Perché gli americani non intervengono in Iraq?

Ovvero: quale è la strategia di Obama per il Medio Oriente? Questo potrebbe essere l’articolo più breve della storia di questo blog e concludersi in tre parole: “non c’è” (lo dice anche la BBC!). So che la cosa susciterà un coro di disapprovazione da parte di quanti (e non sono pochi) sono convinti che dietro ogni evento piccolo o grande sulla scena internazionale ci sia un malefico e diabolico piano del “grande Satana americano”.  Non amo affatto gli Usa ed ho un giudizio abbastanza preciso del ruolo che giocano in questo momento storico, ma, il fatto è che anche il peggiore e più grande avversario può trovarsi a corto di idee e non sapere bene cosa fare.

Partiamo da una idea: il sogno del “Nuovo grande secolo americano” che ipotizzava un durevole ordine mondiale monopolare, è entrato definitivamente in crisi a cavallo fra il 2008 ed il 2010. In primo luogo, la violenta crisi finanziaria del 2007-8 ha azzoppato l’Impero (a proposito: checchè ne dica Negri, l’Impero non è un’astrazione iperuranica, sono gli Usa, punto e basta) rivelandone la grande fragilità economica. E questo si è sommato alla non confessata ma evidentissima sconfitta subita in Iraq ed Afghanistan. E’ evidente a tutti il bilancio fallimentare delle campagne di Bush e gli Usa si ritirano con le pive nel sacco dopo aver speso un fracasso di dollari.

Anche sul piano dell’immagine il risultato è catastrofico: la sconfinata potenza americana, con la sua sofisticatissima tecnologia, con i suoi droni ed i suoi satelliti, con i suoi apparati di intercettazione e le sue armi di ultimissima generazione è stato piegato dalla  guerriglia della solita banda di straccioni, come era successo ai francesi a Dien Bien phu ed in Algeria, ai Russi in Afghanistan ed agli stessi americani in Vietnam. E non pare che la lezione avuta dai vietcong sia stata molto capita: le guerriglie sono una brutta rogna da grattare e prima di impelagarvicisi è bene pensarci venti volte.

Pertanto, il bilancio è un disastro sotto ogni profilo. Per di più la Russia, nonostante tutti i suoi problemi, si è ripresa prima del previso e Cina ed India sono cresciute molto più in gretta di quanto pensava la Cia in un suo ormai dimenticato rapporto dei primi anni duemila.

Dunque, l’ordine monopolare ormai è un obiettivo impraticabile. Però questo non significa che gli Usa rinuncino ai propri piani di egemonia mondiale: non più Impero assoluto, ma unica superpotenza con raggio di azione mondiale, in un contesto di grandi potenze regionali con le quali convivere ma sulle quali prevalere. Per così dire: da maggioranza assoluta a maggioranza relativa.

Tutto questo impone in primo luogo di non fare altri passi falsi. Un’altra guerra sbagliata avrebbe conseguenze definitive: dissesto economico, caduta irrimediabile d’immagine, demoralizzazione dei militari e dell’opinione pubblica interna, moltiplicazione ingovernabile delle sfide delle altre grandi potenze ed anche di altri soggetti minori…  Altro che unica super potenza: potrebbe essere l’imbocco di un declino inarrestabile.

C’è chi (come “Il Foglio”) è convinto che questo dipenda da un eccesso di irresolutezza, se non di viltà, di Obama, mentre un più virile repubblicano come Reagan avrebbe già fatto sfracelli. E’ solo un modo di consolarsi: prima di far mettere piede a terra ad un solo soldato, l’amministrazione americana ci penserà a lungo e questo anche se ci fossero i repubblicani. D’altra parte, come scrive lo stesso “Foglio” (24 giugno 2014) “gli americani non vogliono sentir parlare di Medio Oriente” e c’è persino qualcuno che inizia a chiedersi “E se avessimo lasciato Saddam al suo posto?”. Obama è al punto più basso della sua popolarità, ma non per questo, i problemi sono altri: l’occupazione, i consumi, l’impoverimento della classe media.

A queste considerazioni di ordine generale, se ne sommano altre più legate al momento contingente: la Casa Bianca è più interessata a quel che accade in Ucraina ed alla partita strategica con Russia e Cina che teme si alleino, ma che sta inesorabilmente spingendo una nelle braccia dell’altra. E nella partita occorre tenere saldamente l’Europa dalla propria parte, compresi i poco affidabili tedeschi, che di mollare Mosca non sembrano entusiasti. Dunque, le urgenze strategiche sono altre e non appare salubre andarsi ad impeciare un uno scacchiere che non è più centrale come dieci anni fa.

Infine ci sono le considerazioni legate alla questione in particolare: scendere a terra, abbiamo detto, è l’ipotesi più respinta di tutte e una guerra con i soli i droni non si vince. Dunque, la soluzione migliore sarebbe quella di una “guerra per procura” lasciando scannarsi i Curdi, i Siriani, gli Iraqueni e magari gli Iraniani con gli uomini dell’Isis. Ma, se questo comportasse una intesa, anche solo tacita con gli iraniani, questo significherebbe andare a sbattere contro Sauditi ed Israeliani, se invece si puntasse troppo decisamente su Curdi e Siriani ad infuriarsi sarebbero i Turchi. La soluzione potrebbe essere, allora, quella di aizzare la guerra per procura, ma senza impegnarsi con nessuno, restando alla finestra: ma anche questo è più facile a dirsi che a farsi.

Un completo disimpegno costerebbe agli Usa la perdita di ogni influenza nella regione: quando Kerry è andato in Arabia ed ha chiesto esplicitamente al principe saudita Bandar bin Sultan di bloccare i finanziamenti da Arabia e Qatar, Bin Sultan ha risposto che Washington non è più credibile, dopo aver minacciato una guerra in caso di uso dei gas chimici in Siria e aver poi fatto marcia indietro.

Il riferimento è alla crisi di un anno fa, quando i bombardieri sembravano lì lì per partire, ma quando poi Putin disse che, forse, la Siria avrebbe consegnato spontaneamente le armi chimiche, gli americani presero un fugone che li stanno ancora inseguendo.

Beninteso, se Obama avesse dato seguito alla sua minaccia, avrebbe fatto una madornale sciocchezza, ma avrebbe dovuto pensarci prima di lanciare l’annuncio che stava per far partire i suoi aerei. Fare annunci del genere e tornare indietro è sempre un disastro. E infatti oggi Obama, fattosi molto più prudente, dice che sradicare lo stato califfale “sarà molto difficile”. A buon intenditor…

Poi, fra gli americani, ci sono anche quelli che fanno valutazioni diverse sull’opportunità di fan nascere il Califfato per schiacciare meglio i fondamentalisti, come leggiamo sempre sul “Foglio” (18 giugno 2014 p. 1. A proposito: visto quante belle notizie si beccano sul “Foglio”? Lasciando da parte le tirate ideologiche e le valutazioni politiche su cui, quasi sempre, mi capita di non essere d’accordo, vi garantisco che di notizie utili che non si leggono altrove ve ne sono una bella quantità) la dichiarazione di Franz Gayle, consulente del dipartimento politica dei Marines Usa: “Accettiamo il desiderio dei jihadisti di creare uno stato islamico. E’ proprio per questo tipo di aggressori irriducibili e concentrati che abbiamo sviluppato il concetto di air power. Terribile? Si. Necessario? Assolutamente. Lo stesso calcolo spietato fu applicato anche durante la seconda guerra mondiale”.

Non si può dire che, a questo allievo di Giulio Dohuet manchi il senso pratico! Dunque: “facciamogli fare il loro stato e poi schiacciamoli tutti insieme come scarabei imbottendoli di bombe”.

Un calcolo però rischioso, perché se il Califfato mette radici poi cambia tutta la geografia della zona e non è detto che la si risolva con l’ “air power”. Ma, una cosa, per ora, pare sicura: che l’intervento americano è possibile ma decisamente improbabile e che, quindi, la partita con l’Isis sarà lunga e complicata.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (25)

  • Non sono d’accordo. La strategia c’è ed è un una riproposizione aggiornata del chaos program.
    Da sempre, da Diocleziano in poi, il problema del’impero è il controllo. È un problema assai difficile da risolvere sempre, anche oggi quando la tecnologia aiuta parecchio. Che fare?
    1) Rinunciare alla idea presuntuosa di poter avere il controllo.
    2) Suscitare il terrorismo per governare il terrorismo. Si tratta di giocare d’anticipo. In un’area di crisi economica o politica invece di attendere la nascita della guerriglia per poi contrastarla, si tratta di organizzarne e alimentarne la nascita lo sviluppo.
    3) Continuare a governare, “organizzare” regioni come far west, terra di nessuno, no state land.
    4) In questa strategia l’air power ha un senso più facilmente comprensibile. Vi ricordate il finale di Apocalypse now?
    È lo stato il nemico del capitale, e per questo è opportuno ristrutturare e organizzare delle no state land. Volendo potrebbe essere interpretata come la nuova forma del neocolonialismo.
    Alla luce di quanto precede, ammesso il fatto che effettivamente il gioco è pericoloso, ma che i signori della guerra non saranno mai una vera minaccia, tutto ciò che è percepito, che sembra un insuccesso dell’impero, una sconfitta (se ci si attiene alla logica del controllo) potrebbe essere in realtà una vittoria.

  • Se consideriamo che l’isis ha intensione di purificare l’intero medio oriente, prima di passare al resto del mondo, [ sembra essere un progetto che ogni tanto ritorna ]. La partita non si gioca in uno scontro diretto ma favorendo l’autonomia delle diversità e il pacifico scambio delle relazioni [consiglio il libro di harari da animali a dei, sui motivi e lo sviluppo delle relazioni umane come nascita delle culture, scritto in modo veramente divertente]. Per gli americani che dire )-: governare col manganello può essere comodo e alle volte divertente per chi lo usa, ma certo non ti fai degli amici in giro (soprattutto se gli amici sono persone coscienti e sensate) in italia né sappiamo qualcosa. CMQ perché non praticano un po’ di sanzioni economiche tipo congelare tutti i conti correnti e contratti d’affari che hanno i sauditi con gli USA nel mondo, se la guerra è anche economica sarebbe interessante capire le bordate(perché limitarsi solo ai russi)? se vengono coinvolti i paesi nato come andrebbero gli accordi tipo etihad-alitalia?
    aldo mi sa che questa frittata da qualsiasi la to la giri ha un brutto sapore.

  • Nonostante la vulgata comune qui da noi, il popolo americano non è interventista ma tendenzialmente isolazionista. Sicchè tutti gli interventi militari sono stati “aiutati” da eventi traumatici e decisi dai circoli politici militari economici, per motivi economici mascherati da motivazioni ideali etiche. I repubblicani sono i più isolazionisti. I democratici meno e si coprono delle bandiere dell’etica.

    In verità, il mondo multipolare è un kaos e nessuno ci capisce più niente. Si dovrebbero usare le teorie dei sistemi dinamici caotici per capirci qualcosa.

  • mi chiedo cosa abbia fattotony negri al profesore per meritarsi questo astio malcelato. forse nei ruggenti anni ’70 facevano il filo alla stessa donna? boh. fatto sta che nel libro di negri è scritto in più punti che la nozione di impero è un modello, un concetto virtuale, e identificarlo con un contestuale tentativo di attualizzarlo – ovvero gli usa – significa essere usciti fuori dall’ambito teoretico dell’opera di negri, che è un libro di filosofia, e non di storia.
    poi che ce la si prenda coi filosofi ogni tre per due è un altro discorso…

    • giandavide: Negri passa per essere un grande pensatore di sinistra ma in realtà è un mediocre filosofo di destra ed è uno di quelli che hanno fatto più danni in questi 40 anni. Ma magari occorrerà parlarne ad hoc. Quanto all’Impero, certo che lui ne parla come di una costruzione intellettuale ma gli sforzi maggiori che prodonde sono per sostenere che non va confuso con gli Usa i cui gerali “pur riluttanti risponderanno dempre all’appello della pace”.

  • e poi non è che mi vada di difendere negri più di tanto. non solo perchè non ce ne è bisogno, ma anche perchè impero è un libro che ha più di un decennio e non può fisiologicamente cogliere ciò che è venuto dopo…

  • Caro Professore,
    leggere il Foglio per me non è proprio possibile anche con l’aiuto di un potente antiemetico (medicinale contro il vomito). Speriamo che la ricerca scientifica scopra antiemetici più efficaci solo allora si potrà leggere il Foglio alla ricerca delle notizie da lei ndicate.

    • Luigi: le coinsiglio una cura a base di impacchi di curiosità ed iniezioni di spirito laico: funziona. Ma secondo Lei, tato per fare un esempio diverso, come avrei fatto a scrivere i miei libri sulla strategia della tensione se cin mi fossi letto quintali di stampa di estrema destra?

  • mah io negri l’ho letto soprattutto come interprete di kant, e sotto questo aspetto non mi sembra affatto un filosofo mediocre. ho letto anche impero, che oggi può essere anche considerato un libro datato, ma è comunque un pensiero molto diverso da quello di fukuyama, che descrive l’affermarsi dell’unipolarità americana come una specie di superamento hegeliano delle contraddizioni, mentre il libro di negri si concentra sull’evoluzione dei dispositivi autoritari nella prospettiva di trovare nuove forme di resistenza contro di essi. se ci si riferisce al passato politico di negri devo ammettere che le mie conoscenze in quest’ambito diventano molto più sfumate, ma impero non ha assolutamente una visione del mondo “di destra”.
    non vorrei che il problema sia che in impero si parla di ridimensionamento degli stati nazione e del fatto che lo spazio che un tempo era prerogativa dell’autonomia del politico oggi sia controllato da altre entità sovrastatali in una misura non più recuperabile da un’azione politica tradizionale che si inquadra nell’ambito nazionale. dire che lo stato nazione è un’entità superata e che presenta solo gli aspetti retrivi dovuti a un’eccessiva sedimentazione del tutto non è un’affermazione di destra. a me sembra di destra volersi illudere che la sovranità dei cittadini la si possa recuperare in ambito nazionale e che lo si possa fare accodandosi a un partito come il m5s non accorgendosi di quanto siano eterodirette le realtà del genere: passi per il legami tra casaleggio e multinazionali usa, ma dopo la combo letta renzi (opera più di grillo che del pd, o perlomeno 50-50) come si fa a credere ancora che l’italia possa cambiare semplicemente facendo il lifting a un partito di stampo berlusconiano?

  • e dicendo eterodiretto non parlo per forza di barbe finte e ingerenze estere: basta un qualsiasi partito la cui dirigenza fa il cazzo che vuole senza controllo dal basso per parlare di eterodirezione

  • Mah, a proposito dello Stato Nazionale… invece riflettere proprio sugli attori non statali che sono emersi negli ultimi 10/15 anni come nuove potenze globali potrebbe essere interessante. Monsanto che compra Academi (http://www.voltairenet.org/article179645.html).

    Facebook che avvia esperimenti di larga scala di manipolazione delle emozioni (ci sono professori della tua stessa facoltà che paragonano l’utilizzo dei Big Data alla psicostoria di Hari Seldon, illustre pensatore dell’Impero Galattico).

    Il potere finanziario globale sembra prevalicare ampiamente e possibilità degli Stati nazionali di delimitarne i confini e non è così facile ricondurlo sempre ad un esercito di riferimento.

    Inoltre, gli Stati nazionali sono superati nel loro ruolo storico da moltissimi punti di vista. Potrai non essere d’accordo, (o si non saprei), ma superare l’attuale europa con un recupero dell’ideale patriottico europeo mi sembra una cosa fuori da ogni contesto e assai poco di sinistra. La democrazia rappresentativa su base nazionale non esiste più (forse l’Argenitna e la sua difesa dal default dimostrano il contrario? Solo in parte e nel quadro di un’alleanza continentale).

    Infine, non mi pare che sia Negri l’unico ed il più autorevole a porsi il problema. Ad esempio Ocalan e il PKK (per tornare ad un tema di attualità) stanno disegnando un modello completamente diverso (il confederalismo democratico) che fa riferimento tra gli altri ad alcune correnti libertarie americane (Bookchin)che hanno anche a che fare con i movimenti di Occuy Wall Street. Non rivendicano più da 10 anni almeno lo Stato Curdo.

    A volte mi sembra che con Toni Negri hai un derby personale (che ovviamente giochi solo tu). Non esiste reato di lesa maestà e perciò dici ciò che ti pare, ci mancherebbe… però a mio parere pecchi di tifoseria in questo caso.

    Notarella…. A proposito dell’Impero e degli USA, dalle nostre parti si parlava di fallito Colpo di Stato nell’Impero, intorno al 2003/ Iraq… Cose che segnano in un verso o nell’altro la storia.

    • Nessun derby personale con Negri, per lo meno non più di quanto lo possa dire di Togliatti, ma Negri e Togliatti sono ciascuno la radice delle due culture politiche persistenti nella sinistra italiana ancora oggi e sono due disastri.
      Ma su questo, con calma, penso di scrivere più avanti una cosa più organica.

  • kant è più importante di spinoza: se in un caso mi sono buttato volentieri sui saggisti che ne parlavano, nell’altro mi sono limitato a deleuze che ha scritto comunque un ottimo saggio e ci si può accontentare anche senza leggere negri

    • giandavide: Kant è certamente più importante di Spinoza (per quanto stiamo comunque parlando di uno dei più grandi filosofi) però Negri ha scritto due libri su Spinoza e nessuno specificamente su Kant

  • Professore, e se la strategia fosse semplicemente quella di fare in modo che il problema venga risolto da altri? Un califfato oltre a non fare felice Israele (con il quale da qualche tempo c’è una certa scollatura: perchè non approfondisce sul Suo blog questo aspetto?) creerebbe problemi nel medio periodo anche a Russia e Cina, che hanno le loro belle grane con le regioni a prevalenza islamica. La strategia potrebbe essere: visto che non possiamo avere contemporaneamente contro Cina, Russia e mondo arabo, proviamo a riavvicinarci a questi ultimi -vedi Iran- facendo in modo che il radicalismo islamico diventi una spina nel fianco degli altri due avversari. Nel frattempo l’Europa, impossibilitata da eventi fatti precipitare ad hoc come la questione Ucraina ad integrarsi con la Russia, e non potendo quindi costituire un blocco euroasiatico capace di assorbire la produzione di beni ed indipendente energeticamente, rimarrà un loro fedele e debole alleato, destabilizzato per di più dai flussi migratori dei prossimi anni e di cui iniziamo a scorgere le avvisaglie.

  • Caro Professore,
    la ringrazio per l’eccellente prescrizione che purtroppo non posso applicare al mio caso perchè già dotato, molti dicono in quantità eccessiva, di curiosità e spirito laico. Purtroppo la mia è una allergia – altamente specifica – nei confronti della pubblicazione in oggetto probabilmente indotta dal rivoltante direttore. Per la quale temo al momento,non non esistono cure.

  • Bell’articolo. Concordo col suo assioma di fondo: l’impero mondiale USA è in crisi. Aggiungo però una postilla che non si ricava dall’articolo: alla crisi l’Impero reagisce con estrema aggressività. La sua reazione naturale è il rilancio, come si vede dal fronte ucraino aperto nel cortile di casa della Russia, potenza nucleare per antonomasia, mentre ancora brucia quello siriano, e mentre si riaccende quello iracheno.

    Chi come me salutò con soddisfazione l’inizio delle guerre mediorientali statunitensi, scorgendone le potenzialità rovinose, ancor più gioisce nel constatare la protervia della plutocrazia occidentale. Il suo indebolimento economico unito alla sua aggressività militare e di soft power pone le premesse per le grandi guerre che si stagliano sull’orizzonte, a partire dalle quali vale augurarsi la rovina definitiva dell’umanesimo occidentale.

  • Per quanto riguarda il professore Antonio Negri;faccio solo notare che a differenza, di Giangiacomo Feltrinelli, Negri mandava allo sbaraglio durante gli “anni di piombo” dei giovani saturi di sue letture mal digerite, mentre l’editore milanese andava in prima persona.Anche per quanto riguarda la strage di piazza Fontana e il ruolo dell’editore vi è da ridiscutere.Ma qui tocco un tabù, un nervo scoperto della sinistra, sarebbe tempo sprecato e fatica inutile.Il culturame di sinistra, comunque prenda atto, visto l’alta considerazione in cui lo tiene,che anche l’estremista di destra Vincenzo Vinciguerra indica come il macellaio della BNA in Pietro Valpreda.Per tornare agli USA vedo e non per caso, che si sorvola sul ruolo nefasto giocato fin dai tempi dell’amministrazione di Franklin Delano Roosvelt, dalla potentissima lobby ebraica statunitense.Non esiste nessuna strategia nel medio oriente americana, che non si gradita alla lobby.Non vi può essere una politica americana in medio oriente in contrasto con Israele; la lobby non lo consentirebbe e poi nessun presidente oserebbe sfidarla. Tutto il resto è aria fritta.

  • in effetti “fabbriche del soggetto” (1987, trovato al mercatino prima della ristampa)) non è un libro che parla solo di kant, ma quando l’ho letto erano queste le mie necessità.
    e comunque negri si è interessato a kant sin dagli anni 60, sebbene non abbia mai letto “Alle origini del formalismo giuridico: studio sul problema della forma in Kant e nei giuristi kantiani tra il 1789 e il 1802”, dato che l’ambito era troppo giuridico per i miei gusti e comunque non l’hanno mai ristampato, dato che era più utile stampare nuovi libri di vattimo et similia (sempre per parlare di mediocrità). comunque il punto non è parlare delle mie lacune, ma, al limite, quello di parlare di negri: posso capire che si critichino le sue scelte politiche, ma togliergli pure kant per farne un mero commentatore di spinoza non è certo una cosa bella.

  • Caro Aldo, in questo momento gli USA sono in evidente in difficoltà a causa del fallimento della loro strategia geopolitica che, nella sostanza, si può riassumere nel seguente modo: pensavano di servirsi per i loro scopi di abbattimento di regimi autoritari, sia laici di borghesia nazionale a loro ostile, sia di borghesia compradora loro alleata, degli islamisti radicali, per poi dare luogo a primavere arabe che aprissero all’occidente, ai suoi stili di vita, ai suoi consumi e alla sua economia senza alcun tipo di controllo. Ma, nei fatti, è successo che sono stati proprio gli islamisti radicali a servirsi di loro. Si tratta di una evidente eterogenesi dei fini, cosa che accade frequentemente non solo in politica, ma anche nella vita. Pertanto, ora si vedono costretti ad elaborare un piano B che consenta loro di uscire dall’epasse in cui sono piombati. Ma il compito si presenta alquanto arduo. Destabilizzare secondo i propri desideri, facendo ricorso a massicci bombardamenti a tappeto, risulta molto facile, il difficile è riuscire poi a stabilizzare, secondo i propri desideri. Per quello si deve combattere sul terreno. E la cosa risulta un tantino più ardua.

  • Professore, vorrei buttare lì una risposta semplice alla domanda del titolo.
    Gli USA non intervengono in Iraq perché una parte dei Sauditi glielo sta soffiando sotto il naso e contro di loro nemmeno gli Dei possono bombardare.
    Ora provo a spiegarmi meglio: i sauditi non sono un blocco compatto, bensì un coacervo di clan. Il più famoso e compatto è quello dei fratelli sudairi (vecchio re fahd) amici degli usa (e dei bush). Il potere di ogni clan è ovviamente rilevante dal punto di vista economico anche quando non sono direttamente al trono o al governo: in ogni caso possiedono almeno il 7% dl debito americano e non sono passibili di critiche aperte da parte di nessun occidentale che voglia restare nell’establishment.
    Ora, io non so quali e quanti clan abbiano finanziato (o guidino) l’ISIS, ma il wahbitismo è la religione di stato saudita. E i sauditi erano dietro i ceceni e talebani.
    I neocon si presero l’iraq pagandolo quasi 3 trilioni di dollari (che contribuirono all’aumento del debito) e diverse migliaia di vite umane.
    Ora i sauditi se lo stanno ricomprando a modo loro.

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