
Orlando: come spiegare la strage fra Isis, omofobia e violenza sociale?
Sconvolgente e poco chiara questa strage di Orlando. Sconvolgente per l’incredibile facilità con cui uno spostato qualsiasi può fare 50 morti e 53 feriti da solo, prima di essere fermato. Poco chiara sugli scopi e le caratteristiche dell’episodio nel quale omofobia e fondamentalismo islamico si fondono e si confondono. Ed ancora: l’assassino era un regolare dell’Isis o un lupo solitario? La rivendicazione dell’Isis, successiva alla strage, non chiarisce nulla: è ovvio che in un momento in cui il Califfato se la sta vedendo brutta, ha tutto l’interesse a rivendicare anche il gesto isolato di un lupo solitario, per dare l’impressione di aver riaperto il fronte terroristico in occidente.
A far dubitare che si tratti di una azione decisa a Raqqa e fatta eseguire ad un lontano militante, stanno diverse cose: ad esempio l’Isis ed i suoi predecessori non hanno mai colpito in Usa, a differenza di Al Quaeda, preferendo l’Europa e il Medio Oriente, né ci sono stati segnali di attivazione di cellule dormienti prima della strage, la madre lo dipinge come instabile, aggressivo e poco religioso (cosa strana per uno jhiadista).
Né le cose poco chiare finiscono qui: l’attentatore sarebbe stato schedato dall’Fbi ma, nonostante qualche ragione contraria, messo tranquillamente in libertà. Che nella scelta dell’obbiettivo ci fosse una chiara volontà omofoba lo confermano i ricordi del padre, ma questo non vorrebbe dire perché l’omofobia è molto diffusa fra gli jhiadisti. Peraltro, l’episodio si perde nel marasma di casi simili in cui uno studente bianco ed americanissimo è andato nel suo college ed ha mitragliato colleghi e docenti, il taxista impazzito che ha cominciato a sparare dalla sua auto in piena strada, e così via. Ovviamente, alla base di questo c’è la libera vendita di armi, per cui un privato cittadino può comperare tranquillamente un’arma da guerra come un sacchetto di popcorn e proibire questa insana pratica è certamente il primo passo da fare. Ma non illudiamoci, sarebbe solo un modo per rallentare la degenerazione in atto, non un modo per risalire la china.
Il punto è che non abbiamo più il controllo della violenza sociale. E’ del tutto fisiologico che in una società ci sia un certo tasso di aggressività, connessa ai conflitti privati o pubblici, alle nevrosi più o meno diffuse eccetera, che si trasforma in violenza e questo può accentuarsi in determinati momenti ad esempio di crisi, di mutamento, di guerra o nei quali aumenti lo stress. Classicamente l’argine all’eccesso di violenza è rappresentato in primo luogo dalle resistenze dell’ambiente che interviene, in qualche modo, per contrastare l’azione dei violenti (quantomeno, parliamo dei casi di violenza privata e non di tipo politico). In secondo luogo, l’argine è opposto dagli apparati di sicurezza pubblica che controllano il territorio.
In Occidente (e negli Usa in particolare) abbiamo atomizzato il corpo sociale in una deriva iper individualistica, mentre gli apparati non esercitano più alcun controllo dell’aggressività sociale. Noi viviamo in società che da 70 anni non conoscono la guerra se non come proiezione esterna e lontana. Questo significa che quasi tre generazioni hanno consumato la propria esistenza in un tempo di pace (o comunque, non di guerra classica). Di questo non possiamo che essere contenti, ma sbaglierebbe chi pensasse che anche la pace non abbia i suoi effetti contro intuitivi, ad esempio, disarmando psicologicamente una parte della popolazione, rilassando costumi e pratiche di sicurezza, indebolendo l’ego sociale il che, per converso, esalta l’ego individuale dei più aggressivi. Non dico che ci voglia una bella guerra con eccidi e bombardamenti (per carità), ma che questa situazione abbia prodotto, soprattutto sul piano della psicologia sociale, problemi imprevisti ai quali dobbiamo far fronte. Nel 2007 uscì un libro di Anthony Elliott e Charles Lemert (“Il nuovo individualismo. I costi emozionali della globalizzazione” Einaudi), che contiene molti spunti sul tema meritevoli di approfondimento. Ve lo segnalo.
E’ solo con il terrorismo che le nostre generazioni hanno scoperto una forma, anche se attenuata, di guerra sul proprio territorio e questo sta dimostrando ampiamente l’inadeguatezza psicologica delle nostre società rispetto al tema della violenza che si riteneva per sempre espulsa dalla storia, per lo meno in questa parte di mondo. E, come dimostra il caso di Orlando, il terrorismo non va disgiunto da altre forme di violenza (come, ad esempio, omofobia, uccisioni di donne –di cui scriveremo a breve-, violenza da stadio, brutalità ingiustificata delle forze di polizia, stragi con moventi psichiatrici privati ecc.) ed il tema deve essere affrontato, tanto sul piano educativo quanto su quello psicologico, nel suo complesso. Ad esempio occorre studiare attentamente tutte quelle condizioni di vita quotidiana che aumentano lo stress (dall’eccesso di luce e rumore anche in orari notturni, ai frenetici ritmi di vita, dal martellamento pubblicitario alle condizioni di lavoro segnate da un orario troppo prolungato e così via): sono anche queste le ragioni dell’inasprirsi dell’aggressività. Così come occorre ripensare le forme di organizzazione del territorio: nelle metropoli sempre più grandi diventa sempre meno efficace il controllo da parte degli apparati di sicurezza, come dimostra il ritardo dell’intervento della polizia ad Orlando. Ed occorre anche ripensare più in generale le forme della libertà individuale che, sfociate in un assurdo iper individualismo, di fatto producono l’insopportabilità del divieto e, dunque, rifiuto della norma. Ma senza norma non c’è forma sociale. Magari ricordiamocelo.
Poi c’è anche il problema del terrorismo e del che fare per contrastarlo sul serio e non con le inutili parate e gli ancor più inutili sfoghi verbali. E forse questa capacità autocritica sarà il nostro migliore omaggio a quei cinquanta ragazzi assassinati due giorni fa.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, aumento della violenza durante la crisi, iper individualismo, militarizzazione della società, omofobia, percezione della violenza, strage di orlando

Mario Vitale
Lo so che forse potrà farla sorridere, professore, ma una ragione da non sottovalutare sta nell’alimentazione. L’alimentazione del mondo occidentale è completamente sbagliata, produce malattie croniche come il diabete, colesterolemia, ipertensione, ma soprattutto non è sostenibile ecologicamente.
Ho avuto la fortuna di ascoltare qualche giorno or sono una conferenza di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che ha illustrato in modo splendido questi problemi, di cui peraltro sono già da tempo a conoscenza.
Mi fermo qui, perché il discorso sarebbe troppo ampio, ma è un problema veramente pressante, che sarà impossibile da risolvere a breve termine, in quanto le persone non sono disponibili ad accettare il cambiamento richiesto, a parte pochi singoli come il sottoscritto. L’unica possibilità è cominciare ad educare le generazioni future al rispetto per l’ambiente e per il proprio corpo.
Aldo S. Giannuli
non sottovaluto il problema ma vedo un nesso molto debole con il tema della violenza sociale o, quantomeno, assai indiretto
Mario Vitale
Certamente con il tema della violenza sociale il nesso è indiretto, ma importante. La nostra alimentazione basata sul consumo smodato di carne genera una richiesta altissima di terreno e acqua, necessari per l’allevamento intensivo del bestiame (gli animali devono mangiare proteine vegetali, che vengono da colture intensive, le quali richiedono acqua ed impoveriscono il terreno a causa di fertilizzanti e pesticidi chimici). Il cibo prodotto per gli animali ed il terreno necessario per coltivarlo è sottratto agli uomini, per cui abbiamo migrazioni di popoli a causa dell’impossibilità di coltivare terreni e sfamarsi, oltre a guerre che sono sempre più spesso per l’acqua; la scarsità d’acqua causa desertificazione, quindi le guerre per l’acqua spingono popolazioni intere a emigrare per sfuggire alla guerra ed alla fame (a proposito di “aiutiamoli a casa loro”…)
Tutte queste persone spinte a scappare dalla loro patria per fame, guerre, o un combinato dei due dove vanno a finire?
Di nuovo mi fermo perché il discorso si allargherebbe troppo.
Riccardo M
Mario, non sottovaluto il problema alimentare derivato dall’eccessivo consumo di carne, ma da qui a farne la base del degrado sociale ed economico della società capitalista ce ne corre. Stai dimenticando di come guerre ed emigrazioni sono dovute in grandissima parte ai conflitti per il controllo delle fonti energetiche fossili, dei minerali e dell’acqua.
fabio t
“Ed occorre anche ripensare più in generale le forme della libertà individuale che, sfociate in un assurdo iper individualismo, di fatto producono l’insopportabilità del divieto e, dunque, rifiuto della norma”
potrebbe spiegare meglio questo passaggio, non capisco a cosa si riferisca
Cinico Senese
Qualificare come “pazzo” il musulmano estremista autoelettosi in franchising combattente ISIS è come considerare “pazzo” il rivoluzionario che fa la rivoluzione o il militante brigatista rosso che sparava ai padroni o l’antifascista militante che sprangava i fasci negli anni 70 , cioè svuotare l’azione del suo significato politico e, quindi, perdere di vista i moventi ideologici e politici, degradando tutto a mero discorso moralistico buonista. Mica erano matti i nazisti, era tutto già scritto e teorizzato nei libri.
Egli ha fatto strage a Orlando come fanno strage in Siria Iraq i diavoli ISIS che buttano ex rupe gli omosessuali o lapidano o sgozzano le meretrici. Quindi non è un matto, ma un militante ISIS, cioè segue la loro ideologia takfira-waabbita. Ha avuto l’occasione e un movente scatenante e libero accesso agli arsenali.
Non si dicono le cose come stanno solo per pudicizia politically correct del pensiero unico sull’immigrazione e sui musulmani in particolari: essi sono buoni per dogma divino. In realtà non è così, perchè queste stragi non le fanno i buddisti o gli induisti, ma solo i musulmani di quella corrente integralista.
Sulla violenza che esplode – vedi ad esempio la violenza scatenata dalle orde barbariche dei tifosi a Marsiglia in questi giorni – una causa importante ha la femminilizzazione della nostra società che reprime psicologicamente ogni forma di conflitto, castrando psicologicamente il maschio. L’ideologia gender mira proprio alla eliminazione culturale del maschio, creando un terzo genere culturale tra maschio e femmina, Ma siccome nel maschio c’è la violenza aggressiva istintuale, perchè così siam fatti e nessuna imposizione culturale può reprimere l’energia vitale della violenza, essa se non trova sfogo nelle modalità antiche “ritualizzate” (guerre simulate, risse, il palio, sport di azione etc…), da qualche parte esce fuori. Il resto son tutte boldrinate.
Riccardo M
Lei sta teorizzando come fisiologica l’aggressività del maschio, in sostanza sta giustificando come “naturali” il patriarcato, il maschilismo e la violenza che generano, ed in ultima istanza il gesto del folle di Orlando. C’è una letteratura enorme che dimostra come le sue tesi siano un’aberrazione, studi poi ne riparliamo.
Aldo S. Giannuli
ma perchè legge quello che non c’è scritto? Mai parlato di aggressività specificamente maschile. Sia più sobrio
Riccardo M
Giannuli rilegga l’ultima riga: “Ma siccome nel maschio c’è la violenza aggressiva istintuale, perchè così siam fatti e nessuna imposizione culturale può reprimere l’energia vitale della violenza”…
Le sembra normale? A me no.
Aldo S. Giannuli
questo non lo scrivo io ma uno degli interventori (cinisco senese) legga meglio
Aldo S. Giannuli
scusa non ho notato che rispondeva a Cinico senese e mi sembrava dicesse a me. Concordo nel merito
cinico senese
Lei prima di rispondere deve imparare a leggere attentamente e a non fare deduzioni secondo i suoi pregiudizi culturali. Dalla verve si nota che lei ha un problema col suo essere maschio, cioè con lei stesso. Le consiglio di andare a fare un giro a Siena prima e dopo il Palio per vedere il rito della violenza ritualizzata. Ma occhio ai colori dei suoi vestiti e alle contrade dove gira.
Ercole
Gli attentati (suicidi o meno) sono la norma nelle aree islamiche e più alta è la percentuale di islamici credenti più alta è la violenza contro quelli che considerano cittadini di serie b (ebrei, cristiani, iazidi, sunniti per gli sciiti, sciiti per i sunniti, omosessuali ecc). Il divieto di vendere armi non eliminerebbe il problema, come si è visto anche nel caso delle stragi islamiche in Europa dagli anni ’70 ad oggi. La polizia non ha gli strumenti per prevenire tutte le stragi che pianificano.
Riccardo M
C’è differenza tra il gesto solitario di un folle e un’attentato compiuto da un gruppo organizzato.
Lorenzo
Da buon liberale in salsa socialdemocratica, inserito nei codici mentali dell’impero americano (pardon Occidente), Giannuli dimidia l’atto di Orlando delle sue macroscopiche valenze politiche riducendolo a problema psichiatrico o di disagio sociale (sullo stesso livello delle violenze da stadio).
Ai sistemi di pensiero antagonisti alla political correctness occidentale va negato lo status di idee: i loro sostenutori agiscono sulla base di disturbi psichiatrici ovvero per pura malvagità. Quando Bin Laden realizza l’attentato alle torri gemelle lo fa per odio verso la libertà; il video diffuso dallo sceicco, in cui l’azione è spiegata in rapporto alla politica imperiale USA in Medio oriente, nonché al suo supporto verso Israele e le monarchie del Golfo, viene puramente e semplicemente oscurato colla scusa che potrebbe contenere messaggi in codice ai suoi aderenti (!!!). I brigatisti poi sono pazzi delinquenti e i nazisti dei serial killers (come Giannuli ha scritto di recente). Più la narrazione è infantile e più fa presa sul gregge.
La favola della pazzia serve anche a fingere che non esista collegamento fra gli attentati e l’islam e quindi ridurre le resistenze all’invasione extracomunitaria.
La verità è che la gioventù musulmana ha esperito solo in parte il processo di mediatizzazione/inebetimento/svirilizzazione che ha guastato quella occidentale e quindi (come ancora avveniva qui fino agli anni Settanta) è pronta ad entusiasmarsi per delle cause ideali e a prendere le armi in loro sostegno, senza temere il sacrificio dei beni e della vita. A muoversi insomma in una logica politica, che come tale non viene più riconosciuta dagli smorti adepti della governance plutocratica occidentale.
mirko g. s.
Che fosse un pazzo, un violento, un disadattato lo hanno detto: il collega (“parlava in continuazione di uccidere persone”), la moglie (“mi picchiava era un violento”), la madre (“era violento, non era molto religioso”), l’imam del luogo (“l’ho visto negli ultimi tempi in moschea col bambino, pregava e se ne andava subito, non parlava con nessuno”)… come si dice? Indizi chiari precisi e concordanti?
Lorenzo
Primo, tutto ciò che sappiamo di questo tizio proviene dai media di regime. Mai pensato alla possibilità che mentano (o esagerino grossolanamente) per squalificare l’attentatore e così prevenire gesti imitativi?
Secondo, mi spieghi lei, se tutto si riduce a una questione di sanità mentale, per quale motivo nessuno compie gesti analoghi in supporto del comunismo, del fascismo, dell’ambientalismo o di qualsiasi altro ideale occidentale. Le mattane dovrebbero essere diffuse a macchia d’olio, le pare?
marco dei monti
Già, davvero strano che qualcuno impazzisca. Ho più orrore di quelli che riescono a restare ‘sani’.
https://www.youtube.com/watch?v=ZKBoQRRbq_A
Andrea Ceccaroni
Si, i rumori, le luci, il carattere alienante ed allucinante delle metropoli, l’inaridimento delle relazioni personali possono portare a gesti folli. Ma forse credo che vi contribuisca anche il fatto che si costringano popoli con una storia e cultura completamente diverse e per certi versi antagoniste a convivere l’una accanto all’altra, e questo è solo l’ultimo caso che lo dimostra. Però riconosco che dire una cosa del genere sarebbe politicamente scorretto.
Aldo S. Giannuli
faccio presente che l’attentatore è nati e sempre vissuto negli Usa
Andrea Ceccaroni
A quanto pare la carta di identità non è bastata per integrarlo e la sua cultura è rimasta quella del paese dei suoi genitori dove gli omosessuali rischiano di essere condannati a morte. Poi ho fatto riferimento a genti appartenenti a culture ed etnie diverse costrette a vivere nello stesso paese, ma ai fini del mio discorso non è detto che sia necessario che una delle due vi sia immigrata.
Aldo S. Giannuli
si ma mettiamoci in testa che nel mondo nomade la situazioni di enclaves etnico religiose particolari sarà la norma e non l’eccezione
Gianluca
Le dichiarazioni di Obama sulla strage che ricollegano i fatti a “estremismo di casa nostra” pare dichiarazione molto significativa in questo periodo di campagna elettorale, perché va nella direzione di non soffiare sul fuoco dell’odio per l’islam, un fuoco che farebbe tutto l’interesse di Trump. Ecco prof, mi aspetto qualche suo pezzo su questo folle candidato repubblicano alla casa bianca, perché non so quali sarebbero le conseguenze di una sua eventuale vittoria.
Riccardo M
A quando un commento sul complotto / inside job orchestrato dalla CIA su mandato degli ebrei del Bilderberg?
Mohicano79
Che sia frutto di un atto solitario o di un’idea programmata non so.
Di certo però il mondo occidentale non ha nessuna volontà di arginare o contenere la violenza. Non scrivo possibilità o capacità. Penso sia proprio una volontà scientifica di continuare a permettere che sfoci cosi. Non so per quale fine…
Aldo S. Giannuli
temo che proprio sia incapacità
Aldo S. Giannuli
temo sia proprio incapacità, che è peggio
Mohicano79
Dice frutto di incapacità prof? Basta inasprire le pene e costruire piu’ luoghi di detenzione per arginare la violenza di strada. Lo stesso dicasi per le strutture psichiatriche. Possibile (parlo della Francia che ha una legislazione meno all’acqua di rose della nostra) che si formino “squadre antiterrorismo” se poi non si riesce a contenere l’ebbrezza molesta di tifosi uniti? Possibile che un arrestato per jihad venga condannato a tre anni e che poi possa uccidere una famiglia di poliziotti in casa davanti al bimbo di tre anni? Possibile sia solo inerzia da incapacità?
10 giorni fa il papà di un arrestato mi ha chiesto “a che serve essere onesti?”
Aldo S. Giannuli
in gran parte è incapacità ma togliamoci dalla testa che basti inasprire le pene (la sempre ricorrente tentazione della politiva delle grida manzoniane) o sbattere in galera più gente. La repressione a volte è inevitabile ma non eradica i fenomeni sociali. quanto alla psichiatria serve per i casi indivuduali, ma non per le psicosi iffuse e le nevrosi di massa. Dire certe cose rivela una mentalità ìda fine ottocento e qui i problemi sono molto più complessi
Mohicano79
Prof. la ringrazio x la solerte risposta. Ma le “grida” contro i bravi vengono fatte dagli stessi don Rodrigo che poi si siedono a tavola con il podestà, l’avvocato azzeccagarbugli e dai due potenti muti e ossequiosi che si riempiono la bocca. Protetti dai bravi. Nulla è peggio di una legge ingiusta. Ma se fossero fatte rispettare come prescritto… non trova?
Tenerone Dolcissimo
l’efficacia di una pena non è data dalla sua entità ma dalla percentuale delle volte in cui viene applicata
Paolo Selmi
Professore, buongiorno.
Altro problema complesso, altra sequela di commenti inneggianti all’odio razziale e allo scontro finale, altro che scontro di civiltà. Chi sostiene la linea del “restiamo umani” è un mollaccione, un mezzouomo, o peggio. La realtà è completamente diversa, purtroppo per loro: stiamo diventando bestie. Nel nostro quotidiano il sangue va subito alla testa e ci si prende a botte per un parcheggio o per una mancata precedenza, e non fa più notizia. Il tipo col cric in macchina c’era anche una volta, ma faceva notizia ed era un tipo tipicamente deviante dal punto di vista sociale, emarginato, riconosciuto socialmente come “prodotto difettoso”, e infatti viveva nel mio quartiere, non in centro a Gallarate.
Oggi assistiamo a una spettacolarizzazione, a una diffusione estrema e, soprattutto, a una legittimazione della violenza, nei film, nei videogiochi, negli sport, specialmente di combattimento ma non solo, violenza gratuita e senza regole, proveniente in gran parte proprio da un modello riconducibile allo statunitense: “padrone a casa mia”, “padroni a casa nostra”, mettici un piede dentro e posso farti di tutto, realtà e finzione si mescolano. C’è un reality per tutto, anche per chi ha qualche rancore col collega e lo “aspetta fuori”, mostrando un indubbio alto tasso di minchioneria/esibizionismo a farsi riprendere mentre si allena per “regolare i conti” col capufficio o col vicino di casa.
Eppure, un tempo, si diceva che la boxe o le arti marziali aiutavano a “togliere dalla strada”. Ed era vero: la violenza e l’aggressività conoscevano allora la loro autodisciplina. In una delle mie vite precedenti, dopo l’immancabile tirocinio in strada, sono capitato in una palestra, per gli stessi motivi e con le stesse intenzioni con cui ci finivano tutti: imparare a difendermi, ovvero a menare anch’io. Ci rimasi per sette anni, sfiorando la cintura nera sia nel judo che nel nippon kempo, e praticando a tempo perso le altre discipline che allora si andavano affermando: una venuta dagli usa, per esempio, che si chiamava “full contact”. Il naso si spaccava come e più che nel pugilato, perché nel “contatto pieno” era contemplato anche l’uso dei calci. Inutile dire che, alla fine del mio percorso di formazione, avevo completamente cambiato obbiettivi. Venivo da discipline che contemplavano un rigoroso rispetto dell’avversario, anche e soprattutto quando si rompeva l’equilibrio e si aveva il sopravvento su di lui, portando un colpo senza affondare (nippon kempo, dove il contatto pieno era previsto solo su un ring indossando corazze come quelle del kendo) riuscendo a ad atterrarlo, o a immobilizzarlo a terra, o in una leva articolare, o a strangolarlo (judo): l’autodisciplina interviene quindi prima, durante e dopo, l’avversario si colpisce senza fargli male, oppure si accompagna a terra, si procede progressivamente e con estrema attenzione a ogni sua reazione, e si molla subito non solo quando batte a terra in segno di resa, ma soprattutto quando qualcosa non va come deve. In sette anni non mi sono mai fatto nulla e non ho visto nessuno mai farsi nulla. E non vale solo per le discipline orientali; anche nella boxe c’è autodisciplina: niente colpi bassi o dietro la schiena, non infierire o eccedere: in genere, si impara a proprie spese a boxare in modo corretto e, a furia di prenderle, si stemperano gli animi e si impara (Segnalo, solo a titolo esemplificativo, il caso di Lenny Bottai, un pugile tanto sui generis nel porsi quanto corretto nel combattere e nel recuperare ragazzi di strada attraverso il pugilato, seguendo il suo stesso percorso http://www.spesfortitude.altervista.org/lenny.html).
Oggi esistono discipline, chiaramente pubblicizzate in televisione, dove non esistono colpi bassi o colpi alti, dove si infierisce sull’avversario a terra, dove si va a combattere conciati psicologicamente peggio dei gladiatori dell’antica Roma. Si è tornati indietro. Ma non buttiamola, sempre, per favore, sullo scontro di civiltà. Prendiamocela con noi stessi.
Un caro saluto.
Paolo Selmi
Mohicano79
Gli unici sport che vedono questi sono alla playstation purtroppo. Analogamente con i libri. Topolino è già troppo profondo…
Tenerone Dolcissimo
Gia’ il sangue va subito alla testa, ma guarda caso nessuno ha mai scannato un dipendente Equitalia o gli occupanti di un’autoblu.
A fare le spese della rabbia sono sempre degli incolpevoli passanti.
Mah … sarà……!
Roberto B.
Caro prof., mi permetta per una volta di scrivere come magno, detto alla romana.
Ma perchè farsi tutte queste pippe mentali sulle motivazioni, sul carattere, se è ISIS o lupo solitario, eccetera, quando è talmente evidente la semplice verità (almeno per me)?
Psicologicamente, abbiamo a che fare con un frocio fallito, un disturbato che non accettava la sua vera natura, uno che uccidendo i suoi simili (odiati, proprio per questo), ha cercato di uccidere in se stesso ciò che era incapace sia di rifiutare, sia di confessare apertamente, a se stesso ed agli altri.
E’ bastato un episodio che lo ha messo in crisi, vedere due gay che si baciavano in pubblico, a creare un corto circuito nella sua mente disturbata, una vera tempesta emotiva che è divenuta in poco tempo insopportabile, ingestibile, che DOVEVA trovare uno sfogo ed una soluzione, assolutamente, a qualsiasi prezzo; la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo chissà da quanto tempo.
Poi ci possiamo anche esercitare in analisi socio-politologiche, mettendo in mezzo la religione, il maschilismo islamico, la sessuofobia, il terrorismo, ecc.; facendo così il gioco di chi ha interesse a strumentalizzare qualsiasi avvenimento buono per alimentare paura, divisioni e asocialità nelle masse, il sistema migliore per controllarle.
Aldo S. Giannuli
più o meno ci siamo, ma le cose sono più complesse. Anche io penso che l’assassino fosse un omosessuale represso e represso proprio per la sua lettura dell’islam in salsa fonfamentalista. Solo che questa pestilenziare mistura di omosessualità repressa e fanatismo fondamentalista è un problema che dobbiamo analizzare in un quadro più ampio proprio perchè eposidi di questo genere, anche se con genesi diversa, tendono ad infittorsi e va capito cosa dobbiamo fare
Roberto B.
Il mondo è pieno di omosessuali repressi, con o senza lettura in salsa fondamentalista (islam, cattolica, calvinista, protestante, che sia).
Possono sicuramente essere aggravanti, ma le cause più profonde credo che vadano cercate altrove. Educazione, imprinting famigliare, spesso episodi di abusi sessuali subiti in età puberale e pre-puberale, nascosti per vergogna (specie in certi ambienti) e per questo mai elaborati. Ma questa è materia di studiosi della psiche.
Certo non tutti gli omosessuali repressi escono di casa e vanno a fare stragi! Tuttavia, l’unico possibile rimedio sociale, solo parziale purtroppo, il popolo americano l’ha finora rifiutato, nonostante l’impegno di Obama: disarmare i suoi concittadini.
Tenerone Dolcissimo
Cerchiamo anche di capire come mai gli scampati a questa spremuta di sangue non avevano un filo di sangue addosso quando si sono esibiti davanti alle telecamere,
E cerchiamo di capire anche come mai uno che ha ammazzato freddamente 50 persone e ferito altre 50 non ha neanche graffiato un poliziotto. Certo quelli erano gay inermi e i poliziotti maschioni nerboruti … ma ….. a me ricorda qualcosa.
Cristina C.
Personalmente, non riesco più a commentare queste stragi perché non credo più a nulla di quello che ci raccontano.
Chissà se il terrorista era davvero chi ci hanno detto, chissà se era quello il suo nome, chissà se è stato lui o solo lui a sparare, chissà se sapeva quello che stava facendo, chissà quale era il motivo. Chissà chi c’è dietro.
Se per fare valutazioni devo basarmi su quel che dice Rita Katz, come se fosse un Vangelo che non si dubita, mi spiace ma io me ne tiro fuori. Trovarmi a discutere di islam, vendita di armi, omofobia, mi dà l’impressione di accalorarmi per una partita di wrestley truccata.
Mi piacerebbe che anche autorevoli commentatori e blogger cominciassero a NON dare per scontata la veridicità delle fesserie che ci raccontano ogni volta, ma capisco che la paura di essere etichettati da complottisti è forte.
Edoardo
Caro professore….qualcuno (davvero non ricordo dove l’ho letto o sentito..pazienza) ha detto che non siamo di fronte ad una radicalizzazione dell’ Islam, bensi ad una islamizzazione della radicalita’ violenta.
Mi sembra condivisibile. Sono crollati tutti i paradigmi “forti”, ai quali necessariamente una larga fascia di popolazione deve aggrapparsi in cerca di riscatto sociale.
Ad oggi, l’Islam fanatico pare l’unico in grado di fungere da polo attrattivo su persone che magari, 40 anni fa, sarebbero diventati estremisti rossi, o neri, o di militia christi, o si sarebbero chiusi in un convento o suicidati attraverso qualche dipendenza, se non materialmente.
Discorso lungo, certo, ma puo’ contribuire a formare un antidoto contro quelli dello “scontro di civilta’”.
O meglio ancora….lo scontro di civilta’ esiste, io ne sono convinto, ma non e’ quello tra Occidente (cristiano, liberale e balle varie) VS. Islam (oscurantista e brutale) bensi’ tra civilta’ illuministe (trasversali ad ogni continente, lingua e cultura) e civilta’ (sic) religiose (trasverali ad ogni continente, lingua e cultura).
La ringrazio, saluti
Edoardo