Sulla morte di Pino Rauti
E’ uso rammaricarsi della morte di un avversario politico riconoscendone cavallerescamente i meriti e le virtù. Non è questo il caso. Non scriviamo della morte di Rauti per ricordare la grande mente politica di cui alcuni parlano (e di cui noi non riusciamo a trovare traccia) o per dire che ci mancherà… Non ci mancherà affatto. Piuttosto ci sembra il caso di scriverne per registrare il grande difetto di memoria di questo paese e lo scarso professionismo di tanti giornalisti. Una rapida rassegna di alcune delle principali sciocchezze che è possibile leggere in questi giorni. Addio a Rauti segretario “storico” del Msi: in realtà Rauti fu segretario del Msi per meno di due anni, fra il 1990 ed il 1991. I segretari “storici” del partito furono Arturo Michelini e Giorgio Almirante.
Addio a Rauti “Fascista di sinistra” : quando mai? La “sinistra” del partito erano gli almirantiani, al contrario il gruppo di Rauti si collocò sempre all’estrema destra del partito, mostrando spiccate simpatie per le teorie aristocratiche di Evola e del Nuovo Ordine nazista. Questa sciocchezza è presa pari pari da Wikipedia.
Rauti nemico-rivale di Almirante: cosa solo parzialmente vera, perché i rapporti fra i due furono diversi nel tempo. Nel congresso del 1956 il gruppo rautiano (precedentemente schierato con Romualdi) votò per Almirante contro Michelini. Poi ci fu la scissione che durò 13 anni durante i quali i rapporti fra i due si interruppero. Poi nel 1969 fu proprio Almirante a pilotare il rientro di Ordine Nuovo nel Msi ed a nominare Rauti vice segretario del partito. Sino alla fine degli anni settanta i due filarono abbastanza d’amore e d’accordo isolando tanto Romualdi quanto gli ex micheliniani che avrebbero formato Democrazia Nazionale. I dissensi giunsero fra gli ultimissimi anni settanta ed i primi ottanta e videro i due contrapposti sino alla morte di Almirante.
Rauti storico fondatore del Msi: altra bestialità, visto che nel Natale del 1946, quando il Msi venne fondato nello studio di Arturo Michelini, Rauti era un ragazzino di 20 anni ed, ovviamente, non aveva alcuna influenza.
Casini ha definito Rauti “Uomo coraggioso” ma ci sembra più appropriata la definizione che ne dette l’on. Staiti di Cuddia che lo conobbe bene: “Un rivoluzionario con la maglia di lana”.
Il consiglio comunale di Roma gli ha tributato un minuto di silenzio ed un lungo applauso: avremmo gradito leggere che i consiglieri di sinistra avessero abbandonato l’aula per non unirsi all’uno ed all’altro. Ma non sembra che ciò sia successo.
Aldo Giannuli
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oreste
La tendenza alla pacificazione (sto studiando giusto ora “La guerra della memoria” di F.Focardi) sta erodendo, anno dopo anno, sia la memoria storica sia la capacità critica di porsi oltre il retorico “politicamente corretto”. E questo passando la spugna su tutto ciò che è stato. Da qui l’importanza di interventi come questi e la testardaggine a ricordare e studiare la Storia oggi, nell’era dell’informazione dove tutto sembra a portata di mano e quindi superfluo da acquisire.
Archivio guerra politica
Sante parole, evidentemente la memoria dei nostri giornalisti (per non parlare del mondo politico) ha bisogno di una rinfrescata.
Ecco chi era Rauti secondo Vincenzo Vinciguerra:
http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=883
Enrico Ciccarelli
Caro Giannuli, è vero che il nihil mortuorum nisi bonum porta a stemperare e talora a mistificare, avvolgendo tutto nel profumo del ricordo che cambia in meglio, per dirla con Guccini. Però è esatto definire Rauti “fondatore storico del Msi” perché, pur avendo vent’anni, partecipò con pochissimi altri alla riunione fondativa. Quanto alla definizione di Rauti come “fascista di sinistra” a me pare sostanzialmente corretta, pur considerando la forte scivolosità delle categorie utilizzate. Vero è che il background culturale di Rauti fu quello esoterico e antimoderno di Julius Evola; ma in lui e nei suoi seguaci fu sempre marcata la contrapposizione all’Occidente ed in particolare agli Stati Uniti, cosa che lo portò, ad esempio, ad esaltare la “rivoluzione khomeinista” in Iran e ad avere sulla questione palestinese posizioni estremamente simili a quelle della sinistra radicale. Ripeto, siamo in campi di forte ambiguità (anche il “fascismo immenso e rosso” di Robert Brasillach o la “corporazione proprietaria” di Ugo Spirito furono suggestioni intellettuali, non linee politiche); però l’intenzione antiborghese e il rifiuto di legittimità alle democrazie rappresentative furono caratteristiche rautiane molto più che almirantiane. Quindi l’epiteto di “fascista di sinistra”, pur arbitrario e ossimorico, non mi sembra del tutto infondato.
giandavide
sono d’accordo anch’io: queste rettifiche sono utili e dovrebbero essere fatte più spesso. e se aldo parla della disattenzione del pd, non dovebbe neanche dimenticarsi la disattenzione posta da grillo per il problema “fascismo”, che lo rende se possibile ancora più imbarazzante del pd: gli elettori di grillo sono per la maggior parte di destra ed estrema destra, e lo dico adesso con sicurezza non solo dopo le elezioni siciliane, ma anche considerando il fatto che l’italia è l’unico paese in cui l’estrema destra non è cresciuta dato che i suoi voti vanno a finire a grillo. ed è logico che con un elettorato del genere, non si può certo parlar male di certe cose. e anzi, se dobbiamo essere precisi, le uniche proposte concrete ed antifasciste provengono, oltre che dall’area antagonista dei centri sociali, dalla piddina anpi, altro che peppecrille…
Francesco
Caro Aldo, se hai le fonti (come presumo), ti prego di modificare la voce di Wikipedia su Rauti. E’ facile, c’è un pulsante apposito di “modifica”. Grazie.
salvo lombardo
egr.prof.giannuli e che ci dice della militanza di rauti al servizio dei servigi deviati?grazie
Maxim
Giannuli, non ho la più pallida idea di chi tu sia, ma ne posso immaginare qualcosa dalle bestialità che scrivi.
I tuoi ridicoli tentativi di contestare lo scritto del giornalista – peraltro molto asettico – mostrano che non conosci le cose su cui tenti di cimentarti. Che ci sta. e allora di solito in questi casi si tace. E infatti un bel tacer non fu mai scritto.
E’ uso portare rispetto ai morti, chiunque essi siano. Se uno non si vuole sperticare in elogi funebri, stia zitto e nessuno glie ne chiederà conto. Ma voialtri siete fatti così: non vi contentate di dire e fare le vostre bestialità; dovete anche giudicare quello che fanno gli altri e tentare di negare loro legittimità.
Complimenti.
aldogiannuli
caro maxim,
questo è un blog aperto e non censuriamo nemmeno i fascisti come lei,
ag
Maxim
Allora passiamo al “Lei”. Bene.
Non censurare Le fa onore.
Per il resto, se darmi del fascista La fa sentire meglio, faccia pure. Ma non si eviti, con questo, di riflettere su quello che Le ho scritto. Rauti vinse il congresso del ’90 teorizzando lo “sfondamento a sinistra”, cioè un MSI meno forcaiolo e reazionario e più interessato alla dimensione sociale. Almirante fu “di sinistra” inizialmente in opposizione a Michelini, ma poi gradualmente passò su posizioni più tradizionali, di fatto quasi in continuità con lo stesso.
E in ogni caso non si capisce a cosa servirebbe continuare, oggi, a puntualizzare, a rimarcare differenze, a negare estremi saluti. Se non a esacerbare gli animi.
Si ricordi, ad esempio, che Almirante e Romualdi andarono in Botteghe Oscure a rendere omaggio alla salma di Berlinguer.
Altro stile.
Flavio Messalla
Giannuli, studi,si documenti,legga i saggi di Rauti,”Le idee che mossero il mondo”, “Storia del fascismo”, dopo solo dopo potrà trarre qualche modesta opinione sullo spessore culturale e l’acume politico di Rauti, unico politico ad aver anticipato, in epoca non sospetta, il crollo dell’URSS e del comunismo.Rauti ci esortava, allo studio, alla ricerca,all’analisi, su tematiche nuove, come l’ecologia,la geopolitica,si ricordi che i migliori intellettuali del MSI sono tutti rautiani. Giannuli, legga,studi,si documenti, poi forse potrà capire Rauti.
filippo
rispetto per un uomo politico coerente e fedele alle sue idee. la pacificazione in italia tra destra e sinistra non ci sarà mai ed è giusto così. i comunisti non possono sentirsi in diritto di infangare chi non la pensa come loro; le basi antifasciste su cui è nata la nostra Repubblica son ben radicate nella cultura del nostro Paese e spesso rendono ciechi e poco obiettivi
Flavio Messalla
In chiusura devo dire che a Mosca, sono più lungimiranti che in Italia. Quando fu riferito a Lenin, che Musolini, era stato espulso dal PSI, se ne rammaricò, affermando che era l’unico socialista che sarebbe stato capace di fare la rivoluzione in Italia.Il miglior riconoscimento che in vita ebbe Pino Rauti, gli fu dato dalla Pravda, organo ufficiale dell’URSS.che lo definì come un incendiario di anime, che si celava dietro un aspetto mite di ragioniere.Come la maggior parte degli intellettuali di sinistra, dovete ricorrere all’evocazione dello spirito resistenziale, alle commemorazioni presso i cippi dei partigiani fucilati,ai pellegrinaggi obbligatori ad Auschwitz di scolari delle elementari,per celebrare messa dell’unica religione di stato ammessa e praticata anche dagli atei devoti e dagli agnostici miscredenti.Io reputo giunta l’ora di dire che Hitler non era il demonio incarnato,che egli fu per i tedeschi ciò che Napoleone fu per i francesi; che il “male assoluto” (leggi il nazifascismo) fu un fenomeno epocale, in cui i popoli giunti ad un bivio, dovettero fare delle scelte obbligate da analizzare senza pregiudizi ideologici, che altro non sono, come nel caso vostro, dei dogmi teologici…tutto ciò lo dobbiamo a Pino Rauti!
Stregatto
Non era di “sinista”?, me se aveva teorizzato lo “sfondamento a sinistra(certo..scopiazzando quà e là). Ordine Nuovo era legato ad una logica teorizzata su “Gli Uomini e le Rovine” di Evola,ben circoscritta.
Strano che non parla di Amos Spiazzi(e dei Nuclei)…anche lui tra gli Dèi ormai.
Il bello è che la sinistra è veramente convinta di tutto quell’intruglio che va sotto il nome di “strategia della tensione” (o della pensione?), unico appiglio per non guardarsi in faccia e ammettere i propri fallimenti su tutti i piani: politici, sociali, terroristici. Le “bombe” che dovevano fermare il “progresso”…ahahahah.
“E allora ti torna la voglia di fare un’azione
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai
la sola certezza che resta è la tua confusione,
il vantaggio di avere coscienza di quello che sei
ma il fatto di avere la coscienza
che sei nella merda più totale
è l’unica sostanziale differenza
da un borghese normale.”
giandavide
è giusto ospitare i commenti dei fascisti da quattro soldi, almeno si può ribadire anche in questa sede che il posto giusto per queste cloache umane rimane sempre la fogna.
per il resto vedo che molti commentatori stanno di fuori come un attico, e la cosa in effetti è divertente. ad esempio questo mi sembra un concentrato di caproneria, poostato da ciccarelli e pure supportato da messala:
“he il background culturale di Rauti fu quello esoterico e antimoderno di Julius Evola; ma in lui e nei suoi seguaci fu sempre marcata la contrapposizione all’Occidente ed in particolare agli Stati Uniti, cosa che lo portò, ad esempio, ad esaltare la “rivoluzione khomeinista” in Iran e ad avere sulla questione palestinese posizioni estremamente simili a quelle della sinistra radicale.”
insomma si scopre che secondo la raffinatissima analisi fascista per essere di sinistra basta essere antiamericani. poi se si supporta un regime arabo (anche se si sa che i nazifascisti sono filo arabi solo in quanto odiano gli ebrei) è il capolavoro delle sorti prograssive dell’umanità. evidentemente non hanno capito nulla di cosa significhi essere di sinistra, sennò non sarebbero combinati tanto male.
poi rauti “ha previsto il crollo dell’urss” a parte che considerando la rozzezza dell’individuo forse più che una previsione si trattava di un auspicio, estiquatsi: marx ha previsto la globalizzazione più di un secolo prima rispetto a quando si è verificata, e quindi a sinistra è difficile impressionare qualcuno spacciandosi lungimiranti (anzi spacciando rauti per un lungimirante)
ovviamente il peggiore di tutti è maxim, che non ha neanche un argomento, ma solo delle velate minacce: “non esacerbiamo gli animi, oppure te meno” è la filosofia da egli esposta.
ma forse è più sincero degli altri intellettualoidi qua sopra: in fondo i fascisti hanno imparato solo a usare il manganello, mica a leggere…
fabio
Di Rauti c’è poco da capire e poco da ricordare, anzi quel poco che sarebbe stato di aiuto alla memoria collettiva, la verità su alcune stragi, è ormai per sempre sepolto.
Stregatto
@giandavide: Ma, si fa un pò di confusione. Posto che gli iraniani non sono arabi, l’appoggio a Khomeini fu spiccato in Freda-Mutti-Terracciano-Orion, per generalizzare.
Rauti appoggiò il primo intervento in Iraq, quindi tanto antiamericano se lo era, risultava una facciata. Pure lo “sfondamento a sinistra”, un raffazzone fuori tempo massimo delle illuminate intuizioni frediane(che aveva ampiamente anticipato i tempi, superando la “cleavage” destra/sinistra, affrontando già la questione etnica).
La sinistra è strutturalmente filoamericana, stessa origine “giacobina” (in senso lato..), moderna. E’ più che mai evidente oggi dopo il 1989 e dopo l’11 Settembre. Cos’è oggi, finiti i comodi “alibi” internazionali, se non una brutta copia dei democratici americani?
Flavio Messalla
giandavide ramenta i ragli d’asino non salgono in cielo!Rauti molto apprezzato dalla sovietica Pravda, fu giornalista al quotidiano il Tempo di Roma,parlamentare per decenni,segretario del MSI,fu eletto anche al parlamento europeo di Strasburgo. Politico acuto e scrittore autorevole, fu lui che ci fece conoscere autori del calibro di Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine,Renè Gènon,Julius Evola. Geniale fu la scelta dei campi estivi Hobbit, per i giovani militanti, la musica alternativa, i giornali satirici e irriverenti,l’ecologismo,il femminismo,tutte tematiche da lui rielaborate in sintonia con la nostra weltschaaung (visione del mondo). I somari,come le scimmie ammaestrate, che hanno portano il cervello all’ammasso, non possono intuire il tuo essere stato in vita, un bipide superiore. Per aspera ad astra, camerata Pino Rauti,noi non capitoleremmo mai!
paola sala
e che uno nun po’ manco di’ che rauti era na’ merda? (lo chiamavamo cosi noi compagni!!) ma siamo al delirio.. quando morira’ andreotti dovremo decantarne le lodi di grande statista?
Filippo Gigli
Io non sono un fan di Rauti ma leggendo i commenti all’approssimativo e superficiale (opinione del tutto personale) commento di Giannulli mi rendo conto ancora una volta del fallimento culturale di chi, come me, ha creduto e militato nella sinistra storica. Infatti, mentre i commenti di destra sono supportati da elementi riscontrabili nei fatti e nella storia, quelli degli oppositori di sinistra sono pini di luoghi comuni ed offese. Tra l’altro banali e risentite fino alla noia anche quelle… mi spiace, dico davvero e senza polemica, che i giudizi sulla figura di un avversario a suo modo ‘nobile’ come Rauti si riduca ad una sequela di banalità che rischiano di fa diventare per la prima volta in cinquant’anni vicino alla destra anche un uomo di comprovata partecipazione attiva a sinistra come me. Io ieri sognavo un mondo nuovo, diverso… mi ritrovo oggi accanto compagni inutilmente arrabbiati, pieni di acredine e privi di idee. Infine un’amara constatazione: credo purtroppo che il funerale dell’idea di una società nuova, di una sinistra antagonista si sia celebrato molto prima di quello di Pino Rauti. Mi spiace che sia andata a finire così…
Enrico Ciccarelli
Caro giandavide, sono lieto che lei sappia perfettamente cosa significhi essere di sinistra ed essere di destra; ma ho provato a spiegare che la definizione “fascista di sinistra” è ovviamente un ossimoro o un’antinomia, proprio come quella di “comunista conservatore”. Solo che entrambe queste antinomie presentano delle suggestioni, degli “armonici”, delle contaminazioni che non si possono abolire dalla realtà solo perché non ci piacciono. Fra la destra radicale e la sinistra radicale di questo Paese ci sono storicamente parentele inaspettate.Saranno anche concentrati di caproneria, ma nell’Aula di Montecitorio, ad applaudire il discorso mussoliniano sul “bivacco di manipoli” c’era l’allora segretario del Pci Amadeo Bordiga, e Palmiro Togliatti, nel celebre appello ai “fratelli in camicia nera” cercava (a fini propagandistici, ovviamente) di valorizzare alcune comunanze tra il mito fascista della Grande Proletaria e l’alleanza operai-contadini del mito sovietico. Non essendo un fascista (anche se sono probabilmente da quattro soldi) non sono animato dal bisogno di contraddire il legittimo giudizio negativo che Giannuli dà di Pino Rauti, che peraltro non si sentiva certo “di sinistra” (la battaglia della sua area puntava piuttosto a disconoscere la dialettica basata sulla diade destra-sinistra). Mi interessava discutere, magari in toni un po’ più civili di quelli che la discussione ha preso, di alcune valutazioni storiografiche compiute da Giannuli. Penso che le vicende concluse (e quella di un’esistenza terminata lo è) si prestino a discussioni libere dall’urgenza delle passioni. I cori delle Curve Sud assortite, che trovo già abbastanza ridicoli per i vivi, mi sembrano del tutto insensati per i morti. Cordiali saluti e buon proseguimento.
Laura
Di una cosa sono contenta:
“ci fece conoscere autori del calibro di Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine,Renè Gènon,Julius Evola” autori, anche solo dal punto di vista linguistico (tolto Pound) e letterario, di rara pochezza intelettuale, retrogradi, reazionari, alcuni (Celine su tutti) tremendamente psicopatici. Evola, uno della mistica fascista, così per capire di fronte a quale cerebroleso vi inchinate. Sono felice perché questa pochezza rappresenta la totalità della “letteratura fascista”. Sono contenta perché è lo specchio della vostra cultura e dell’insignificante – se non deleterio – apporto di Rauti all’umanità.
guido libertini
io penso che la memoria privata di un uomo con il suo pensiero ed i suoi affetti attenga alla vita privata. I suoi familiari ne terranno il ricordo. Per me Rauti era un fascista, un nostalgico di regimi e periodi orribili della nostra storia, ne ricordo in gioventù il pensiero abominevole, dalla difesa della razza al “giudo-pluto” applicato ad ogni aspetto della modernità, da lui ignorata. E’ una Italia da dimenticare, da seppellire, da ricordare solo quando qualche stronzo riappare senza vergogna, una cultura che non ci ha dato nulla e ci ha penalizzato fortemente nella crescita e nel rispetto del mondo civile. All’uomo morente avrei tenuto la mano come avrei fatto a qualsiasi altro uomo, del fascista non so che farmene anzi si: seppellirlo in fretta e senza troppi indugi. Questi gli insegnamenti degli azionisti che io non voglio dimenticare.
Germano Germani
Replico a Libertini i vertici dell’antifascismo sia nazionale ma soprattutto internazionale, erano composti, in gran parte da massoni e cosmopoliti ben presenti a Wall Street e nella city londinese, a fronte di poche centinaia di marxisti rivoluzionari professionali, pagati da Mosca.I regimi nazifascisti hanno fatto ricorso a leggi e a misure repressive volte a neutralizzare tale cricca internazionale di nemici irriducibili.Del resto lo fecero anche gli USA con il presidente Roosvelt, durante la guerra, internando in campi di concentramento, centinaia di migliaia di italo-tedesco-nipponici. Per quanto riguarda l’aspetto della modernità del nazifascismo che lei erroneamente reputa retrogado, la invito a documentarsi:negli anni trenta furono l’Italia e la Germania, i primi paesi nel mondo, nella ricerca dell’atomo con Majorana, nella missilistica con Von Braun,nella genetica con Carrel, nella ricerca contro il cancro correlato al fumo di sigaretta, considerato nel Reich un vizio da degenerati africani. Concludo rammentandole che la famosa macchina del popolo (wolkswagen) disegnata personalmente da Hitler, progettata dall’ingenere Porsche, nel dopo guerra vendette diciotto milioni di esemplari. A Laura ricordo che furono accusati di nazifascismo premi nobel (es. Dario Fo )superbi intellettuali,poeti,scrittori,giornalisti insigni, di tutto il mondo, altro che cultura insignificante.