Sulla riforma elettorale
Segnaliamo questo intervento di Franco Astengo sulla riforma del sistema elettorale, con il quale iniziamo una discussione sul tema.
Mi permetto di interloquire con alcuni degli esponenti della politica e della cultura, a livello locale, vicini alle posizioni della sinistra, al di là delle appartenenze dirette, e in particolare a coloro che hanno aderito o sono vicini a SeL.
Il motivo di questa iniziativa, riguarda la scelta relativa alle proposte di modifica del sistema elettorale poste in campo da due proposte referendarie messe in campo proprio in questi giorni: da una parte quella che fa capo al sen. Passigli e che punta a trasformare l’attuale sistema in un sistema effettivamente proporzionale con sbarramento (unico al 4% per quel che riguarda la Camera dei Deputati) abolendo il “monstrum” del premio di maggioranza; e dall’altra quella avanzata dai sen. Vassallo e Ceccanti mirante a ripristinare il sistema misto (proporzionale al 25% e maggioritario al 75%) meglio noto come “mattarellum” e già utilizzato tra il 1994 ed il 2001.
Un elemento di premessa: non è vero che ai cittadini non interessi il sistema elettorale, anzi. In passato, proprio attorno al nodo del sistema elettorale, la sinistra costruì una delle sue più grandi vittorie, quella contro la legge-truffa del 1953: un risultato che diede una svolta alla storia dell’intero sistema politico.
Non è neppur vero che occorre occuparsi esclusivamente di temi concreti come quello della crisi, lasciando agli specialisti quelli della cosiddetta “politica fine”: il nodo della rappresentanza politica e del rapporto tra questa e la governabilità è assolutamente cruciale per qualsivoglia tipo di politica pubblica si intenda portare avanti, come dimostra del resto l’esito, assolutamente disastroso sul piano sociale fornito dalla legge elettorale attualmente in vigore.
La questione è quella del tipo di cultura politica che si intende portare avanti.
In questo senso mi permetto di giudicare negativamente la scelta compiuta da SeL in favore del sistema misto “maggioritario/proporzionale” abbandonando la strada maestra del sistema proporzionale che la sinistra di tradizione comunista e socialista, aveva sempre, tradizionalmente, percorso (anche nell’occasione, disgraziata, del referendum Segni del 1993: a meno che non si pensi adesso di allinearsi alle posizioni dei post-comunisti di allora).
Un giudizio negativo che si fonda, essenzialmente, su di una asserzione molto precisa: è sbagliato ritenere che le alleanze di governo debbano formarsi preventivamente ed esclusivamente fuori dal Parlamento (l’esperienza di questi anni è molto significativa e non vale la pena di illustrarla più di tanto: il sistema basato sulle coalizioni ha fornito pessimi esempi, sia sul piano della qualità del personale politico scelto, anche attraverso i collegi uninominali e non soltanto attraverso le liste bloccate e la tenuta delle coalizioni, in assenza di una comune progettualità, si è rivelata assolutamente deficitaria, anche sul versante del centrosinistra), proprio perché in questo modo si svilisce la funzione di fondo di una Repubblica parlamentare, quale è e quale deve restare l’Italia della Costituzione nata dalla Resistenza.
Il Parlamento deve rappresentare ancora il luogo dove la governabilità è garantita dal voto di fiducia, e non da una semplice ratifica che fa assomigliare il risultato elettorale al risultato di una elezione diretta (torno, per un attimo, allo scontro in atto tra Costituzione materiale e Costituzione formale, chiedendo a tutti di schierarsi).
Questa strada è quella del presidenzialismo: una strada che non deve assolutamente essere percorsa, pena una ulteriore riduzione del rapporto tra politica e società, in un quadro sostanzialmente. populistico e personalistico.
Sel davvero intende procedere in questa direzione?
Franco Astengo
Savona, li 15 Luglio 2011
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Rosario
Bravo, ben scritto e ben pensato. Io in passato (molto molto lontano)ho votato repubblicano e credo ancora negli ideali mazziniani, senza temere di essere considerato un mostro preistorico. Il proporzionalismo avrebbe favorito lo sviluppo e l’elaborazione di un pensiero politico alternativo alle due scarne opzioni che oggi ci propongono, contribuendo a creare un brodo di cultura e un serbatoio di idee comprensibili perchè coese che oggi forse ci aiuterebbero a fare chiarezza nella scelta elettorale. In sostanza, a mio parere, più pluralismo vuol dire più democrazia.
steffa88
ma proprio la questione di fiducia è la causa del populismo, che non è uno spettro ma una realtà affermata in Italia: il vincolo fiduciario fa si che i parlamentari votino non la giustezza della legge, ma semplicemente la fiducia al governo, annullando di fatto le minoranze e la libertà del parlamentare sul singolo caso. Perché non prendere in considerazione un sistema presidenziale, senza quindi vincolo fiduciario con elezione proporzionale del parlamento senza sbarramento?