (interessante quello di Antonio Carioti sul Coorriere della Sera) permettetemi di proporvi queste pagine che gli dedicavo nel mio “Abuso pubblico della storia” Guanda 2009. A.G.
Insieme a Furet ed a Renzo De Felice (di cui parleremo nel contesto italiano) Ernst Nolte è (stato) il maggior referente del revisionismo storiografico europeo.
Concentrati sul lungo periodo elettorale, abbiamo lasciato indietro alcune notizie importanti, tra le quali, l’iter parlamentare del reato di negazionismo. Molto volentieri dunque vi propongo sulla questione questo articolo dell’amico Elio Catania, promettente studioso e membro dell’Associazione Lapsus. Nei prossimi giorni anche io tornerò ad intervenire sul tema. Buona lettura! A.G.
Diremo cose scomode. Scomode per la retorica ipocrita del politically correct, ma scomode anche per molti nostri amici che, impegnati nell’antifascismo e nella difesa della memoria storica dei crimini nazisti, accettano con troppa superficialità quello che potrebbe apparire un aiuto da parte della legge.
Con molto piacere ospito questo articolo di Elio Catania di Lapsus, che apre un dibattito su cui bisognerà discutere e tornare. Buona lettura! A.G.
Di Elio Catania, Lapsus. In queste settimane si sono svolte in tutto il paese e a tutti i livelli (istituzionali, società civile, organizzazioni politiche) iniziative e celebrazioni in occasione dei 70 anni della Liberazione, con apice ovviamente nella giornata di sabato 25 aprile.
“Quando cade un grande albero, la terra trema”. India, 1984, poche ore dopo l’assassinio del Primo Ministro indiano Indira Gandhi, suo figlio Rajiv – e futuro premier – reagisce così all’improvvisa ondata di violenze e massacri contro la popolazione sikh. Tutto il Nord è in subbuglio, ma la capitale è l’epicentro del terremoto. Delhi è una città messa a ferro e fuoco da folle inferocite e armate: bastoni, catene, coltelli, spade e, soprattutto, cherosene.
Nelle settimane scorse si è tenuto su questo blog un interessante scambio di opinioni tra Aldo Giannuli e Danilo De Biasio in merito alla “Storia per anniversari”. Avendo collaborato con Danilo De Biasio per la realizzazione del progetto “Autista Moravo”, ed essendo uno dei collaboratori del Prof. Giannuli, mi sono sentito chiamato in causa dalla discussione a cui vorrei dare un contributo, anche alla luce dell’esperienza e delle riflessioni maturate in questi anni con l’Associazione Lapsus di cui faccio parte. Questo intervento nasce dunque con l’intento di aggiungere degli elementi a quanto sin qui emerso, alla luce di riflessioni di lungo corso, ma anche di quanto sta accadendo nel mondo in questi giorni.
La SISSCO è la Società italiana per lo studio della Storia Contemporanea. Penso sia urgente intervenire su questa ennesima legge orripilante sul negazionismo e devo dire che all’interno della Società si è subito sviluppato un dibattito di cui renderò conto ai lettori.
Aldo Giannuli
Di nuovo la legge sul negazionismo: una lettera aperta agli amici della SISSCO.
Cari amici,
senza che si sia data alcuna pubblicità ai lavori precedenti (e, tantomeno, senza consultare la nostra associazione che riunisce la quasi totalità dei contemporaneisti italiani), il Senato sta approvando la legge che istituisce il reato di negazionismo. Se ne parlò 6 anni fa (con il ddl Mastella) e la cosa dette luogo ad un vivacissimo dibattito, sul sito della Sissco, nel quale prevalsero nettamente i pareri negativi.
A proposito di abuso pubblico della storia: una strada per Almirante?
Il consiglio della zona 8 di Milano (quella in cui abito) sta discutemndo della proposta di dedicare una strada a Giorgio Almirante. Ovvia la protesta della sinistra, ed ovvia anche la mia adesione alla protesta: ho già detto che sono contrario ad una toponomastica celebrativa e preferirei che si adottasse un criterio della rilevanza storica privo di valutazioni encomiastiche, ma sino a quando il criterio è quello valutativo laudatorio direi che la proposta è semplicemente indecente.
Quello, però, che mi colpisce è il tranquillo silenzio con cui la cosa sta passando. Dove sono gli storici, gli opinionisti, i magistrati che hanno espresso il loro autorevole parere contro l’intestazione di una strada a Craxi. Dove è il popolo viola che ha manifestato a piazza Cordusio? Piero Ricca che fa? E Di Pietro non ha nulla da dire?
In libreria, da giovedì 23 aprile 2009, per i tipi della Guanda,
“L’ABUSO PUBBLICO DELLA STORIA,
come e perchè il potere politico falsifica il passato”
Da circa vent’anni è in corso, in tutto il mondo, uno scontro senza precedenti sulla storia in relazione al tentativo di ricostruire un nuovo ordine mondiale dopo il crollo di quello bipolare. Assistiamo a un prepotente ritorno sulla scena
politica del “Principe” che avoca a sé il potere di stabilire quel che la storia deve dire. Questo ritorno si giova di fenomeni quali l’eclissi del sociale, la corrosione della democrazia, l’avanzare dell’antipolitica populista, la fine dello stato sociale, il vento culturale del neoliberismo che hanno puntuali ricadute sul piano culturale e, più specificatamente, storiografico. Su questo scontro, e sulle più ampie questioni correlate, indaga Aldo Giannuli analizzando il revisionismo storico nelle sue diverse manifestazioni, a cominciare dal tema dell’olocausto e dal connesso fenomeno di “tribunalizzazione” della storia e dedicando particolare attenzione all'”anomalo” caso italiano. Partendo dall’affermazione che la storia è il suo uso pubblico, e coincide perfettamente con esso, il libro si sofferma in particolare sull’abuso della storia recente nei mass media, con un occhio attento alla spettacolarizzazione. Se non mancano infatti opere di buona qualità, prevalgono nettamente quelle che, in nome dell’uso pubblico della storia, praticano un sostanziale abuso a fini di politica contingente. Il problema storiografico che ci si presenta oggi è proprio quello di intuire la portata della svolta storica che abbiamo appena attraversato, da dove è sorta e dove ci sta portando. E si comprende come tutto questo vada molto oltre la retorica del “secolo del male”.